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07 Ottobre 2025 - 23:02
Francesco Comotto
A Ivrea c’è un silenzio che pesa più dei ponteggi. Doveva essere il cantiere simbolo del PNRR, la rinascita di un edificio storico destinato a tornare finalmente alla città dopo anni di abbandono. E invece, a ottobre inoltrato, Palazzo Giusiana è ancora lì: chiuso, immobile, avvolto in un’attesa che sa di scadenze mancate e di promesse evaporate. Si era detto settembre. Si era scritto settembre. Si era giurato e spergiurato settembre. Ma di ruspe, operai e impalcature, nemmeno l’ombra. E a questo punto, qualcuno dovrebbe cominciare a preoccuparsi davvero.
Perché quello di Palazzo Giusiana non è un cantiere qualsiasi. È, dati alla mano, il progetto più imponente tra quelli finanziati con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a Ivrea, inserito nel Piano Urbano Integrato (PUI)nell’ambito della Missione 5 “Inclusione e coesione”, componente 2 “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”, linea M5C2I2.2 – Piani urbani integrati. È anche la scommessa più grande della Città Metropolitana di Torino, titolare dell’intervento, che così scrive: 7.726.958,01 euro per la riqualificazione di Palazzo e Giardini Giusiana, termine lavori e collaudo entro il 31 dicembre 2026.
Il progetto si articola in tre assi: recupero, restauro e rifunzionalizzazione del Palazzo, riqualificazione del Giardino Giusiana e rifunzionalizzazione della Sala Cupola (connessa al centro congressi “La Serra”). Nelle intenzioni, Palazzo Giusiana deve diventare un nuovo polo civico e culturale: spazi per il Liceo “Carlo Botta”, sale per eventi pubblici, attività sociali e culturali, un giardino aperto e collegato all’area archeologica sottostante. Un’idea ambiziosa, capace di ricucire un pezzo importante del centro storico.
L’obiettivo è restituire un edificio storico vincolato, adeguato sismicamente e impiantisticamente, efficiente dal punto di vista energetico e finalmente accessibile. Sono previsti nuovi collegamenti verticali, ascensori, abbattimento delle barriere architettoniche, rifacimento della copertura, isolamento termico, sostituzione dei serramenti e adeguamento antincendio. Il Giardino Giusiana deve essere ripensato con nuove pavimentazioni pedonali, arredi urbani, spazi ludici e zone verdi attrezzate, oltre a un collegamento diretto con l’area archeologica sotto La Serra.
A completare il quadro, la Sala Cupola, che nelle prime ipotesi doveva ospitare eventi culturali, spettacoli e conferenze, adeguata alle normative di sicurezza e di efficienza. Ma qui è suonato il primo campanello d’allarme: tra rincari e rimodulazioni, la Sala Cupola rischia un ridimensionamento.
Secondo il cronoprogramma ufficiale, i lavori sarebbero dovuti partire nella prima settimana di settembre 2025. Le carte, però, non camminano da sole. Tra i vincoli della Soprintendenza, verifiche statiche aggiuntive e un quadro economico corretto più volte per effetto dell’inflazione, la macchina amministrativa si è mossa lentamente. Troppo lentamente. E il rischio oggi è concreto: se il cantiere non parte a stretto giro, Ivrea potrebbe perdere una parte consistente dei fondi PNRR.
Sul sito della Città Metropolitana di Torino il progetto risulta “avviato”, ma chi passa in via dei Patrioti 20 non vede segni di vita. “Avviato dove?” vien da chiedersi. Non è la prima volta che a Ivrea si annunciano grandi opere e poi si resta impantanati nei “tempi tecnici”; ma qui c’è un cronometro che non ammette alibi: entro il 31 dicembre 2026 tutto deve essere concluso, collaudato e rendicontato. Ogni giorno di ritardo è una fessura in cui rischiano di scivolare milioni di euro pubblici.
Per comprendere la portata dell’intervento basta leggere la documentazione: la trasformazione del complesso in un hub culturale e civico è definita “strategica per la rigenerazione urbana del centro storico”. Anche IQT Consulting, autrice del progetto di fattibilità tecnico-economica, parla di un “intervento cardine di connessione tra funzioni pubbliche, scolastiche e sociali”, capace di integrare la vocazione culturale della città con forme nuove di partecipazione civica. Eppure, proprio la parola “connessione” oggi suona paradossale: Palazzo Giusiana sembra disconnesso da tutto: dal suo destino, dal suo futuro e, a tratti, anche dall’interesse politico.


Ricapitolando... Il progetto esecutivo è stato affidato a metà maggio 2025, e i lavori, nelle comunicazioni più ottimistiche, avrebbero dovuto cominciare entro l’autunno. L’autunno è arrivato, ma l’unico movimento intorno all’edificio è quello delle foglie. Nel frattempo, la revisione dei prezzi ha fatto lievitare i costi: circa 600 mila euro in più rispetto al quadro iniziale, per un totale che sfiora oggi gli 8,5 milioni di euro. Una differenza che, nel perimetro PNRR, comporta passaggi autorizzativi e controlli supplementari, con ulteriore perdita di tempo. A ciò si sommano le richieste della Soprintendenza: ulteriori analisi sulle strutture portanti e sulle decorazioni storiche, necessarie e doverose, ma che hanno bruciato altre settimane tra carte e sopralluoghi.
Intanto, in città cresce l’inquietudine. Perché Palazzo Giusiana non è un edificio qualunque: è un simbolo. Doveva essere la prova che Ivrea sa cogliere l’occasione del PNRR, che sa trasformare i finanziamenti in cantieri, i cantieri in luoghi vivi. Invece si rischia l’ennesimo corto circuito all’italiana: comunicati perfetti, cronoprogrammi rassicuranti, ma porte chiuse e cortili vuoti.
E forse l’assessore Francesco Comotto e il sindaco Matteo Chiantore dovrebbero preoccuparsi un po' di più di quanto non si siano preoccupati finora. Perché i verbali e i cronoprogrammi non bastano: serve presenza, pressione, costanza. Serve qualcuno che batta i pugni sul tavolo per non perdere l’occasione più grande che Ivrea abbia avuto negli ultimi anni.
Un consiglio... Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio — soprattutto guardando alle promesse progettuali della Città Metropolitana sui ponti, a cominciare da quello di Strambinello, dove si rischia di perdere lo stanziamento del Governo.
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