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Palazzo Giusiana: il cantiere non parte, il tempo è finito. Addio ai sogni?

Palazzo Giusiana, cronaca di un’occasione che si sbriciola. Il progetto Pnrr più ambizioso di Ivrea rischia di non vedere mai la luce

In foto l'assessore ai lavori pubblici Francesco Comotto

In foto l'assessore ai lavori pubblici Francesco Comotto

L’orologio corre, il cantiere non parte, e la scadenza del 31 dicembre 2026 incombe come una sentenza. Palazzo Giusiana, l’opera più importante finanziata con fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) a Ivrea, rischia seriamente di naufragare. L’intervento – il più ambizioso della città – prevede un investimento complessivo da 8,8 milioni di euro, di cui 7,7 provenienti dall’Europa e poco più di un milione cofinanziato dal Comune. Ma dopo mesi di ritardi, intoppi burocratici e modifiche progettuali, l’avvio del cantiere resta un miraggio. E la certezza che l’opera sarà completata in tempo, ormai, non ce l’ha più nessuno.

palazzo giusiana

interni

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Per ora si parla solo di approvazioni e atti propedeutici.  La giunta del sindaco Matteo Chiantore ha approvato il progetto di fattibilità tecnica ed economica, dopo una lunga serie di revisioni per rientrare nei limiti di budget. Seguirà il progetto esecutivo, che sarà redatto dallo stesso raggruppamento temporaneo di imprese che ha vinto l’appalto integrato. Ma è chiaro che siamo ancora alla fase delle carte, non dei lavori. E il Pnrr non perdona: se l’opera non sarà conclusa – e rendicontata – entro fine 2026, il finanziamento andrà irrimediabilmente perso.

A complicare il quadro, un inevitabile aumento dei costi: 600 mila euro in più rispetto alla previsione iniziale. Dopo un lungo braccio di ferro con il Ministero, il Comune è riuscito a trovare una soluzione, recuperando la cifra attraverso il ribasso d’asta. Ma il prezzo da pagare è alto: alcune parti fondamentali dell’intervento rischiano di essere tagliate, come la riqualificazione dei giardini antistanti Palazzo Giusiana e il restyling della storica sala Cupola, una delle poche realizzazioni italiane dell’architettura radicale ancora oggi oggetto di studi internazionali.

È un paradosso tutto eporediese: mentre le riviste specializzate continuano a pubblicare articoli sulla sala Cupola e architetti da tutta Europa ne studiano le peculiarità, a Ivrea si rischia di lasciarla nel degrado per mancanza di fondi. Eppure qui si prevedeva di intervenire con un nuovo impianto elettrico, il rifacimento delle imbottiture delle poltrone e la sistemazione delle travi in legno a vista del soffitto. Oggi, tutto questo è in forse.

E non va meglio per l’area esterna: i giardini, che ospitano un campo da basket, un laghetto, giochi per bambini e bagni pubblici, dovevano essere riqualificati, illuminati e trasformati in uno spazio fitness moderno e fruibile. Anche questo tassello rischia di essere sacrificato.

La parte principale dell’intervento riguarda, naturalmente, Palazzo Giusiana, storico edificio in via Patrioti, un tempo sede del tribunale, oggi vuoto. Qui la ristrutturazione edilizia dovrebbe coniugare ampliamento degli spazi scolastici per il liceo Botta, trasferimento degli uffici comunali (oggi sparsi, tra cui quelli nell’ex sede della Banca d’Italia in via Piave, destinata alla vendita), e spazi per il consorzio socio-assistenziale Inrete. Un progetto con molte anime, pensato per restituire centralità e funzionalità a un pezzo di città dimenticato.

Per rendere possibile l’ampliamento del liceo Botta – storicamente a corto di aule e laboratori – è stato necessario frazionare l’edificio, pur rimanendo interamente di proprietà del Comune. Una porzione verrà ceduta in uso gratuito e a tempo indeterminato alla Città Metropolitana di Torino. L’incarico per il frazionamento è stato assegnato solo recentemente al geometra Danilo Oberto di Lessolo, con un compenso di 3.400 euro. Un passaggio necessario, ma che arriva ancora una volta con mesi di ritardo.

Dal punto di vista tecnico - bene sottolinearlo - il Comune non ha mosso, non sta muovendo e non muoverà un dito, salvo occuparsi di fare da passacarte. Tutta la pratica è, infatti, nelle mani degli uffici della Città Metropolitana che ha affidato mesi fa la progettazione  a quattro imprese specializzate: Barretta & Partners(Benevento), Iqt Consulting (Rovigo), Tfe Ingegneria (Venezia) e Geologia Tecnica (Pordenone). I lavori, quando inizieranno, saranno realizzati dalla Cobar, impresa con sede ad Altamura (Bari), già attiva in altri cantieri complessi su immobili storici.

Per la copertura della quota comunale, l’amministrazione aveva dato il via libera a un mutuo con Cassa Depositi e Prestiti da 723 mila euro, a tasso fisso, con decorrenza dell’ammortamento dal primo luglio dell’anno successivo alla stipula e una durata di 29 anni. Un impegno economico significativo, che però rischia di non produrre alcun ritorno se i tempi non verranno rispettati.

E qui sta il nodo centrale. A metà 2025, siamo ancora alla carta bollata. E l’esperienza insegna che per ristrutturare un edificio storico servono tempi lunghi, attenzione maniacale, approvazioni complesse. Anche ipotizzando l’avvio del cantiere nei primi mesi del 2026, resterebbero pochi mesi per chiudere un intervento vasto e articolato. Non abbastanza. A meno di un miracolo amministrativo, l’opera è tecnicamente a rischio.

La città potrebbe così perdere non solo il finanziamento, ma anche un’occasione storica per riqualificare il proprio patrimonio e rilanciare servizi oggi frammentati e poco funzionali. E rischia pure il danno d’immagine, con un edificio che resterà incompiuto proprio mentre dovrebbe simboleggiare la rinascita post-pandemica auspicata dal Pnrr.

A Ivrea, come in tanti altri comuni, le parole sono state tante. I progetti, pure. Ma ora servirebbero ruspe, operai e impalcature. Servirebbe correre. Ma forse è già troppo tardi.

Qui il progetto CLICCA

Sul sito di Città Metropolitana CLICCA

Qui un'analisi accurata di Monithon (monitoraggio civico) CLICCA

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