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06 Ottobre 2025 - 22:20
Silvio Viale
Bandiere dell’Italia e degli Stati Uniti esposte in Sala Rossa, proprio all’apertura della seduta del Consiglio comunale di Torino. È questa la scena, a metà tra il simbolico e il teatrale, che ha dato il via a un pomeriggio di tensione politica e proteste incrociate tra maggioranza e opposizione. I protagonisti sono alcuni consiglieri del centrodestra, affiancati – con una scelta che ha spiazzato molti – dal consigliere di maggioranza Silvio Viale dei Radicali +Europa, che ha deciso di mostrare anche la bandiera israeliana.
Una mossa dal forte valore politico, concepita come risposta diretta al gesto compiuto venerdì scorso da alcuni consiglieri del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle, che avevano esposto dal balcone di Palazzo Civico la bandiera palestinese, in coincidenza con lo sciopero generale per Gaza. Quel gesto, definito “di solidarietà” dai promotori, ha invece suscitato l’indignazione delle forze di opposizione e di parte della cittadinanza, che lo hanno interpretato come una presa di posizione ideologica, più che come un invito alla pace.
A raccogliere la sfida, questa volta, è stato Ferrante De Benedictis, consigliere di Fratelli d’Italia, che ha preso la parola alzando il tricolore e dichiarando con tono deciso che “questa è l’unica bandiera degna di sventolare in questo palazzo, in nome degli sforzi di sostegno e di pace verso il Medio Oriente”. Parole accolte dagli applausi dei colleghi di schieramento e da qualche voce fuori campo che ha ironicamente gridato “grazie Trump”. Accanto a lui, alcuni esponenti della Lega e di Forza Italia hanno sventolato bandiere americane e piccoli vessilli israeliani, mentre Silvio Viale, da sempre fautore di posizioni laiche e filo-occidentali, ha voluto rimarcare la sua distanza dal “simbolismo pro-palestinese” del centrosinistra mostrando il vessillo blu e bianco di Israele.
La situazione è rapidamente degenerata in una bagarre. Urla, scambi di accuse, interventi fuori microfono e richiami all’ordine. La presidente del Consiglio comunale, Maria Grazia Grippo, ha cercato invano di riportare la calma, finché non è stata costretta a sospendere la seduta. “La Sala Rossa non è un palcoscenico per scontri ideologici”avrebbe detto, invitando i consiglieri a un comportamento più rispettoso dell’istituzione.
Dopo alcuni minuti di pausa, i lavori sono ripresi. Ma la tregua è durata poco. I consiglieri del Movimento 5 Stelle, per rivendicare il gesto di venerdì, hanno tirato fuori dei fogli con stampata la bandiera palestinese, tenendoli ben visibili durante la discussione. Un’ulteriore provocazione che ha nuovamente acceso gli animi e spinto la presidente Grippo a fermare per la seconda volta la seduta, convocando d’urgenza i capigruppo per cercare un compromesso.
La giornata in Sala Rossa si è così trasformata in una vera e propria rappresentazione del clima politico torinese, in cui i simboli sembrano contare più delle parole. Un Consiglio comunale sempre più diviso, in cui le bandiere sostituiscono i contenuti e le posizioni si irrigidiscono su schieramenti contrapposti: da un lato chi rivendica il diritto di esprimere solidarietà al popolo palestinese, dall’altro chi rivendica il sostegno all’Occidente, a Israele e agli Stati Uniti come baluardo della democrazia.
L’episodio, al di là della cronaca, solleva una questione più profonda: quella del ruolo delle istituzioni locali nel dibattito internazionale. Per alcuni consiglieri, infatti, il Comune non dovrebbe farsi carico di simbolismi legati a conflitti lontani, rischiando di trasformare l’aula in un campo di battaglia ideologica. Per altri, invece, il gesto del balcone – come quello della bandiera italiana e americana – rappresenta un modo per non restare indifferenti davanti a una tragedia umanitaria.
Intanto, le polemiche non si spengono. C’è chi accusa la presidente Grippo di aver gestito la situazione con troppa indulgenza, e chi invece sostiene che la sospensione della seduta sia stata l’unica scelta possibile per evitare il caos. Sullo sfondo, resta l’immagine di un Consiglio comunale sempre più frammentato, dove ogni bandiera finisce per diventare un’arma politica.
Insomma, a Torino il dibattito sul Medio Oriente non si gioca nei palazzi della diplomazia, ma nei corridoi di Palazzo Civico, tra vessilli, proclami e sedute sospese. In Sala Rossa, ormai, non sventolano soltanto le idee: sventolano le bandiere.
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