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03 Ottobre 2025 - 15:31
Esproprio e indennizzi: ecco quanto costa la strada mai sanata al Comune di Volpiano
Diciassette anni di “provvisorio”, oggi il conto: 227 mila euro. Volpiano paga e acquisisce via Pinetti: 111 mila per l’esproprio dei terreni per realizzarla, 116 mila per l’occupazione sine titulo. La svolta con la variazione n. 17 al bilancio e l’interrogazione della minoranza. Utile la strada, discutibile la gestione.
Facciamo un passo indietro.
Ci sono vicende amministrative che non hanno bisogno di aggettivi: basta la cronologia. Via Pinetti, Volpiano. Un lembo di asfalto che nasce “provvisorio”, diventa indispensabile e rimane lì, su terreni privati, per anni. Intanto la burocrazia si avvita, la politica guarda altrove, gli uffici si passano la palla, i proprietari pagano perfino l’IMU. E quando qualcuno bussa con un legale, la macchina si sveglia: servono soldi—e in fretta. Il finale (provvisorio, s’intende) è arrivato tra una variazione di bilancio e un’interrogazione della minoranza nell'ultimo Consiglio comunale dell'altra sera: acquisizione sanante e indennizzi. Traduzione: il Comune regolarizza ciò che avrebbe dovuto regolarizzare molto prima. E io pago. Pensa il cittadino comune.
La prima fermata sta nel 2007. Un documento di allora parla di “accettazione indennità di occupazione temporanea” concordata con i proprietari: 1 euro al metro quadrato. Siamo all’epoca degli accordi “a voce”, della soluzione tampone che rimanda la soluzione vera.
L’anno dopo, 23 giugno 2008, il Consiglio dà il via agli interventi su circonvallazione, rotatoria e bretella.
Intenzione limpida: completare un’opera necessaria, evitare che il nuovo tracciato tagli fuori un pezzo di paese.
Nel 2014 l’Ufficio Lavori Pubblici butta lì un promemoria: quell’occupazione temporanea esiste ancora. Poi silenzio.
Nessun esproprio, nessuna sanatoria, nessun accordo bonario. La strada resta dov’è. I proprietari anche, ma senza titolo: l’area privata è viabilità pubblica. E per oltre un decennio ci si accontenta di chiamarla “temporanea”. Temporanea come certi cantieri che diventano arredo urbano.
L’atto che sveglia il Comune è del 2023: un avvocato di uno dei proprietari bussa alla porta e chiede due cose semplici—restituzione del bene e ripristino dei luoghi oppure acquisizione con tanto di indennizzo retrospettivo per un’occupazione definita senza giri di parole: abusiva. A quel punto in municipio si riscoprono i manuali e si apre la strada dell’articolo 42-bis del DPR 327/2001.
È la norma che ti consente di sanare una situazione nata male: paghi, acquisisci, chiudi. Nel 2024 si prepara la cura contabile: in Consiglio arriva la Variazione n. 17 che mette in riga le cifre.
Il primo numero è quello che descrive l’operazione-base: 111.000 euro per l’esproprio delle aree di via Pinetti, pesca parziale da storni e avanzo libero 2024. È nero su bianco nella relazione portata in aula: la variazione “si è resa necessaria per dare corso alla procedura di acquisizione… si vanno a stanziare somme per 111.000 euro”, con parte delle risorse “da storno” e parte “dall’applicazione di avanzo libero 2024”
Il secondo numero è quello che pesa di più, perché racconta il tempo perduto: 116.000 euro di indennizzo una tantum, cifra ridotta rispetto ai 159.000 iniziali dopo conteggi del tecnico e confronto con il legale dei proprietari. È scritto senza eufemismi: “non c’è soltanto la spesa per l’esproprio… c’è anche l’indennizzo, spesa una tantum di 116.000 euro, inizialmente quantificata in 159.000: quei soldi non sono altro che il risarcimento per l’occupazione che in tutti questi anni il Comune ha fatto abusivamente; e li andiamo a prendere dall’avanzo libero”.
Nel mezzo c’è pure una parentesi di servizio civile: la variazione include 5.000 euro per l’autopompa dei Vigili del Fuoco, quota dei trasferimenti da comuni vicini; il bando regionale per i mezzi è andato deserto e il dossier è in stand-by. Una riga che dice molto del rapporto (complicato) tra esigenze di sicurezza e tempistiche della macchina pubblica.
Il Consiglio approva: 12 favorevoli, 3 astenuti, 0 contrari. L’opposizione non se la sente di bocciare capitoli giusti (Vigili del Fuoco, manutenzioni), ma non può benedire un’operazione che chiama “mancata gestione” quella che per anni è stata raccontata come “occupazione temporanea”.
Finita? No. Perché la politica non è un foglio Excel.
Subito dopo arriva l’interrogazione firmata dai gruppi di minoranza "Cambiamo Volpiano" e "Gente di Volpiano", e in aula si rimettono in fila le parole.
La consigliera Antonietta Maggisano ricostruisce: “Non era occupazione temporanea: era sine titulo. Diciassette anni senza titolo, senza indennizzi, con l’aggravante di qualche imposta chiesta ugualmente ai proprietari”.
Giuseppe Medaglia parla esplicitamente di danno erariale. La maggioranza ribatte.
Marco Cisotto, assessore ai Lavori Pubblici, fa l’esegeta di carte e delibere: ricorda le origini (2004–2008), l’accordo con la Provincia, la bretella concordata per ridare sbocco al quartiere a nord, l’idea—mai diventata realtà—che il PEC di zona avrebbe portato la viabilità definitiva a carico dei privati. Nel frattempo, quella striscia di catrame è rimasta: utile, necessaria, irregolare.
Nel 2024, ammette l’assessore, si decide di sanare: perché non si può vivere di “temporaneità” eterna.
Eppure anche qui la politica inciampa in una frase testuale che basterebbe da sola a restituire il clima: “Non si era mai provveduto a sanare questa occupazione temporanea, adesso si dà l’indirizzo all’ufficio di procedere in tal senso.”
Traduzione: ci siamo accorti adesso di ciò che andava fatto ieri. È tutto? No: nel 2023 un primo scambio via legali aveva persino provato a scaricare sulla Provincia la competenza.
Gli atti dell’opposizione smentiscono: salvo delega esplicita, la competenza resta comunale. E il Comune oggi lo dimostra con i fatti, riportando in casa la pratica e pagando.
La cifra 116.000 (indennizzo) è il segnalibro che tutti vorrebbero potersi risparmiare. Non tanto per il quantum—che pure pesa—quanto per ciò che rappresenta: l’atto dovuto quando per 17 anni si sceglie di non scegliere. Saldare oggi una “occupazione abusiva” significa riconoscere che la definizione di ieri, “temporanea”, è stata una foglia di fico. A parti invertite, tutti avrebbero gridato allo scandalo: lo ricorda Medaglia in aula, con una punta di veleno.
La replica della maggioranza prova a raddrizzare la prospettiva: l’interesse pubblico non è in discussione; la bretella serviva, la rotatoria pure; il PEC promesso dai privati avrebbe dovuto sostituire l’opera provvisoria con la viabilità definitiva; quel PEC non è mai partito e il Comune, davanti a una diffida regolare nel 2023, ha attivato le procedure, incaricato un legale, portato in Consiglio la via dell’art. 42-bis; quindi conteggi, stime, coperture. Il sindaco Panichelli rivendica di non avere cause in corso: solo una istanza che ha innescato l’iter concluso con la variazione e le somme in bilancio. È una difesa lineare sul piano formale. Ma non scioglie il nodo sostanziale: perché non lo avete fatto prima?
C’è un passaggio politico che merita il neretto: le responsabilità.
L’assessore, nella prima fase, ha chiamato in causa gli uffici; l’opposizione rimette il pallone al centro: la responsabilità è politica. Perché le scelte di indirizzo, di programmazione di bilancio, di priorità non spettano ai tecnici. Al netto delle persone (un dirigente scomparso non può difendersi), la domanda è di sistema: chi controlla che un provvisorio non diventi permanente? Chi impone al calendario l’urgenza che spesso si riserva al taglio del nastro? Chi legge—per tempo—quel Testo unico sugli espropri che qui appare sfogliato troppo tardi?
Il caso di via Pinetti a Volpiano è un emblema di come la retorica del provvisorio diventi spesso l’alibi del rinvio. Un’amministrazione può fare scelte coraggiose, può scontentare qualcuno, può sfidare la contabilità. Ma non può permettersi di smarrire l’iter, sprecare il tempo, scaricare responsabilità. Altrimenti il conto arriva comunque. E lo pagano tutti.
Nel 2025, dopo variazioni, carte, repliche e distinguo, siamo a questo punto: esproprio in arrivo (111 mila) e indennizzo (116 mila) per chiudere una partita che si trascina da diciassette anni.
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