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02 Ottobre 2025 - 23:11
Chivasso accende le luci per Gaza: in centinaia al flash mob davanti all’ospedale
Torce e lumini per Gaza. Chivasso ha risposto. Giovedì 2 ottobre, di fronte all’ingresso nuovo dell’Ospedale Civico, decine di persone hanno acceso luci, lanterne e candele per dare corpo a un appello: fermare il silenzio sulla Palestina e ricordare i 1.677 operatori sanitari uccisi a Gaza e in Cisgiordania. Un flash mob semplice, quasi dimesso, ma capace di trasformare un piazzale in un altare laico. Non slogan gridati, ma nomi letti ad alta voce: 1.677 vite spezzate, 1.677 medici, infermieri, volontari che hanno pagato con il sangue la loro missione.
L’iniziativa chivassese non è isolata. Fa parte di una rete diffusa in tutta Italia: ospedali, presidi sanitari, gruppi di volontari hanno aderito alla campagna “100 ospedali per Gaza”, un cartello nato dal basso e coordinato da medici e infermieri che non vogliono più tacere. La loro denuncia è chiara: gli attacchi indiscriminati dell’esercito israeliano hanno trasformato i luoghi di cura in bersagli. Le torce elettriche e i lumini accesi davanti al nosocomio chivassese hanno voluto illuminare simbolicamente la notte di Gaza. Un gesto che sembra piccolo, ma che assume la forza di una memoria collettiva: ricordare chi non c’è più e, soprattutto, non accettare l’indifferenza.
Chivasso ha dimostrato di saper accogliere iniziative di pace nate dal basso. Non grandi organizzazioni, non apparati: cittadini, associazioni, attivisti. La serata ha avuto un tono composto, a tratti commosso, con la lettura dei nomi degli operatori sanitari caduti. Una lista interminabile, che ha reso concreto ciò che spesso viene ridotto a numeri da statistica.
E non è finita qui. Già domenica 26 ottobre è in programma un nuovo appuntamento: la Camminata per la Pace da Chivasso a Frazione Betlemme, organizzata dal Circolo “Pinuccia Bagnaschi” di Sinistra Italiana del Chivassese. L’appello è stato lanciato a tutte le forze politiche, alle parrocchie, alle associazioni, ai comitati. Nessuno potrà dire di non aver sentito.
Di fronte al linguaggio diplomatico che parla di “danni collaterali” e “conflitti armati”, la serata del 2 ottobre ha ribaltato la prospettiva: non ci sono astrazioni, ci sono persone. Medici e infermieri che fino all’ultimo hanno provato a curare. Il loro sacrificio non può restare relegato in una nota a piè di pagina. Il flash mob davanti all’Ospedale Civico di Chivasso non ha avuto il clamore delle piazze oceaniche, ma ha lasciato un segno. Ha ricordato che la pace non si invoca a colpi di tweet istituzionali, ma con la perseveranza di chi accende una luce nel buio. E che ogni nome letto è una ferita che chiama alla responsabilità.
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