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02 Ottobre 2025 - 19:04
Chivasso, il sindaco Castello sbotta in Consiglio sulla zona rossa: “Che volete, la NATO alla stazione?”
“Cosa dobbiamo ancora fare, chiedere l’aiuto delle teste di cuoio della NATO?”. La frase, pronunciata dal sindaco Claudio Castello durante il Consiglio comunale di martedì 30 settembre, è destinata a restare impressa.
Non un’uscita di colore, ma lo sfogo di un primo cittadino che si sente messo sotto accusa e che, davanti alla mozione di Bruno Prestìa sulla sicurezza della stazione e del Movicentro, ha deciso di rispondere alzando la voce.
L’opposizione aveva appena denunciato per l’ennesima volta aggressioni, bivacchi, molestie e assenza di controlli costanti nell’area. Prestìa ha parlato di una città lasciata sola, ha citato il caso di un’operatrice delle pulizie aggredita pochi giorni fa, ha ricordato episodi di molestie e furti.
Poi la stoccata politica: “Mai una parola di solidarietà verso le vittime da parte della maggioranza, e tra venti mesi, quando si voterà, dovrete dirlo ai cittadini”.
Facciamo un passo indietro.
La mozione di Prestìa chiedeva azioni precise: pattugliamento serale fisso della Polizia municipale, dalle 19 alle 24, con almeno due agenti, più illuminazione nelle zone buie, telecamere a coprire le aree scoperte, una Commissione consiliare ad hoc, coordinamento tra tutte le forze dell’ordine. L’idea di fondo era semplice: senza presidio continuo, la cosiddetta zona rossa è solo fumo negli occhi. L’opposizione ha usato parole nette: “Dopo la dimostrazione di forza, la sera stessa non c’era più nessuno. Non possiamo continuare a fare scena con i lampeggianti e poi lasciare i cittadini soli”.
È a quel punto che Castello ha perso la pazienza. Ha rivendicato tutto quanto, a suo dire, è già stato fatto.
Controlli dei carabinieri in stazione a Chivasso
Tre riunioni del COSP, il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. La consegna delle firme raccolte dai cittadini direttamente al Prefetto. La decisione prefettizia di istituire la zona rossa, con turni e responsabilità assegnate a ciascuna forza di polizia.
“Il Prefetto ha preso in mano la situazione – ha scandito Castello – ha definito chi fa che cosa, i turni, quando intervenire. Più del Prefetto non si può, è l’ordine massimo”. Poi l’affondo: “Sono sei mesi che i Carabinieri fanno interventi ad alta intensità alla stazione. La Municipale accompagna le ragazze della biblioteca fino all’auto. Cosa volete di più?”.
La differenza di visione è netta. Prestìa pretende la presenza fisica e quotidiana di agenti in divisa, visibili e pronti a intervenire. Castello ribatte che non si può chiedere l’impossibile, che la catena istituzionale è già attiva, che il Comune ha già fatto oltre le sue competenze.
La sua frase sulla NATO è la sintesi ironica di un discorso più ampio: non si può chiedere a un Comune di surrogare Prefettura e Carabinieri. Ma la replica non cancella il malessere politico che attraversa la città. Politico e non solo.
Prestìa, dal canto suo, ha insistito che senza pattuglie serali la zona rossa resta solo immagine. Ha accusato il sindaco e la maggioranza di immobilismo e di mancanza di empatia verso le vittime.
Ha lanciato l’allarme sulla giustizia fai-da-te: “Quando non intervengono le istituzioni, arriva la vendetta. È già successo con i bulli, può succedere anche alla stazione. Prima o poi qualcuno si incazzerà e prenderà soluzioni autonome. E ne saremo tutti responsabili”. Castello ha bollato queste parole come allarmistiche, ribadendo che la sicurezza non si misura sui toni, ma sulle azioni già messe in campo.
In Consiglio comunale, lo scontro si è trasformato in un duello politico. Ma il vero nodo resta la costanza del presidio.
Non bastano i blitz, non bastano le ordinanze: quello che manca è la certezza che ogni sera, dalle sette a mezzanotte, ci siano agenti davanti alla stazione. L’opposizione lo chiede da mesi, la maggioranza risponde che non è sostenibile. In mezzo, ci sono i cittadini che continuano a vivere aggressioni, furti, molestie.
Da almeno tre anni la stazione di Chivasso è una ferita aperta. Tre anni di tavoli, raccolte firme, ordinanze, proclami. Ogni volta, lo stesso copione: annuncio solenne, qualche giorno di controlli, poi il ritorno alla normalità. Prestìa ha parlato di una “bomba a orologeria”, convinto che prima o poi un episodio grave costringerà tutti a fare i conti con la realtà. Castello ha replicato che la macchina istituzionale è già al massimo delle possibilità. Due visioni inconciliabili che si scontrano di nuovo, mentre i cittadini continuano a chiedersi chi ci sarà, davvero, domani sera a presidiare la stazione.
La battuta sulla NATO è chiaramente una boutade. Ma intanto, tra tante parole, resta la stessa domanda: chi ci sarà questa sera, al Movicentro, a garantire che l’area non torni a essere terra di nessuno?
Ps: per la cronaca la mozione di Prestìa è stata bocciata con 4 voti favorevoli, 1 astenuto e tutti gli altri contrari.
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