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02 Ottobre 2025 - 10:26
Il ritorno dello Splendor Boaro: il cinema più antico d’Italia riapre con la sua insegna storica
Le luci dello schermo stanno per riaccendersi. Dopo anni di chiusura, lavori di adeguamento e incertezze, lo Splendor Boaro di Ivrea riapre le sue porte. Non è soltanto la riapertura di un cinema, ma il ritorno di un luogo che da oltre un secolo segna la vita della città, capace di attraversare epoche, trasformazioni e perfino tragedie familiari per arrivare fino a oggi.
La storia dello Splendor comincia ufficialmente il 24 ottobre 1910, quando Giuseppe Boaro, tecnico del laboratorio di fisica al Liceo Carlo Botta, decide di inaugurare la sua sala cinematografica in via Palestro. In realtà, l’amore di Boaro per il cinematografo era iniziato molto prima: nel 1897 con l'acquisto di un apparecchio dei fratelli Lumière utilizzato per spettacoli itineranti in fiere e teatri del Canavese. Non solo pellicole, ma immagini accompagnate da esperimenti di microscopia e dimostrazioni con i raggi X. Un “cinema scientifico”, una miscela di tecnologia, stupore e cultura capace di incantare il pubblico.
Un anno dopo, il 4 luglio 1898, Boaro insieme a Italo Pacchioni offreai duchi di Genova, presso il teatro del castello di Agliè, una dimostrazione che univa fisica, meccanica, raggi X, microscopia e cinematografia: uno dei primi eventi di questo genere in Italia.
Le prime proiezioni fisse a Ivrea sono documentate nel 1905 al Teatro Giacosa, ma Boaro non si accontenta. Vuole una sala tutta sua, che divenne realtà cinque anni dopo. La posizione fu scelta con cura: via Palestro, centro storico, luogo di passeggio e di struscio. Lì lo Splendor trovò la sua casa, destinata a diventare parte integrante della vita cittadina.
La biografia di Boaro si intreccia con un episodio drammatico. Oltre al cinema, gestiva un laboratorio pirotecnico e un negozio di articoli sportivi e da caccia. In un’esplosione di polveri perde il figlio Giovanni. Un dolore profondo che lo segna per sempre, ma che lo spinge anche a concentrarsi con maggiore determinazione sul cinema, come se lo schermo potesse offrire riscatto e nuova vita dopo la tragedia. Proprio di quell’attività è rimasto un reperto significativo: un timbro con inciso “Boaro Giuseppe – pirotecnico autorizzato”, riaffiorato durante i lavori.
Con il passare dei decenni, la sala diventa “il Boaro” per tutti, pur mantenendo accanto al nome anche quello originario, Splendor. Un doppio nome che racconta la sua storia. In quelle poltrone si siedono studenti, famiglie, lavoratori dell’Olivetti, giovani al primo appuntamento. La verità è che lo Splendor Boaro non è mai stato solo un cinema, ma un luogo di incontro e di emozioni condivise. Un cinema che ha visto passare generazioni e che è oggi considerato tra i più antichi d’Italia ancora esistenti.
Negli ultimi tempi, però, la sala è rimasta al buio. La concorrenza dei multiplex, la difficoltà nella gestione e la necessità di importanti lavori di adeguamento hanno imposto una chiusura prolungata. Anche il Cineclub Ivrea (centinaia di soci) che per oltre sessant’anni ha proposto rassegne di qualità, ha dovuto sospendere le sue attività. La storia del cineclub è a sua volta radicata nella città: nasce infatti dai Servizi culturali Olivetti degli anni Cinquanta, con esperienze come Il film della biblioteca e Il cinema in fabbrica.
Tornano al Boaro. La svolta arriva con la famiglia Tomelleri, nome che nel cinema piemontese significa passione e resistenza culturale. E qui c'è un altra bella storia da raccontare. Tutto comincia nel 1979, quando Arrigo Tomelleri, a soli 21 anni, prende in gestione il Cinema Verdi di Candelo. Una scelta controcorrente: invece di puntare sul cinema commerciale, decide di trasformare il Verdi in sala d’essai, con rassegne di autori, collaborazioni culturali e un’attenzione alla qualità che ha reso quella sala un punto di riferimento. Nel 2008, la famiglia acquista l’immobile del Verdi, consolidando un impegno che dura da decenni.
Oggi è Niccolò Tomelleri, giovane erede di quella visione, a portare avanti il progetto, già impegnato nella gestione del Cinema Ambra di Valperga. Con lui e Arrigo lavora anche la madre, Michelle Peruffo, che da anni affianca la famiglia nella gestione delle sale. È stato proprio Niccolò a seguire le trattative per Ivrea, convinto che il Boaro non debba restare un ricordo ma tornare a essere protagonista. Con il loro arrivo, la sala ritrova anche il suo nome originario: “Splendor”.
L’impegno della famiglia non è solo gestionale. Arrigo Tomelleri è oggi vicepresidente di AGIS Piemonte e Valle d’Aosta, l’associazione nazionale dello spettacolo, e rappresenta gli interessi delle sale cinematografiche a livello istituzionale. I Tomelleri credono che il cinema sia più di un’industria: è un fatto culturale e comunitario. Non a caso, anche a Ivrea promettono non soltanto film di grande richiamo, ma anche rassegne d’autore, collaborazioni con associazioni e scuole, attività capaci di riportare il cinema al centro della vita cittadina.
I lavori di ristrutturazione hanno restituito alla sala la sua dignità storica, adeguandola alle norme di oggi. Simbolo di questa rinascita è l’insegna, ricostruita fedelmente sul modello del 1910 grazie a una foto recuperata dallo storico Roberto D’Angelo: lettere nere su fondo dorato, con due loghi centrali. Nella vecchia insegna il nome “Splendor” era stato perfino occultato e sostituito dalla scritta sull’attività di Boaro. Oggi invece torna a splendere, segno identitario che restituisce a via Palestro un’immagine familiare e allo stesso tempo nuova.
Dal prossimo novembre riprenderà anche il Cineclub Ivrea, con una stagione rinnovata: 24 film in calendario, contro i 30 delle passate edizioni, distribuiti in sei proiezioni settimanali. Il martedì saranno quattro, il giovedì due, con il mercoledì dedicato al riposo. La prima proiezione è già fissata: 18 novembre, data che segnerà ufficialmente il ritorno del pubblico in sala.
Lo Splendor Boaro torna così a vivere. Non è un semplice edificio rimesso a nuovo, ma un testimone che resiste al tempo. Un cinema che ha accompagnato Ivrea per oltre un secolo e che ora, con la nuova gestione, si prepara a continuare la sua storia. Non solo proiezioni, ma anche la possibilità di ritrovare quella ritualità che nessuna piattaforma digitale potrà mai sostituire: entrare in sala, aspettare che si spengano le luci, e vivere insieme la magia del grande schermo.
Insomma, lo Splendor Boaro non è soltanto un cinema che riapre. È un pezzo di memoria cittadina che torna a respirare, un patrimonio che si rinnova, un luogo dove passato e futuro si incontrano, e dove ancora oggi, come nel 1897 con il proiettore dei Lumière, le immagini in movimento sono capaci di stupire.
Ci sono esperienze che resistono al tempo, che non si lasciano cancellare né dalle mode né dalle tecnologie. Una di queste è il cinema. Non il film visto in solitudine sullo schermo di un tablet, con le notifiche che interrompono la trama e la luce fredda di una stanza qualsiasi. Ma il cinema vero, quello che nasce quando le luci si abbassano, lo schermo si illumina e una sala intera trattiene il respiro in attesa di una storia.
Il cinema è un rito collettivo. È il silenzio che cala improvvisamente, la poltrona che scricchiola accanto, il riflesso tremolante che corre lungo la pellicola o il fascio di luce che taglia il buio da una cabina di proiezione. È l’illusione, certo, ma è anche la condivisione. Perché non esiste magia più grande del ridere insieme per la stessa battuta, del commuoversi per la stessa scena, del rimanere senza parole davanti alla stessa immagine. In quel momento non siamo più individui isolati, ma comunità.
Il cinema ci educa a guardare oltre il nostro orizzonte. Ci porta in luoghi che non visiteremo mai, ci fa incontrare volti che non conosceremo, ci costringe a provare emozioni che pensavamo di non avere. È una finestra spalancata su mondi possibili, su epoche lontane, su futuri immaginati. È letteratura che prende vita, è teatro che si moltiplica, è pittura che si muove. È, come disse Godard, “la verità ventiquattro volte al secondo”.
Eppure il cinema è anche fragilità. Le sale chiudono, i proiettori tacciono, i posti restano vuoti. La concorrenza dello streaming sembra erodere quel rito collettivo, sostituendolo con la fruizione privata e solitaria. Ma la bellezza del cinema è proprio questa: non si arrende. Resiste, si rinnova, trova altre strade. Ogni volta che un cinema riapre, ogni volta che una sala si riempie, è una vittoria contro l’oblio e contro l’indifferenza.
Perché non si va al cinema soltanto per vedere un film. Si va al cinema per ricordarsi di far parte di qualcosa. Per vivere, anche solo per due ore, in una comunità che sogna insieme. Per portarsi a casa la sensazione che la vita, là fuori, sia più ampia, più ricca, più piena di possibilità.
La bellezza del cinema è tutta qui: nel buio che si accende di luce, nelle storie che non appartengono a nessuno e al tempo stesso appartengono a tutti. Nel mistero di una magia che dura da più di un secolo e che, nonostante tutto, continua a parlarci.
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