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Cresci Piemonte? No, (De)cresci: la legge 94 scatena polemiche e dubbi

La Giunta Cirio presenta un disegno di legge urbanistica per accelerare le varianti fino al 2030, ma opposizioni, enti locali e associazioni denunciano rischi di caos normativo, discrezionalità politica e consumo di suolo

Cresci Piemonte? No, (De)cresci: la legge 94 scatena polemiche e dubbi

Alberto Cirio

Altro che slancio economico, altro che “Cresci Piemonte”. Il disegno di legge regionale n. 94, presentato dalla Giunta regionale guidata da Alberto Cirio come lo strumento per accelerare lo sviluppo, si sta rivelando terreno di scontro politico e fonte di perplessità tecniche. Sulla carta, il DDL introduce disposizioni temporanee in materia urbanistica con l’obiettivo di ridurre drasticamente i tempi di approvazione delle varianti e permettere così ai comuni di spendere in tempo le risorse del PNRR, dei fondi europei e statali. Una scorciatoia, valida fino al 31 dicembre 2030, che dovrebbe facilitare l’apertura di cantieri e il completamento di progetti “strategici”. Ma a leggere il testo e ascoltare i commenti in Commissione II, le certezze svaniscono: restano dubbi, contraddizioni e forti critiche.

La proposta prevede che le procedure per le varianti urbanistiche possano essere dimezzate nei tempi. Per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), ad esempio, è fissato un termine massimo di soli 30 giorni. Una compressione che, secondo enti e tecnici, rischia di trasformarsi in un boomerang: tempi stretti non significano automaticamente qualità e trasparenza delle decisioni. Anzi, il Consiglio delle Autonomie Locali (CAL), pur esprimendo parere favorevole, ha messo nero su bianco che ridurre le scadenze senza affrontare i nodi strutturali della pianificazione potrebbe non bastare. Tra le osservazioni, il CAL chiede di allungare la durata della norma oltre il 2030, introdurre ulteriori facilitazioni per i comuni sotto i 3.000 abitanti e soprattutto un sistema di monitoraggio della Giunta per verificare periodicamente l’efficacia della legge.

Sarah Disabato

Sarah Disabato

Non è un caso che il provvedimento stia sollevando polemiche politiche accese. I più duri sono i consiglieri del Movimento 5 Stelle Alberto Unia, Pasquale Coluccio e Sarah Disabato. Hanno parlato esplicitamente di “(De)cresci Piemonte, ennesima legge inutile che rischia di causare caos normativo. Al Piemonte serve una nuova legge urbanistica regionale per semplificare le procedure”. Il Movimento contesta che il testo parli di “opere strategiche” senza mai chiarire cosa siano. Un vuoto che apre la porta a qualsiasi interpretazione, lasciando la possibilità che anche progetti minori si infilino nella corsia preferenziale. Non solo: il rischio è di ampliare il divario tra la Città di Torino, che dispone di strutture tecniche robuste, e i piccoli comuni, spesso senza personale specializzato per gestire queste procedure complesse. A ciò si aggiunge un’assenza clamorosa: nessun vincolo reale per tutelare il consumo di suolo, tema cruciale in una regione che da anni vede crescere pressioni speculative sul territorio.

Anche il Partito Democratico non ha risparmiato critiche, seppur con toni più istituzionali. Nadia Conticelli e Daniele Valle hanno messo in discussione la sostanza. 

“Il cosiddetto Cresci Piemonte nel titolo mira all’accelerazione dello sviluppo economico ma nella sostanza da un lato rischia di proporre strumenti di scarsa efficacia e dall’altro introduce percorsi agevolati per macro investimenti definiti strategici senza che ne siano definiti i criteri, ma lasciandoli alla sola discrezionalità politica della Giunta regionale”.

I due consiglieri dem hanno poi evidenziato come la cabina di regia proposta per i capoluoghi di provincia, frutto anche delle sollecitazioni del Comune di Asti, non corrisponda all’impegno che il presidente Cirio aveva assunto: quello di ridurre davvero i tempi della copianificazione con strumenti trasparenti e condivisi.

Sul fronte della società civile, le perplessità non mancano. Reti e associazioni ambientaliste come Salviamo il Paesaggio denunciano apertamente che il DDL 94 rischia di diventare una scorciatoia per incrementare il consumo di suolo. Accelerare varianti urbanistiche senza un quadro di principi chiaro – osservano – significa indebolire le tutele e lasciare campo libero a interventi che poco hanno a che vedere con lo sviluppo sostenibile. Il rischio, secondo queste voci, è che lo slogan “Cresci Piemonte” si traduca in un “cresci cemento”, a scapito del paesaggio e della qualità urbana.

Un ulteriore nodo riguarda la discrezionalità politica: la legge demanda alla Giunta regionale la facoltà di decidere quali investimenti siano da considerarsi “strategici”. Una scelta che per Partito Democratico e Movimento 5 Stelle apre a potenziali arbitri discrezionali e rischia di politicizzare ogni progetto, con un conseguente rallentamento invece che un’accelerazione. Insomma, l’opposto dell’obiettivo dichiarato.

In sintesi, il DDL 94 si presenta come un provvedimento con ambizioni alte – velocizzare i processi, spendere i fondi in tempo, sostenere la crescita – ma appare fragile nelle fondamenta: non definisce con chiarezza i criteri, non garantisce tutele forti e rischia di introdurre ulteriori complicazioni nel già farraginoso quadro urbanistico regionale. Le opposizioni chiedono una nuova legge urbanistica organica, capace di semplificare davvero, tutelare il territorio e dare certezze agli enti locali. La maggioranza, invece, difende la necessità di uno strumento immediato per non perdere risorse e opportunità.

Sul fondo resta una certezza: se la legge voleva infondere fiducia, per ora ha prodotto un mare di dubbi. Nel frattempo, i cittadini e i comuni si chiedono se davvero il Piemonte crescerà più veloce o se resterà intrappolato tra slogan e cavilli.

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