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Ponte di Verrua Savoia, lavori lenti e sicurezza a rischio: che sta succedendo?

Il sindaco Mauro Castelli scrive alla Città Metropolitana di Torino chiedendo un nuova organizzazione del traffico e, soprattutto, l'invio di altre squadre al lavoro per rispettare i tempi di consegna dell'opera

Ponte di Verrua Savoia, lavori lenti e sicurezza a rischio: che sta succedendo?

Ponte di Verrua Savoia, lavori lenti e sicurezza a rischio: che sta succedendo?

Il cantiere sul ponte tra Crescentino e Verrua Savoia è partito a inizio giugno. Presentato dalla Città Metropolitana di Torino e dai sindaci del territorio con una conferenza stampa sopra e sotto le storiche arcate.

Oggi, a quasi quattro mesi di distanza, c’è già chi solleva dubbi sulla gestione della viabilità. E anche sul rispetto delle tempistiche dei lavori.

A parlare non è un comitato di cittadini, neppure chi sui social, percorrendo tutti i giorni la SP 107, ha già avuto modo di sottolineare le criticità del cantiere, rischi e pericoli per gli automobilisti.

No, a parlare è lo stesso sindaco di Verrua Savoia Mauro Castelli che lo scorso 9 settembre ha inforcato la tastiera e scritto una lettera ufficiale alla Città Metropolitana di Torino denuncia infrazioni “da parte di cittadini non solo verruesi” e chiedendo nuove misure di sicurezza.

Il punto è chiaro: la segnalazione luminosa che regola il senso unico alternato non basta. Troppi automobilisti la ignorano, creando situazioni di pericolo. Le telecamere ci sono, ma non sanzionano: si limitano a riprendere. Risultato, spiega Castelli: disordine e rischi quotidiani.

Da qui la richiesta di un secondo semaforo, sincronizzato, per risolvere anche il nodo della svolta a sinistra verso Brusasco. E l’invito, neanche troppo velato, ad accelerare i lavori: “Il cantiere procede in maniera lenta”, scrive il sindaco, auspicando turni doppi ora che il clima lo consente. Ma ormai l'autunno è arrivato e pure l'inverno incombe. 

Il video della conferenza stampa dei lavori sul ponte tra Verrua Savoia e Crescentino

La cornice è quella di un’opera storica e fragile. Il ponte più vecchio dell’intero asse del Po, costruito tra il 1865 e il 1899 dall’impresa Rosazza, sopravvissuto a guerre, alluvioni e a un crollo che nel 1957 si portò via quattro arcate e sei vite umane. Un colosso di pietra e mattoni che oggi si rifà il look con un intervento da 6 milioni di euro finanziato dalla Città Metropolitana, con il supporto di Regione e Soprintendenza.

I lavori dovrebbero durare 18 mesi: consolidamento delle pile, rinforzo delle spalle, ampliamento della carreggiata. E soprattutto la novità della pista ciclabile, promessa come simbolo di mobilità sostenibile e risarcimento morale per un territorio che ha pagato a caro prezzo la fragilità di questo manufatto.

Ma il prezzo immediato lo pagano automobilisti e camionisti, costretti a convivere con semafori, movieri e limiti a 30 km/h. Con la prospettiva di arrivare, se tutto fila liscio, a un ponte “nuovo” per Natale 2026.

La memoria, però, non consente sconti.

Sessantotto anni fa un crollo dovuto a incurie e attività estrattive portò via vite umane. Oggi le istituzioni giurano che la priorità è la sicurezza. Intanto i cittadini borbottano, sbuffano e il sindaco di Verrua Savoia sollecita.

Domanda inevitabile: si riuscirà, questa volta, a rispettare i tempi e garantire davvero l’incolumità di chi ogni giorno attraversa il Po?

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