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29 Settembre 2025 - 10:47
Sono in mostra a Pont, presso la Biblioteca Civica, i disegni degli studenti ucraini ospitati a Ronco. L’inaugurazione de “I Colori della Speranza” si è tenuta in sala consiliare nel pomeriggio di sabato 20 settembre, alla presenza dei ragazzi e dei loro tutor. L’amministrazione comunale era rappresentata dall’assessore alla Cultura Enrica Valle e dal consigliere Bruno Pecolatto, che è stato l’ideatore dell’iniziativa.
Pecolatto lavora all’Ufficio Postale di Ronco e conosce quindi molto bene quella realtà, dove i profughi e rifugiati sono più di cento e fra essi una ventina di bambini e ragazzi ucraini. Ha avuto l’idea di organizzare la mostra per offrire a questi studenti l’opportunità di impegnarsi in qualcosa che li coinvolgesse e consentisse loro di esprimere i propri stati d’animo. Hanno concesso il patrocinio – oltre ovviamente al Comune di Pont – la Regione, la Città Metropolitana, il Comune di Ronco, il Consolato Generale d’Ucraina a Milano, il Congresso nazionale delle Associazioni Ucraine in Italia, Manageritalia Piemonte e Valle d’Aosta.
L’arco d’età degli studenti coinvolti è molto ampio: si va dagli 8 anni ai 18. Eppure, al contrario di quanto accadrebbe in circostanze normali, i modi di sentire sono assai simili: a dominare i loro pensieri sono inevitabilmente il ricordo ed il rimpianto di una patria abbandonata in fretta e furia, che sta lottando per difendere la propria esistenza e nella quale sperano di tornare. Rispetto alle immagini di distruzione e di morte, che sarebbero dominanti se vivessero nella loro terra d’origine, in questi dipinti trova spazio notevole la memoria, dolce e amara ad un tempo: memoria dei luoghi, della vita passata, della serenità perduta.
Gli studenti coinvolti
C’è chi – come Zlata, 11 anni – ha dipinto la propria città, con le vie affollate di alti edifici; chi ha scelto i fiori – come Nikita di 10 anni (in una ricca composizione di forme e colori) o come Damir di 11 anni ed Irina di 10 (con esemplari di grandi dimensioni). Yasmina, 14 anni, ha immaginato due case dai tetti gialli, che sorgono sulle rive opposte di un fiume ma sono collegate da un ponte. Tanja, 17 anni, ha disegnato due bambini vestiti con gli abiti tradizionali che tengono unite le mani trattenendo il filo cui sono legati due palloncini. Con l’altra mano lui tiene un mazzolino di fiori mentre i lunghi capelli di lei, legati in una coda di cavallo, ondeggiano nell’aria, dorati come le spighe di grano.
Ludmila, 13 anni, e Valdislava, 16, rimpiangono il mare. La prima ha riprodotto due delfini che saltano gioiosi sulle acque agitate mentre alle loro spalle un enorme sole al tramonto s’inabissa dietro la linea dell’orizzonte. Ai lati due barchette; nel cielo volano gli uccelli. “Quand’eravamo piccoli – ha ricordato – vivevamo vicino ad Odessa e andavamo sempre sulla spiaggia, non come adesso che non si può più”. Anche Vladislava è di Odessa: “Ho raffigurato il nostro mare come appariva nelle mattine d’estate, quando tutti andavano a vedere l’alba per poi trascorrere lì la giornata”. La spiaggia è gialla ed il mare azzurro, con sdraio ed ombrelloni adagiati su una riva dall’andamento sinuoso, che ricorda le coste del Mar Nero. Il giallo e l’azzurro della bandiera ucraina sono i colori dominanti, sempre presenti in ogni raffigurazione.
Oltre alla nostalgia del passato c’è l’angoscia per il presente, riscontrabile in altri disegni. Damir, il più piccolo, ha 8 anni ed è troppo timido per riuscire a spiegare cosa rappresenti il suo dipinto, lasciando spazio all’interpretazione dell’osservatore. Un bambino piccolo piccolo, quasi nascosto in un angolo, osserva il cielo solcato da neri uccelli che forse sono mortiferi droni. E quella macchia nera sul tetto aguzzo della casa è una bomba che sta per distruggerla?
Nikita, 10 anni, ha riprodotto la più grande scultura del suo Paese, il simbolo di Kijv: una figura femminile, circondata dai girasoli, che tiene in una mano lo stemma dell’Ucraina e nell’altro la spada, mentre alle sue spalle si innalza la bandiera nazionale. Diana, 18 anni, ha disegnato due bimbi inginocchiati ai lati di una carta del suo Paese che pregano una Madonna dolente, avvolta in una sfera che dovrebbe proteggerla ma che droni ed aerei cercano di colpire. Viktoria, 12 anni, associa bandiera e fiori mentre l’ultimo disegno raffigura l’immancabile colomba della pace che vola col suo ramoscello d’ulivo davanti ad un mappamondo che due mani cercando di afferrare. Ancora Vladislava ha disegnato “una ragazza con i capelli rossi come i miei, che porta le ali e protegge il mondo intero, l’Ucraina soprattutto”.
Alcuni dei giovani artisti hanno illustrato da sé la propria opera, altri non sono riusciti a farlo per timidezza o per difficoltà linguistiche. A quel punto interveniva Valdislava, che padroneggia meglio l’italiano ed ha un modo di fare sciolto. A nome di tutti ha ringraziato “il Comune di Pont per questa festa e l’Italia per averci accolti. Qui siamo al sicuro, abbiamo cibo e vestiti, non dobbiamo preoccuparci ogni giorno per ciò che succede intorno a noi. Grazie mille!”.
La mostra sarà visitabile fino al 6 dicembre dal martedì al giovedì in orario 15-17,30 ed il sabato dalle 10 alle 12 e merita di essere vista. Peccato che alla presentazione fossero di fatto presenti solo gli organizzatori e i diretti interessati visto che era in corso di svolgimento la Fiera di San Matteo: in giornate come quella o ci si reca a Pont per gironzolare fra i banchi oppure si evita di andarci per non doversi affannare inutilmente alla ricerca di un parcheggio.
Fra i presenti il presidente dell’A.N.P.I. pontese Marino Tarizzo, visto che in sala consiliare era ospitata la mostra dedicata a Natalina Monteu Saulat, ragazza pontese vittima dei lager nazisti. Tarizzo ha sottolineato le affinità tra le guerre del passato e quelle odierne, citando gli orrori di Gaza e ricordando il valore della pace.
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