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Ivrea in Azione
28 Settembre 2025 - 09:18
Il sindaco di Ivrea Matteo Chiantore
Un Chiantore telefonista, che alzava la cornetta per invitare tutti alla conferenza stampa di venerdì 26 settembre, in compagnia dell’amico Gigi della Valle d’Aosta e di Gabusi di Forza Italia. L’oggetto? Il protocollo per il cosiddetto raddoppio selettivo della linea Chivasso–Aosta. Inviti a pioggia, calorosi e amichevoli, tranne – guarda caso – alle opposizioni.
Un Chiantore trasversale, bipartisan, come si diceva ieri. Il sindaco ormai si è lanciato: il suo futuro è malleabile, plastico, evidente la voglia di continuare l’ascesa politica. Ancora un giro di giostra a Ivrea, poi via, verso nuove vette. E allora ecco che si tiene tutte le porte aperte, soprattutto quelle dei palazzi che contano, con la disinvoltura di un vero democristiano. Pronto a sfoggiare un giubbino militare da Berlino Est alle occasioni più provincialotte, e un completo blu con cravatta da Mediolanum nelle passerelle che contano. Basta osservarlo: il modo in cui si muove, come stringe le mani, il sorriso studiato. Un sindaco camaleontico, forse un po’ permaloso.
Peccato però che, preso dalle grandi manovre, finisca per trascurare le piccole cose. Convinto di avere già in tasca quartieri interi, li congeda con pressapochismo, mentre le tensioni crescono fino alla “guerriglia urbana”. Rasando muri del centro come si radono rapporti politici. Eppure, una volta sorrideva di più, erano sorrisi veri e spensierati. Oggi invece sul suo volto si legge la tensione: ogni anno da sindaco sembra pesargli come cinque di vita in meno. Un po’ come le sigarette: più ne fumi, più invecchi.
Cari lettori, so che siete in tanti a seguirmi – e vi ringrazio – perché in fondo quello che scrivo cerca di riflettere i vostri pensieri. E per me questo è già un grande onore. Questa mia nota breve, sarcastica come piace a me, serve solo a far capire al sindaco che, nonostante le differenze e gli scontri politici, ciò che dovrebbe stare alla base di tutto è il rispetto dei ruoli. Proprio quello che predicava un suo assessore, oggi magicamente ammutolito. Alla faccia della partecipazione, della cittadinanza attiva, dei cittadini e dello stesso consiglio comunale.
E lo confesso: sono stanco. Stanco di ripetere, di illudermi che la politica sia al servizio della comunità e non di se stessi. Perché se invece si tratta solo di fare spettacolo durante i consigli comunali, allora facciamolo pure: almeno a casa si divertono e hanno di che chiacchierare sui social. Ma io continuo a credere che i cittadini vogliano qualcosa di più concreto.
La politica non dovrebbe servire a migliorare la propria posizione socio-economica, a lucidare lo stile di vita di qualcuno. Dovrebbe servire ad altro. E quell’altro dovrebbe essere chiaro a tutti. Perché quando è chiaro, non si fanno più torti a nessuno.
Ciao!!
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