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27 Settembre 2025 - 17:49
il Ministro Santanchè
L’estate 2025, secondo i numeri diffusi dal Viminale, sarebbe stata un trionfo per il turismo italiano: dal 21 giugno al 21 settembre si sono registrati 71,6 milioni di pernottamenti, con un aumento del 6,22% rispetto allo scorso anno. In termini assoluti, 4,2 milioni di presenze in più. Lo dice Alloggiati web, la piattaforma della Polizia di Stato dove confluiscono i dati di hotel, B&B, case vacanza e campeggi. Numeri che, a leggerli così, fanno pensare a un Paese trasformato in un immenso villaggio turistico, con file di visitatori pronti a lasciare soldi e sorrisi in ogni regione.
Ed ecco che arriva puntuale l’entusiasmo della ministra del Turismo Daniela Santanchè, che parla di “importante successo dell’intera Nazione” e assicura che il settore è in “piena salute, traino per l’economia”. Dichiarazioni che sembrano scritte già a inizio estate, pronte da tirar fuori in ogni circostanza, anche quando gli operatori del settore non hanno esattamente la stessa percezione. Perché se i numeri raccontano un aumento, la realtà vissuta sulle spiagge, nei centri storici e nelle strutture alberghiere non è stata così scintillante. Molti albergatori hanno sottolineato che l’aumento delle presenze potrebbe dipendere non tanto da un boom improvviso di turisti, ma dall’introduzione del codice identificativo nazionale, che ha fatto emergere parte del sommerso. In altre parole, più che di crescita reale, si tratterebbe di un’operazione statistica.
A completare il quadro ci sono i dati di Coldiretti: nel 2025 gli arrivi in agriturismo raggiungeranno quota 5,1 milioni, con oltre 26mila strutture coinvolte. In dieci anni l’aumento è stato del 70%, con un vero e proprio raddoppio degli ospiti stranieri. Certo, è un segnale di vitalità per un comparto che intercetta nuove tendenze, ma racconta anche la fuga dalle vacanze tradizionali. Sempre meno famiglie scelgono l’hotel sul mare, sempre più si rifugiano nella campagna e nell’enogastronomia, alla ricerca di esperienze autentiche e magari meno costose.
La stessa ministra Santanchè ammette che “le vacanze sono più frammentate, l’organizzazione familiare è più complessa” e che la vera crescita si registra nei cosiddetti mesi-spalla – aprile, maggio, giugno e settembre – segno che il modello della villeggiatura classica d’agosto non funziona più. Una trasformazione che viene presentata come modernità, ma che spesso significa semplicemente ferie ridotte, spezzettate e adattate a bilanci familiari sempre più risicati. Altro che “turismo in salute”.
Non manca poi la rimozione selettiva delle polemiche. Solo qualche settimana fa si parlava di spiagge vuote, di stabilimenti balneari deserti e di ristoratori sul piede di guerra. Ora, all’improvviso, grazie a un comunicato del Viminale, tutto diventa una festa nazionale. Così come vengono liquidate con leggerezza le famiglie che non riescono a permettersi le vacanze: “Non è che gli italiani non vogliono o non possono più andare in ferie”, dice la ministra, salvo ammettere subito dopo che “per alcune famiglie il problema c’è”. Una contraddizione che fotografa bene il livello di attenzione politica al disagio sociale.
Il governo, naturalmente, cavalca i dati per rivendicare un successo politico. Il deputato Gianluca Caramanna esulta: “Con il governo Meloni il turismo è diventato un motore trainante della Nazione”. E il senatore Raoul Russo rincara: “Lasciamo al centrosinistra la narrazione pessimistica di un Paese in crisi che non esiste. L’Italia gode di ottima salute”. Frasi preconfezionate che ignorano completamente la complessità della situazione: i rincari, la crisi dei consumi interni, le difficoltà delle strutture a far fronte a costi energetici e del personale, le disuguaglianze territoriali.
Intanto a Roma si apre il Wttc Global Summit, il grande evento mondiale sul turismo che per la prima volta approda in Italia e che viene presentato come un ulteriore trofeo da esibire. Ma se i numeri ufficiali raccontano di un Paese attrattivo e competitivo, sul campo rimane la percezione di un turismo che si regge più sulla propaganda che su reali politiche di sostegno. L’Italia resta una meta straordinaria, ma con problemi cronici irrisolti: trasporti carenti, località congestionate, altre completamente dimenticate, lavoro stagionale sottopagato.
Ecco perché, di fronte alle cifre diffuse dal Viminale, la domanda resta la stessa: davvero siamo davanti a un’“estate da record” o piuttosto a un’operazione cosmetica per dire che va tutto bene, mentre tante famiglie non si possono permettere le ferie e tanti operatori faticano a tenere aperte le proprie strutture?
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