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27 Settembre 2025 - 10:50
La sindaca Elena Piastra alla presentazione del Festival
C’era una volta la scienza. A Settimo Torinese, per la precisione. Non una favola, ma un’idea: raccontare la meraviglia delle scoperte, far vedere ai ragazzi un esperimento dal vivo, spiegare che l’universo non è un fondale di cartapesta e che dentro il Dna c’è scritto il nostro romanzo biologico. Nacque così un festival, pomposamente chiamato dell’“Innovazione e della Scienza”. Due parole gigantesche, da far tremare i polsi. Poi, lentamente, la scienza ha preso congedo. È rimasta l’etichetta, come sulle bibite gassate: “con aromi naturali”, salvo che di naturale non c’è nulla.
Oggi il festival c’è ancora, anzi prospera. Dal 5 al 12 ottobre andrà in scena la tredicesima edizione, tema “Equilibrio”. Che già di suo è una furbata semantica: l’equilibrio può essere quello del funambolo, del bilancio statale, della dieta mediterranea, del travaso di vino dal damigianone alla bottiglia. Una parola che significa tutto, e dunque niente. Così, sotto quell’ombrello lessicale, ci si può infilare chiunque. E infatti ci si infilano tutti.
Quest’anno arrivano Zerocalcare, Enrico Mentana, Vanessa Ferrari, Roberto Cingolani, Vincenzo Schettini (il prof da milioni di follower su Instagram e TikTok), Chiara Saraceno, Francesco Costa, Guido Tonelli, Antonio Calabrò. E potrei continuare, ché il programma è lungo: scrittori, giornalisti, atleti, manager, divulgatori, fumettisti. Tutti bravissimi, mica no. Ma la scienza dov’è? Forse si nasconde tra una vignetta di Zerocalcare e un monologo di Mentana sul futuro della politica, tra una piroetta della Ferrari e un articolo di Costa sulle presidenziali americane.
In origine, il festival proponeva laboratori con i robot, telescopi puntati al cielo, esperimenti spettacolari con le provette. Oggi la scena è occupata da talk show molto raffinati: un palco, due poltrone, un moderatore che chiede “quanto è importante l’equilibrio nella nostra vita?”, e il pubblico che applaude riconoscendosi intelligente. La parola più abusata è “innovazione”: innovazione in cucina, innovazione nel giornalismo, innovazione nella ginnastica. Innovazione ovunque, tranne che nella scienza.
Gli organizzatori parlano di oltre cento eventi, della Biblioteca Archimede trasformata in cittadella del sapere, della collaborazione con Politecnico e Università di Torino. È tutto vero. Solo che se uno cercasse Galileo, Fermi o Rita Levi Montalcini, rischierebbe di trovare al massimo una citazione su un power point. La parte più “scientifica” la regge Tonelli, fisico del CERN, che con infinita pazienza continua a spiegare l’universo a un Paese convinto che l’universo sia un complotto di Big Pharma.
Non c'è da stupirsi. Tutto in perfetta sintonia con la sindaca Elena Piastra, la più chiacchierona d'Italia. E' in cerca di un futuro politico a Roma o a Torino. Da anni ha trasformato l’arte della retorica in metodo amministrativo. Ogni occasione è buona per raccontare di una città che brilla d’innovazione, che detta l’agenda culturale nazionale, che inventa il futuro che raccoglie premi a destra e a manca, che si candida a tutto pur di portare in Municipio una "certificazione".
Tant'è! Poi magari fuori dalla Biblioteca Archimede ci si ritrova con i soliti problemi di viabilità, di sicurezza, di trasporti che non funzionano. Ma dentro, sul palco, l’equilibrio c’è: quello tra le parole e la realtà, con la bilancia sempre sbilanciata dalla parte delle parole.
Non va dimenticato che un’operazione del genere non si fa con quattro volontari entusiasti e un paio di caffè. Dietro c’è un direttore, Dario Netto, che per dodici mesi lavora a tempo pieno per confezionare la kermesse (lo ripete tutte le volte che glielo chiedi), insieme a un gruppo di dipendenti della Fondazione ECM.
Una macchina che gira tutto l’anno, con stipendi, uffici, ore retribuite. Un costo non indifferente, per una manifestazione che continua a chiamarsi “della Scienza” senza più esserlo. Un investimento corposo che nessuno mette mai in discussione, come se fosse naturale pagare una struttura intera perché ogni autunno Settimo abbia il suo piccolo teatro delle vanità.
È anche un problema di etichette: se si chiamasse “Festival delle idee e delle chiacchiere colte”, nessuno avrebbe da ridire. Ma “della Scienza” no, quello è ormai un vezzo. È un festival dell’intrattenimento ben confezionato, che funziona e richiama migliaia di persone, a Settimo e nei comuni vicini. Lo si capisce dagli ospiti: più che un festival scientifico, un salotto letterario in formato extra large, con punte di popolarità social.
E, sia chiaro, funziona. Le sale si riempiono, le scuole portano gli studenti, i giornali scrivono paginate, gli sponsor sorridono soddisfatti. È il trionfo della formula perfetta: tanta comunicazione, tanta immagine, poca scienza. Magari è proprio questo il segreto dell’“equilibrio”: stare sospesi tra ciò che si dichiara e ciò che si fa. Equilibrio come arte dell’autoillusione.
Insomma, la scienza se n’è andata e nessuno ne sente la mancanza. Perché in fondo non è mai stata indispensabile: basta una scaletta ben scritta, un paio di nomi popolari e la cornice di Archimede fa il resto. Tutti contenti, nessuno scontento. E allora viva il festival della scienza senza scienza, che ogni anno ci ricorda un’antica verità: non c’è bisogno di atomi e formule per sentirsi intelligenti, basta un talk ben condotto, un hashtag accattivante e un applauso liberatorio. Se poi qualcuno ha nostalgia dei microscopi, c’è sempre Amazon: in due giorni te lo spediscono a casa, così almeno la scienza la fai sul tavolo della cucina.
Dario Netto, il direttore del Festival dell'innovazione
C’era una volta la scienza. Poi a Settimo Torinese hanno deciso che non serviva più. È rimasto il festival, quello sì, anzi è cresciuto, edizione numero tredici, tema “Equilibrio”. Parola comoda: ci sta dentro tutto, dal funambolo sul filo al travaso di barbera. E infatti ci sono tutti: Mentana che parla di politica, Zerocalcare che disegna, Vanessa Ferrari che fa ginnastica. Bravissimi, mica no. Ma la scienza dov’è? Forse nascosta tra un hashtag e un applauso.
E intanto la sindaca Elena Piastra gongola: che meraviglia, Settimo capitale dell’innovazione! Già, peccato che fuori dalla Biblioteca Archimede l’unica innovazione sia aspettare l’autobus. Dentro però il gioco riesce: un direttore, Dario Netto, stipendi, Fondazione ECM, una macchina che costa e produce parole. Belle, colte, infinite.
Insomma, è il festival della scienza senza scienza. Ma funziona, e riempie le sale. Equilibrio perfetto: tra ciò che si promette e ciò che si consegna. Chiacchiere. Ma ben confezionate.
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