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Pro Palestina, la protesta punta all’aeroporto di Caselle

Dopo cortei, sciopero e binari occupati a Porta Susa, nuovo corteo in partenza da piazza Crispi: obiettivo lo scalo torinese e la sede di Leonardo, simbolo dell’industria bellica

Dalla città alla pista: Torino si prepara al terzo corteo pro Palestina

Il nuovo obiettivo è dichiarato senza mezzi termini: l’aeroporto di Caselle. “Pronti a bloccare tutto, anche lo scalo torinese” è l’annuncio della galassia pro Palestina che oggi torna in piazza. Torino è al centro di una mobilitazione che non si ferma: sabato scorso il corteo regionale, lunedì lo sciopero generale nazionale che ha paralizzato la città, mercoledì sera l’occupazione dei binari a Porta Susa. Ora l’attenzione si sposta verso uno snodo strategico per il Piemonte e non solo.

Il corteo di oggi partirà alle 14 da piazza Crispi. Da lì i manifestanti si muoveranno verso piazza Baldissera, via Stradella, corso Grosseto, poi lungo la statale attraverso Borgaro Torinese fino a Caselle. L’obiettivo non è solo l’aeroporto come infrastruttura civile, ma soprattutto la sede di Leonardo, colosso dell’aerospazio e della difesa. A finire nel mirino sono le attività legate alla produzione delle componenti dell’Eurofighter Typhoon, definito dagli attivisti “cacciabombardiere di quarta generazione impiegato nei massacri contro popolazioni civili”.

pro pal

La scelta di Caselle ha un valore simbolico e pratico: colpire un punto che rappresenta insieme la mobilità dei cittadini e l’industria bellica. È su questa linea che la protesta vuole insistere, legando il territorio piemontese al conflitto in Medio Oriente. Non è la prima volta che accade: nelle ultime settimane la città è stata teatro di azioni che hanno toccato vie centrali, scuole e università, con un protagonismo crescente degli studenti.

La Questura mantiene alta l’attenzione. Si teme l’arrivo di gruppi anarchici e antagonisti pronti a cavalcare la protesta. Finora la linea è stata quella di una gestione morbida, evitando lo scontro diretto e lasciando spazio di movimento ai manifestanti nei limiti della legalità. Anche oggi non dovrebbero esserci cambiamenti, con una presenza discreta ma massiccia delle forze dell’ordine.

Il quadro locale si inserisce in una dinamica nazionale e internazionale. A Roma, Milano, Bologna, Napoli si susseguono cortei e occupazioni, spesso con al centro il rifiuto delle forniture militari a Israele e la richiesta di cessate il fuoco immediato. In Europa, le piazze di Londra, Parigi, Berlino e Madrid vedono manifestazioni analoghe, con partecipazioni imponenti e, in alcuni casi, divieti che hanno scatenato polemiche sul diritto di manifestare.

Torino, con il corteo diretto a Caselle, si colloca dunque dentro questa rete più ampia. La strategia è chiara: portare la protesta laddove si toccano direttamente interessi economici e militari. Oggi l’aeroporto Sandro Pertini sarà il banco di prova di questa scelta, con possibili ricadute sul traffico aereo, sulla mobilità e sull’ordine pubblico. Per gli organizzatori, però, è proprio questo il senso della mobilitazione: rendere visibile, anche qui, la connessione tra le politiche industriali italiane e la guerra a Gaza.

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