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Piccoli non molla la presa: dopo il muro rosso del Tigros ora tocca agli alberi

La consigliera torna in aula con una nuova interpellanza: i Bagolari scelti dall’amministrazione rischiano di creare più problemi che benefici. Dopo il muro “da carcere”, anche le piante diventano un caso politico

Piccoli non molla la presa: dopo il muro rosso del Tigros ora tocca agli alberi

La consigliera Elisabetta Piccoli, sullo sfondo i bagolari

Elisabetta Piccoli non molla la presa. Dopo aver acceso la miccia a luglio con un’interpellanza esplosiva sul Tigros, la consigliera di Progetto Ivrea torna in aula determinata a riaprire il fronte, stavolta puntando il dito non più (o non solo) contro i muri rossi del nuovo supermercato, ma contro gli alberi scelti per “mitigare” l’impatto della struttura. La nuova interpellanza, depositata il 22 settembre, chiama direttamente in causa il sindaco Matteo Chiantore, il presidente del Consiglio comunale Luca Spitale, e gli assessori Francesco Comotto e Massimo Fresc, chiedendo chiarimenti sulla modifica al progetto di piantumazione e sulla riorganizzazione dei parcheggi in via De Gasperi.

Secondo la consigliera, la scelta di piantare i Bagolari davanti ai campi da tennis sarebbe un errore madornale: foglie che in autunno intasano tutto, radici superficiali pronte a spaccare i marciapiedi, frutti che cadono e creano mucchietti antiestetici, e soprattutto una schermatura solo stagionale che non garantirebbe l’effetto barriera necessario a coprire il fabbricato. Non solo: le chiome finirebbero per intralciare l’illuminazione pubblica, visto che i pali si trovano proprio su quel lato della strada. Piccoli, insieme ai colleghi Paolo Noascone e Antonio Cuomo, aveva già proposto in Commissione Assetto del Territorio una soluzione alternativa: una schermatura sempreverde con Thuja, piantumate a distanza regolare e senza interventi di potatura invasivi. Una proposta accompagnata dalla richiesta di coinvolgere i residenti del quartiere e di discutere nuovamente in commissione lo spostamento dei parcheggi e la riduzione degli stalli.

Thuja

Una fila di Thuie

"Prima di piantare, bisognerebbe ascoltare ..." commenta la consigliera. "La storia del Tigros è la fotografia di un’amministrazione che procede a colpi di delibere, avvocati e scorciatoie burocratiche...".

Già lo scorso luglio, infatti, Piccoli aveva messo sotto accusa la giunta per aver approvato il progetto nonostante il parere negativo dell’Ufficio tecnico, superato grazie a una determinazione del segretario comunale e a un parere dell’avvocato Andrea Castelnuovo. L’architetto Alberto Redolfi, progettista ed ex assessore Pd, era finito al centro delle polemiche: “Proprio lui – aveva detto Piccoli con tono sarcastico – che ci parlava di urbanistica orientata al bello… E il Tigros sarebbe bello? No, è brutto e resterà brutto”.

Quel consiglio comunale era stato un vero e proprio ring. Piccoli aveva denunciato l’assenza di trasparenza e partecipazione: nessun PEC (Piano Esecutivo Convenzionato), nessuna pubblicazione degli atti, nessuna possibilità per i cittadini di esprimersi. L’assessore Comotto si era difeso parlando di tecnicismi e spiegando che il diniego degli uffici era stato annullato perché superato dal nuovo PRG, il consigliere Andrea Gaudino e il presidente Luca Spitale avevano accusato l’opposizione di strumentalizzare scelte ereditate dalla precedente giunta. Cauto Paolo Noascone, nel sottolineare le molte zone d’ombra della procedura. Pungente Francesco Giglio, con i finti ringraziamenti a Piccoli per aver imposto una discussione politica in un ambito squisitamente tecnico.

Alla fine, il sindaco Chiantore aveva preso le difese del legale e della linea amministrativa, riducendo la questione a un inevitabile “con il nuovo PRG si può fare, punto”. Una posizione che aveva lasciato l’opposizione con più di un sospetto e la cittadinanza con un muro rosso di dieci metri davanti agli occhi.

Oggi Piccoli riapre la partita partendo da un dettaglio che dettaglio non è: gli alberi. Perché persino la scelta delle essenze può diventare terreno di scontro ancor più se ci si trova di fronte a parcheggi spostati da una parte all'altra. L’impressione, più che mai, è che sul Tigros si continuerà a discutere ancora a lungo. E che la battaglia di Piccoli non sia affatto finita.

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