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La voce degli animali
24 Settembre 2025 - 14:23
Spina e la sua mamma umana
La vita, quando decide di essere crudele, lo fa senza pietà. Arriva come un vento gelido, che spazza via tutto ciò che trova sul suo cammino. Così è stato per Uva, la gatta venuta dalla vigna, e per i suoi piccoli. Li aveva chiamati con i nomi della dolcezza: Sultanina, Chicco e quella macchiolina nera che sembrava già diversa, Spina. Un virus impietoso li ha travolti. Sultanina e Chicco si sono spenti in un soffio, senza poter conoscere davvero il mondo. È rimasta soltanto lei, Spina, la sopravvissuta.
Ma sopravvissuta non significa illesa. Il virus le ha lasciato addosso un marchio: un corpo ribelle che non obbedisce, zampe che inciampano, un equilibrio che manca, movimenti storti e scoordinati. “Neurologica”, dicono i veterinari. Un termine freddo, che suona come una condanna. Eppure, per Spina, non è mai stato un limite.
Spina
StorTino
Perché Spina non sa cosa voglia dire arrendersi. È resilienza fatta gatto. Ogni giorno lo affronta con una felicità ostinata, quasi provocatoria. Si muove goffa eppure decisa, sale dove nessuno crederebbe possibile, guarda dall’alto con l’aria fiera di una pantera in miniatura e parte all’agguato, come se davvero potesse conquistare il mondo. Mangia tanto, con gusto, da sola. Gioca, corre come può, cade e si rialza, senza mai smettere.
E accanto a lei c’è un’umana che l’ha scelta, che l’ha salvata e che ha deciso di cambiare la sua stessa vita per lei. Aveva un lavoro lontano da Ivrea, un futuro già tracciato. Ma ha capito che non poteva lasciarla. Non poteva lasciare Spina, con la sua forza fragile, i suoi bisogni speciali e quell’amore infinito che sa donare. Così ha rinunciato a partire. Ha scelto lei, e con lei quella casa che è diventata rifugio, gioco, carezza, promessa di vita.
Spina sogna. Lo si capisce dal modo in cui dorme, dalle zampe che scalpitano nell’aria. Forse sogna i fratellini che non ci sono più, forse rivive le vigne da cui è arrivata sua madre. O forse immagina soltanto nuove poltrone da scalare, le corse traballanti dietro a un gioco, e il momento in cui la sua mamma torna a casa, la prende in braccio e la riempie di baci.
Il tempo passa, e un giorno alla porta di quella casa bussa un’altra sfida. Ha la forma gracile e malandata di un gattino trovato per strada: Stortino. Anche lui porta sulle spalle un destino duro, anche lui “neurologico”, anche lui segnato. Il suo corpo è una fatica: la testa che non sta ferma, i polmoni malati di polmonite, il respiro corto, l’energia che sembra scivolare via. Guardarlo è come vedere la vita appesa a un filo.
Eppure, Stortino, proprio come Spina, non lo sa. Non sa di essere fragile, non sa di avere limiti. Sa soltanto che vuole vivere. E così guarda Spina, la osserva mentre cammina storta ma decisa, mentre si arrampica con orgoglio, mentre trasforma ogni caduta in un nuovo inizio. E impara. Impara che si può mangiare anche se sembra impossibile, che si può giocare anche con un corpo che non obbedisce, che si può respirare anche se ogni respiro è una conquista.
A volte resta fermo, gli occhi persi nel vuoto, come se vedesse un mondo che noi non possiamo comprendere. Forse vede davvero i sogni che soltanto i gatti speciali sanno fare. Forse si ritrova in quel posto misterioso dove le fragilità diventano leggerezza. Poi arriva la mamma, e la magia cambia forma: sono le sue mani calde, le sue braccia che stringono, i baci che scendono senza riserve, identici a quelli che riempiono di felicità Spina.
Così, giorno dopo giorno, quella casa diventa il regno della resilienza. Due corpi storti, due vite segnate, ma due anime immense. Spina e Stortino non sono due gatti malati: sono due esempi di tenacia, due insegnanti silenziosi che mostrano come la vita, anche quando sembra spezzata, possa fiorire ancora.
Hanno trasformato la sofferenza in forza, la diversità in unicità, la fragilità in bellezza. Sono il simbolo di ciò che siamo quando non ci arrendiamo, quando impariamo a cadere e rialzarci, quando capiamo che amare significa restare, rinunciare, scegliere ogni giorno di esserci.
E così, tra una corsa sbilenca e un agguato improvvisato, tra un respiro faticoso e un sogno segreto, Spina e Stortino insegnano agli umani che li guardano la lezione più semplice e più difficile di tutte: che la vita, anche quando sembra stortissima, vale sempre la pena di essere vissuta.
Una storia tratta da libro di Eporedianimali
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