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Buono Vesta, Marrone assente in aula: l’assessore di cartone che prende in giro 50mila famiglie (Reel)

In Consiglio regionale Pd, M5S e Avs attaccano l’assessore: fugge dal confronto sul click day che ha escluso decine di migliaia di famiglie. E la maggioranza si trincera dietro cartelli tricolori e propaganda

Buono Vesta, Marrone assente in aula: l’assessore di cartone che prende in giro 50mila famiglie

assessore di cartone

"Ha preso in giro 50mila famiglie piemontesi e poi non si è nemmeno fatto vedere ...." denunciano le Opposizioni regionali. L’assessore Maurizio Marrone, regista del cosiddetto buono Vesta, oggi ha scelto la via più comoda: l’assenza. Proprio nel giorno in cui in Consiglio regionale si discutevano le interrogazioni sul caos del click day, l’uomo che si vanta di aver “inventato” questa misura si è dileguato, lasciando un’aula infuocata e le opposizioni con la sensazione di parlare davanti a un muro di cartone. Non a caso, le capigruppo Gianna Pentenero Pd, Sarah Di Sabato M5S e Alice Ravinale Avs lo hanno definito senza giri di parole “l’assessore di cartone”, accusandolo di sottrarsi a un confronto doveroso.

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Ma cos’è questo buono Vesta? Un contributo economico pensato per le famiglie con figli tra 0 e 6 anni, utile a coprire spese come rette di nidi e scuole dell’infanzia, baby-sitter, centri estivi, attività sportive e musicali. Un sostegno che, sulla carta, avrebbe dovuto aiutare chi fatica a sostenere i costi della crescita dei figli. Gli importi vanno da 800 a 1.200 euro, a seconda dell’ISEE familiare. Peccato che l’accesso al buono sia stato affidato a una sorta di gara digitale: un click day a mezzanotte, con migliaia di famiglie collegate contemporaneamente sul portale.

Il risultato? Prevedibile: i fondi sono evaporati in meno di mezz’ora. Chi è riuscito a cliccare nei primi istanti ha vinto il voucher, chi è arrivato anche solo qualche minuto dopo si è trovato davanti al messaggio “risorse esaurite”. Una vera e propria lotteria digitale, che ha premiato la velocità di connessione più che il reale bisogno delle famiglie. Non a caso, in aula le opposizioni hanno parlato apertamente di “presa in giro”.

lotteria

Mentre migliaia di genitori esclusi si chiedono come sia possibile trasformare un aiuto sociale in un concorso a premi, la maggioranza di centrodestra ha inscenato il solito teatrino propagandistico: cartelli tricolori sventolati sotto il naso delle opposizioni, accompagnati dall’orgogliosa rivendicazione che “il 90% degli aiuti è andato a famiglie italiane”. Peccato che quel 90% non rappresenti chi ha ottenuto il buono, ma piuttosto le famiglie escluse. Una matematica surreale, usata per ribaltare i fatti e trasformare il fallimento in successo mediatico.

Il click day, inoltre, ha colpito soprattutto i più fragili: chi non ha una connessione veloce, chi non è pratico di SPID o di procedure digitali, chi non ha la prontezza di un gamer professionista a mezzanotte in punto. Esattamente quelle famiglie che avrebbero avuto più bisogno di un sostegno reale e duraturo. “Alle famiglie non servono mancette e aiuti spot, ma misure strutturali in grado di rispondere ai bisogni del presente e del futuro”, hanno ribadito le opposizioni.

E Marrone? Non pervenuto. L’assessore che ama annunciare misure “storiche” e parlare di sostegno alla natalità non ha trovato il tempo per sedersi in aula e spiegare perché 50mila famiglie siano state umiliate da un sistema così discriminante. Un’assenza che pesa più di qualsiasi risposta. 

Il boomerang politico, insomma, è servito: il buono Vesta, nato come misura simbolo della Giunta Cirio, oggi è diventato il simbolo del suo fallimento. Un buono che più che sostenere, divide. E un assessore che più che governare, scappa.

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