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Salvini a Donnas e il treno della propaganda

Il ministro delle Infrastrutture ha visitato il cantiere valdostano assicurando che i lavori saranno conclusi entro giugno 2026, con sei mesi di collaudi e riapertura della linea a gennaio 2027

Salvini a Donnas: «L’elettrificazione della Ivrea–Aosta è a metà, i treni torneranno nel 2027»

Salvini a Donnas: «L’elettrificazione della Ivrea–Aosta è a metà, i treni torneranno nel 2027»

Ieri il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini si è presentato a Donnas per il sopralluogo ai lavori di elettrificazione della ferrovia Ivrea–Aosta. Un cantiere che da mesi procede con i suoi ritmi, scanditi dai cronoprogrammi di RFI e dagli annunci della Regione, ma che per l’occasione è stato trasformato in palcoscenico politico.

Salvini, circondato da tecnici e telecamere, ha dichiarato che i lavori sono «già a metà dell’opera, i lavori stanno procedendo secondo i tempi» e che «entro giugno 2026 l’elettrificazione sarà completata e a gennaio 2027 i treni torneranno a viaggiare regolarmente». Parole ripetute come se fossero una rivelazione, quando in realtà si tratta di date note da mesi e scritte nero su bianco nei documenti ufficiali. La propaganda funziona così: dire l’ovvio fingendo di annunciarlo.

Il progetto, finanziato in gran parte con fondi PNRR, costa circa 173 milioni di euro (altre fonti parlano di oltre 200 milioni). Prevede tre nuove sottostazioni elettriche a Donnas, Châtillon e Aosta, l’adeguamento di gallerie, ponti e viadotti, lavori di abbassamento del piano del ferro, consolidamenti strutturali e interventi di accessibilità in stazioni come Nus e Hône-Bard, con marciapiedi rialzati, ascensori, sottopassi, percorsi tattili. Salvini ha messo l’accento su questo aspetto, dicendo che «non solo sostenibilità e innovazione, ma anche accessibilità: tutte le stazioni della linea saranno finalmente a misura di persona con disabilità». Anche qui: nulla di nuovo, ma confezionato come se fosse una scelta politica personale e non un requisito tecnico dovuto alle normative europee.

salvini

Dal punto di vista dei lavori, la situazione è chiara: sono stati posati circa 600 plinti di fondazione per i pali, pari a un terzo del totale, su oltre 2.000 pali previsti. La sottostazione di Donnas è quasi completata, quella di Châtillon procede a metà e quella di Aosta è in corso. I tecnici parlano di cronoprogramma rispettato, ma questo non allevia i disagi di chi ogni giorno deve spostarsi tra la Valle e il Piemonte. Perché mentre i ministri si fanno fotografare tra i cantieri, i pendolari restano ammassati sugli autobus sostitutivi, costretti a coincidenze infinite, viaggi interminabili e un servizio che definire precario è poco. Da quasi due anni la linea è chiusa, e l’unico convoglio che viaggia regolarmente è quello della propaganda.

E la propaganda, in Valle d’Aosta, stride con un passato recente che non si può cancellare. Avs-Rete civica lo ha ricordato con precisione in una nota all’indomani della visita: «Tutti i valdostani sanno che i leghisti della Valle d'Aosta hanno sempre criticato la scelta di elettrificare la tratta ferroviaria Ivrea-Aosta, sia perché proposta e voluta con determinazione dall'Assessora Minelli, sia perché sostenevano e sostengono tuttora che altre siano le soluzioni da adottare, in particolare puntando su treni a idrogeno. Per tre anni, dopo l'inserimento dell'opera nel PNRR, non hanno perso occasione per gufare contro e dire che l'opera non si sarebbe realizzata, che il progetto era in alto mare, che Ivrea era contraria, che non si sarebbero rispettati i tempi. Ma ecco che arriva Salvini a visitare in pompa magna il cantiere della sottostazione elettrica di Donnas e celebrare i benefici dell'elettrificazione, la possibilità di far arrivare treni veloci dalle grandi città italiane fino ad Aosta, il superamento delle barriere architettoniche».

La nota prosegue senza mezzi termini: «In effetti si tratta di un intervento epocale nella ferrovia valdostana, il più importante investimento da quando, un secolo e mezzo fa, è stata realizzata la linea Ivrea-Aosta. Un impegno finanziario di Rfi per oltre 150 milioni di euro a beneficio della Valle. La domanda che molti si pongono è la seguente: ma Salvini e i leghisti della Valle d'Aosta si conoscono, si parlano? La risposta però è probabilmente molto semplice: sia Salvini che i leghisti locali (come del resto persino gli unionisti), ormai si sono resi conto che l'elettrificazione si farà e si completerà nei tempi previsti e allora tanto vale cambiare registro e, dopo aver criticato per anni, saltare sul treno buono... quello elettrico».

Insomma, la visita di ieri ha confermato più la funzione scenica che quella informativa. I cantieri vanno avanti, come previsto; le date restano le stesse, come previsto; i pendolari continuano a soffrire, come previsto. L’unica cosa che cambia è la narrazione politica, che tenta di trasformare un cronoprogramma già scritto in una vittoria personale. E intanto la domanda rimane: quanto ancora i valdostani dovranno assistere a passerelle e annunci, mentre i loro spostamenti restano appesi agli orari degli autobus sostitutivi? La ferrovia Ivrea–Aosta sarà pure elettrificata nel 2026, ma fino ad allora il vero corto circuito è tra la realtà dei cittadini e la propaganda dei politici.

Propaganda

Ieri Salvini è andato a Donnas a dire che l’elettrificazione della Ivrea–Aosta è a metà e che finirà nel 2026, con riapertura nel 2027. La notizia è clamorosa: i lavori sono in corso e un giorno finiranno. Come se uno annunciasse che dopo il martedì arriva il mercoledì.

Si è parlato di modernità, sostenibilità, accessibilità. Tutto già previsto da RFI, ma davanti alle telecamere diventa una conquista personale. In realtà la modernità era già pronta nei cataloghi: i treni a batteria, che in Francia e Germania circolano da anni, non avrebbero chiesto né miliardi né anni di cantiere. Bastava comprarli. Ma con i treni a batteria niente passerelle, niente foto col casco, niente inaugurazioni.

E allora avanti con i cantieri, i nastri e i comunicati. I valdostani avranno i treni nel 2027. Avrebbero potuto averli molto prima. Ma senza propaganda, e senza fili sopra i binari, a cosa servirebbe un ministro?

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