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Clima e alluvioni, Luca Mercalli al castelletto di San Mauro: “La realtà che non vogliamo vedere”

Un castelletto gremito per la Lectio Magistralis. Mercalli: “Trenta gradi a settembre, sei oltre la media”

Clima e alluvioni, Luca Mercalli al castelletto di San Mauro: “La realtà che non vogliamo vedere”

Clima e alluvioni, Luca Mercalli al castelletto di San Mauro: “La realtà che non vogliamo vedere”

Sabato 20 settembre 2025, alle 18.30, San Mauro ha accolto Luca Mercalli al castelletto per una Lectio Magistralis organizzata dalla Fondazione “Circolo dei lettori” con il sostegno del Comune, in occasione della Festa Patronale. L’ingresso libero ha richiamato un pubblico eterogeneo, tanto che è stato necessario aggiungere decine di sedie sul prato antistante. Nonostante ciò, la partecipazione – proporzionalmente alla popolazione sanmaurese – è stata ridotta. Sono argomenti scomodi, quelli sul clima, che spesso si preferisce non ascoltare.

A introdurre l’evento è stata la sindaca Giulia Guazzora, che ha ringraziato i presenti e ricordato il percorso di recupero del castelletto grazie ai fondi PNRR, citando il contributo di Stefano Mascagni, gestore dello spazio, e Carola Messina, per il “Circolo dei lettori”. Subito dopo, il palco è passato al climatologo.

Mercalli ha iniziato con una fotografia impietosa: “Oggi si registrano 30 gradi, sei oltre la media stagionale. Le ultime grandi alluvioni a Torino furono nel 1839, nel 2000 e nel 2016. In Emilia-Romagna ce ne sono state quattro in un anno e mezzo. È molto diverso subire un’alluvione ogni cento anni o subirne tante così ravvicinate. Le case perdono valore e non c’è tempo per metabolizzare le tragedie”.

Luca Mercalli e la sindaca Giulia Guazzora

Il professore ha ricordato episodi storici: l’alluvione di Sant’Anna di cinque anni fa, quella devastante del 2000, e perfino una piena del Tevere di 2700 anni fa. Poi, con un salto nella storia climatica, ha citato le estati fredde del Seicento, narrate anche da Manzoni, e l’eruzione del vulcano indonesiano del 1815, che oscurò il cielo e provocò carestie. “Dal 1753 abbiamo registrazioni affidabili. L’estate 2025 è stata la quarta più calda da allora”, ha spiegato, ammettendo con amarezza: “Ieri in TV ho dato numeri, ma la gente non crede neppure ai numeri. Mi sono sentito dare del bugiardo”.

Con ironia amara, Mercalli ha ricordato come nel Medioevo il Po fosse talmente ghiacciato da diventare una strada praticabile. “L’ultima gelata vera fu nel 1929, l’ultimo inverno freddo nel 1985. Oggi invece non vogliamo prendere atto della realtà, per convenienza o interesse”.

La sua riflessione ha trovato un’eco anche nel Vangelo della domenica, dedicato al creato come dono da custodire. “In dieci anni dal trattato di Parigi non si è fatto nulla. Oggi la Cina supera l’America e l’Europa, eppure basta guardare i capannoni Iveco: 2500 metri senza un pannello solare. Le rinnovabili servono a migliorare la vita, le armi la peggiorano”, ha scandito, tra applausi e silenzi pesanti.

La serata si è chiusa al tramonto, tra dediche sul suo libro “Breve storia del clima” (Einaudi) e un prato rischiarato soltanto dalla penombra naturale. Nessuna lampada accesa: “Non voglio produrre ulteriore CO₂”, ha detto il professore. Un gesto simbolico che ha lasciato i presenti a riflettere, mentre il castelletto si spegneva lentamente insieme al giorno.

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