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21 Settembre 2025 - 19:24
Agliè, 20 settembre – Giovanni Cordero con la scrittrice e giornalista Marina Rota, autrice ‘Amalia Guglielminetti – L’amore in versi con Guido Gozzano’.
Il cancello si apre piano, come a non voler disturbare il respiro antico di quella dimora. È sabato 20 settembre e il cielo sopra Agliè ha la limpidezza sospesa delle giornate di fine estate, un preludio dell’autunno. Ad accogliermi è Giovanni Cordero, custode appassionato di una casa che non è soltanto mura e ricordi, ma luogo sacro della memoria letteraria.
“Benvenuta”, mi dice con quel tono elegante e gentile che accompagna chi sa di condurre l’ospite non in un’abitazione qualsiasi, ma in uno scrigno di storie. La casa, ereditata quattro anni fa dal figlio Jacopo - ex gallerista oggi residente a Shanghai, collezionista di volti cinesi - è appartenuta ad Annabella Parenzo, madrina e zia acquisita di Jacopo, figura leggendaria per eleganza e stile.
La dimora storica di Agliè, un tempo frequentata da Guido Gozzano e oggi custode di memorie e atmosfere crepuscolari, dove si è svolta la presentazione del libro di Marina Rota
Jacopo Cordero, nato nel 1977, vive a Shanghai dove lavora come imprenditore nel settore tessile, curando disegni e patterns per fabbriche di moda, biancheria e arredamento. Parallelamente ha costruito una collezione originale di soli ritratti, tutti nel formato 37x33, presentata anche alla Fabbrica del Vapore di Milano, due anni orsono. Intitolata Volti della Cina, raccoglie visi realistici e surreali, deformati o sovrapposti, urlanti, piangenti o enigmatici: una galleria che, attraverso l’espressione delle nuove generazioni, restituisce la storia e i contrasti del gigante asiatico.
Jacopo Cordero, imprenditore e collezionista d’arte residente a Shanghai,
Giovanni mi racconta poi di Annabella, buyer di Fiorucci negli Stati Uniti, aveva vissuto gli anni ruggenti della moda newyorkese, respirando creatività e mondanità. Ma ogni estate, lasciava Nizza -dove abitava - per tornare qui, tra queste mura di pietra e memorie, immergendosi nell’atmosfera crepuscolare del Canavese. Collezionista d’arte, donna dal gusto raffinato, ha lasciato in eredità a Jacopo non solo la casa, ma un amore contagioso per la bellezza.
Una delle opere della collezione di Jacopo Cordero:, esposte in una sala della parte moderna della casa: un dipinto potente, sospeso tra realismo e visione, che restituisce le inquietudini e le contraddizioni delle nuove generazioni.
Entrando, l’impressione è di varcare una soglia temporale: i tre corpi di fabbrica – uno settecentesco, l’altro ottocentesco e l’ultimo del 1926 – si ergono come custodi silenziosi di un passato fatto di vite intrecciate, di passioni e di perdite, che le mura sembrano ancora sussurrare. La sala neogotica, restaurata e ridisegnata sul modello dei progetti D’Andrate, si apre solenne, con il suo fascino da romanzo ottocentesco. Nel corpo adiacente, una sala ospita alcune delle opere - ritratti cinesi - collezionate da Jacopo Cordero. Ma è nel giardino che si avverte l’anima più struggente di questa dimora: un cipresso piantato nel 1916, anno della morte di Guido Gozzano, si erge a testimone silenzioso, pronto a compiere 110 anni. Sembra sussurrare ancora i versi di colui che qui trascorse le estati e che trovò in queste stanze la quiete e, forse, la malinconia necessaria per scrivere.
La sala neogotica, all'interno di villa Parenzo, restaurata e ridisegnata sul modello dei progetti D’Andrate.
La casa, mi racconta Giovanni Cordero, custodisce fotografie, lettere e persino poesie inedite del poeta. Un patrimonio affettivo che lega indissolubilmente questa residenza agli anni in cui la famiglia Gozzano, in amicizia con i Parenzo, la frequentava come ritiro estivo. In una stanza, un ritratto del giovane Guido con la madre osserva chi entra: lo sguardo malinconico sembra quasi accompagnare i passi dei visitatori, come se ancora oggi volesse essere partecipe delle conversazioni che si svolgono tra queste mura.
In questo scenario sospeso tra memoria e poesia, il pomeriggio del 20 settembre si è trasformato in un piccolo teatro letterario: qui è stato presentato ‘Amalia Guglielminetti – L’amore in versi con Guido Gozzano’ (Edizioni Pedrini) della giornalista e scrittrice torinese Marina Rota, appena rientrata da Roma, dove ha ri-presentato con successo il suo ‘Sotto le stelle di Fred’.
L’opera dedicata ad Amalia si arricchisce della presentazione di Vittorio Sgarbi, della prefazione di Claudio Gorlier e delle tavole illustrate di Fulvio Leoncini, restituendo al pubblico la voce di un amore impossibile che ancora oggi continua a vibrare oltre il tempo.
Nel giardino, tra le rose e le ombre del cipresso centenario, Giovanni Cordero siede accanto a Marina Rota sulla stessa panchina dove un tempo Gozzano amava comporre i suoi versi. La scena sembra appartenere a un quadro: la voce maschile rievoca la storia della dimora, mentre quella femminile riaccende, con emozione, le parole di un epistolario che continua a bruciare anche dopo più di un secolo.
Marina, con quella capacità di raccontare che unisce rigore giornalistico ed empatia narrativa, accompagna i presenti dentro la storia di Amalia Guglielminetti, la poetessa ribelle che osò sfidare i codici sociali e letterari del suo tempo. Nel suo libro, Rota ricostruisce la passione e il tormento di un amore mai consumato con Guido Gozzano, che lei stessa definisce “il bel romanzo non vissuto”.
“Quelle righe spietate – spiega Marina - non sono solo il sigillo di un amore negato, ma anche la chiave per rileggere retrospettivamente l’episodio dell’anno precedente: l’attesa vana di Amalia ai piedi della collina torinese, quando Guido non si presentò all’appuntamento e lei, dileggiata dai passanti, si inoltrò fra i sentieri del Valentino pensando di Guido tutto il male possibile e passeggiando malinconicamente a lungo, perché, rientrando a casa in anticipo, le sorelle avrebbero compreso “la sua disfatta”. È in quella scena sospesa, in quel passo solitario che si allontana, nelle sue polacchine sul selciato, che si avverte l’emblema di tutti gli appuntamenti mancati della vita. Un’immagine che, trasformata in suono e ritmo, diventava poesia nella mia mente”.
Il pubblico ascolta in silenzio, catturato da una narrazione che intreccia citazioni e analisi. Giovanni legge alcune poesie in endecasillabi, scritte da Marina nella ‘Silloge gozzaniana,’ quasi in transfert con ambedue i poeti, anche se Vittorio Sgarbi, nella presentazione, si spinge oltre e scrive: “Marina incarna Guido e Amalia. S’identifica con lui, anche quando parla con lei” ed ancora: “Oggi sappiamo che Gozzano è vivo e che la sua lingua si può riprodurre”; poi l’autrice ricorda come Gozzano definisse Amalia: “le vostre qualità allontananti”. Bellezza, intelligenza, forza e femminilità che, lungi dall’attirarlo, lo spaventavano. Per lui, malato e morbosamente legato alla madre, l’amore con la poetessa poteva esistere solo nella sfera spirituale, sublimandolo e mai nella realtà carnale.
Marina restituisce al pubblico l’immagine di una donna che non fu solo amante respinta, ma poetessa consapevole, intellettuale capace di parlare di libertà e oppressione, di amore e solitudine, in un’Italia che raramente riconosceva alle donne il diritto di parola.
Scatto di famiglia: da sinistra, la giovane Marina Rota accanto alla madre, la maestra Palmina, al padre, il maresciallo dei Carabinieri Anselmo Rota, e al fratello Gianni.
La presentazione, tuttavia, non è stata solo un omaggio letterario. Ha avuto anche un significato intimo e personale. Il 20 settembre sarebbe stato il compleanno del padre di Marina e Gianni, il maresciallo dei Carabinieri Anselmo Rota, figura amata a Chivasso (nel torinese), a cui recentemente il Consiglio comunale ha deliberato di dedicare una targa commemorativa. “Dovevo essere qui – confida Marina – per ricordarlo in un luogo che parla di poesia e di vita. Mio padre diceva sempre: ‘Se scrivessi come te, scriverei anche sui muri’. A lui, al maresciallo Anselmo Rota, ho dedicato un libretto che presenterò proprio in questa occasione, come ulteriore segno d’amore e di memoria”.
Il cerchio della memoria si chiude così, tra le mura di una casa che ha visto scorrere vite straordinarie: da Annabella Parenzo, cosmopolita e collezionista, al poeta crepuscolare per eccellenza, fino al ricordo di ‘Amalia Guglielminetti e L’amore in versi con Guido Gozzano”.
Quando il sole cala dietro il profilo del cipresso, il giardino si veste d’oro e d’ombra. Le parole di Marina Rota restano sospese nell’aria, come un filo invisibile capace di legare passato e presente. Agliè non è più soltanto un luogo: diventa simbolo, testimonianza che la letteratura non vive solo nei libri, ma continua a pulsare nei luoghi, nelle voci, negli incontri che la riportano alla luce.
E mi congeda così, regalando un’ultima emozione: “Entrare nell’incantevole giardino di Giovanni; parlare di Guido e Amalia sulla panchina dove il poeta scriveva versi e scherzava con gli amici è stato per me un viaggio a ritroso nel tempo, uno di quelli che porto nel cuore. Fra le mille presentazioni, mai come in quel “locus animae” ho percepito tanta empatia, tanta viva partecipazione. L’atmosfera gozzaniana ci ha avvolti come in un sogno, facendoci sentire più vicini non solo ai sentimenti dei due poeti, ma anche alla luce della nostra amicizia. Si è celebrato come meglio non si poteva il compleanno di mio padre, del quale ho avvertito la sorridente presenza fra noi”.
BOX di approfondimento: Chi è Marina Rota?
Marina Rota, laureata in Giurisprudenza, già Direttrice della rivista scientifica della Città della Salute e della Scienza, una brillante carriera nel giornalismo culturale, autrice di sei pubbblicazioni impreziosite da prefazioni di firme illustri- Vittorio Sgarbi, Margherita Oggero, Paolo Conte, Piero Bianucci- e focalizzate su figure di grandi torinesi, da Guido Gozzano a Fred Buscaglione, sta attualmente ottenendo grande successo con il suo "Certe donne, a Torino - Incontri ravvicinati con figure straordinarie", dedicato a otto torinesi che hanno brillato per il loro genio in ogni campo delle arti e del sapere. Anche Marina Rota, già vincitrice di numerosi premi- fra cui il primo premio Mario Pannunzio per il giornalismo, il primo premio Mario Soldati per la saggistica, il premio Cultura Ennio Flaiano, il Premio Internazionale Città di Cattolica per la poesia, sta lasciando un segno profondo in vari ambiti culturali, organizzando Convegni e conferenze prestigiose (su Elemire Zolla, Guido Ceronetti, Gabriele D'Annunzio) e diffondendo amore e conoscenza per l'arte e la letteratura.
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