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19 Settembre 2025 - 22:06
“Si assumono operai per montare auto”: ad Orbassano torna la speranza
Il cartello affisso ai cancelli di Orbassano continua a fare parlare di sé: “Si assumono operai per montare automobili”. In un tempo in cui la parola “assunzione” sembra scomparsa dal vocabolario dell’automotive torinese, dominato da cronache di cassa integrazione, esuberi e stabilimenti svuotati, leggere un messaggio del genere ha l’effetto di una scossa elettrica. Eppure non è un’illusione: è la realtà di Mole Urbana, l’azienda che porta la firma del designer Umberto Palermo, e che oggi scommette sull’Italia e sulla sua capacità di reinventarsi. Venti ingressi immediati, che diventeranno progressivamente un centinaio di lavoratori diretti e fino a 400 nell’indotto, grazie a una filiera che coinvolge aziende del territorio e partner sparsi tra Piemonte e Marche.
Lo stabilimento non è nuovo: è l’ex Blutec, un gigante caduto, simbolo di promesse mai mantenute e di ferite aperte nella storia industriale del Torinese. Attraverso un bando del Mise – oggi Ministero delle Imprese e del Made in Italy – quell’edificio abbandonato è stato rilevato, ristrutturato e riportato alla vita. Una resurrezione industriale che assume un valore simbolico enorme in un contesto di desertificazione produttiva. Palermo, con il suo stile diretto, lo dice chiaramente: “La nostra iniziativa non può certo risolvere da sola il dramma di migliaia di cassaintegrati o disoccupati, ma vuole rappresentare un segnale di speranza”.
Ma chi è Umberto Palermo? Nato come designer e imprenditore creativo, ha sempre coltivato l’idea di una mobilità diversa, più vicina ai bisogni reali delle persone. Non una mobilità di lusso, esclusiva, ma accessibile e sostenibile. Con Mole Urbana ha trasformato un sogno in un piano industriale concreto: una gamma di dodici modelli elettrici che spazia dalle microcar da città ai piccoli veicoli commerciali, capaci di inserirsi in quel segmento di mercato che altrove – basti pensare al Giappone con le sue “kei-car” – ha già trovato spazio e successo. L’idea è semplice e rivoluzionaria allo stesso tempo: auto elettriche compatte, con costi ridotti, facili da parcheggiare e da mantenere, pensate per chi vive in città congestionate e vuole liberarsi dal peso dell’automobile tradizionale.
Lo stabilimento di Orbassano, che sarà inaugurato ufficialmente a novembre, parte con obiettivi concreti: poche centinaia di veicoli nei primi mesi, circa duemila nel primo anno e una crescita progressiva fino a cinquemila entro il quarto. Non numeri da colosso, ma quelli di una fabbrica che vuole crescere passo dopo passo, consolidando competenze e posti di lavoro. E soprattutto numeri che significano macchine realmente costruite in Italia, con telai, plastiche, plance e fusioni d’alluminio affidati a una filiera produttiva che vive nel raggio di poche decine di chilometri.
Non si tratta solo di Torino. Il progetto infatti ha trovato alleati anche nelle Marche, dove a Fabriano è previsto un secondo stabilimento che completerà la rete produttiva. Piemonte e Marche, due territori diversi accomunati dalla volontà di non arrendersi, diventano così i poli di un progetto nazionale. Dietro ci sono investimenti privati e pubblici: Cdp Venture Capital, imprenditori italiani e realtà industriali che hanno scelto di puntare su Mole Urbana, convinti che il futuro della mobilità possa passare anche da un modello inedito, costruito su misura per le città europee.
Il design, del resto, è la cifra distintiva di Palermo. Le Mole Urbana non vogliono essere anonime scatole elettriche, ma oggetti riconoscibili, che richiamano la tradizione del gusto italiano. Linee compatte ma raffinate, interni pensati per coniugare funzionalità ed estetica, attenzione ai materiali e alla sostenibilità. Non semplici auto, ma micro architetture su quattro ruote. È qui che emerge l’anima del designer, che ha deciso di non limitarsi a immaginare concept futuristici, ma di portarli davvero sulla strada.
In un panorama dove le grandi multinazionali hanno spesso scelto la via della delocalizzazione e della produzione di massa, Mole Urbana percorre la strada opposta: una produzione artigianale che diventa industriale, una fabbrica che rimette al centro il lavoro e l’ingegno italiani. Il cartello appeso ai cancelli di Orbassano, con il suo annuncio quasi d’altri tempi, diventa allora il manifesto di un’Italia che non vuole rassegnarsi. Non un miracolo, certo, ma un segnale. E in questo segnale c’è tutta la forza di una sfida che potrebbe restituire al Torinese un po’ di quella fiducia che da troppo tempo manca.
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