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17 Settembre 2025 - 21:14
Nella foto: un cane, l'assessora Gabriella Colosso e il consigliere Massimiliano De Stefano
È il giallo di Ivrea, roba da intrighi alla Agatha Christie. Solo che qui i morti non c’entrano — o meglio, c’entrano, visto che siamo al cimitero — ma il mistero riguarda i vivi. E i loro cani. Domanda: possono entrare o no? Risposta: dipende... "Da che depende?" cantava la buonanima di Jarabe de Palo. Se trovate il cartello della Berlor General Contractor, l’azienda che gestisce la manutenzione, "No".
"Sì", senza se e senza ma, se invece aprite il regolamento comunale sul benessere animale, approvato nel 2024, e fortemente voluto e difeso con le unghie e con i denti dall'assessora Gabriella Colosso. E allora? Allora, nel frattempo, siamo rimasti come a maggio, e poi a luglio, e oggi ancora uguali: con l'immagine del cartello che fa bella mostra di sé e con l’assessora che casca dalle nuvole come se non avesse mai sentito parlare della faccenda.
L’assurdo è servito: il cartello vieta l’accesso “alle persone accompagnate da cani”. Il che, tradotto alla lettera, significa che il cane potrebbe tranquillamente entrare, a patto di lasciare fuori il padrone. Immaginatevi la scena: Fido passeggia tra le tombe a salutare la nonna, mentre voi restate appesi al cancello, esclusi perché… troppo umani. E se poi qualcuno osa forzare il divieto, scatta l’obbligo — sempre scritto nero su bianco — di chiamare i vigili. Come dire: cani e padroni, pericolosi sovversivi da segnalare con urgenza alla municipale.
La chiave di volta sta tutta lì: a Ivrea ci sono due regolamenti. Da una parte il regolamento di polizia mortuaria che all’articolo 126 vieta l’ingresso agli animali. È a questo che la Berlor si aggrappa per affiggere il cartello e fare la voce grossa con chi si presenta con il cane. Dall’altra, però, c’è il regolamento sul benessere degli animali, approvato nel 2024, che invece permette esplicitamente ai cani di entrare nei cimiteri, al guinzaglio e sotto la responsabilità del padrone. Due norme in clamoroso contrasto, un cortocircuito che produce solo confusione e disagi.
E qui entra in scena l’assessora Colosso, con la sua delega al benessere animale, che a luglio aveva dichiarato con disarmante innocenza: “Pensavo fosse già stato risolto. È vero che il regolamento di polizia mortuaria dice così, ma ce n’è un altro, più recente, che vale di più. I cani possono entrare al guinzaglio”. Ottimo, benissimo, chiarissimo. Peccato che dopo quella dichiarazione non abbia mosso un mignolo del piede, un sopracciglio, nulla. Morale? Il regolamento di polizia mortuaria resta lì, non aggiornato, e il cartello della Berlor continua a campeggiare all’ingresso come se fosse la Bibbia.
Peraltro, sempre a luglio, il consigliere Massimiliano De Stefano aveva invitato i cittadini alla disobbedienza civile, o meglio, canina: “Il Comune deve chiarire, basta con questa confusione. Se rispettate le regole, non siete ospiti sgraditi”. E aveva pure preannunciato una mozione. Ma le mozioni, si sa, non hanno il potere magico di far cadere i cartelli dai cancelli: restano nei faldoni.
Il risultato è che ci ritroviamo nel solito teatrino all’italiana: due regolamenti che dicono il contrario, un assessore che assicura che è tutto a posto, un’azienda che applica la regola più comoda e un cartello che diventa il simbolo di un Comune incapace di fare chiarezza. Così i cittadini restano prigionieri del paradosso: se rispettano il regolamento nuovo, disobbediscono al vecchio; se obbediscono al vecchio, calpestano quello nuovo. E alla fine non sanno più a chi dare retta, se al cane che tira il guinzaglio o al vigile, o a Berlor, o a De Stefano.
Vero è che, sempre a luglio, l’assessora Colosso ci aveva tenuto a ricordare che “in città ci sono troppi sporcaccioni”. Verissimo, ma che cosa c’entra questo col cimitero? È come se, per punire chi butta la carta per terra, vietassimo a tutti di uscire di casa.
Insomma, a Ivrea si può morire senza sapere se il proprio cane potrà venire a portarvi un fiore. E non è detto che il mistero si sciolga presto: nel frattempo i cartelli restano, le dichiarazioni si accumulano, e i cittadini si chiedono se in Comune ci sia davvero qualcuno che abbia voglia di occuparsi di cose concrete.
Perché qui non parliamo di opere faraoniche: si tratta di aggiornare un regolamento e togliere un cartello. Due mosse che, in un Paese normale, si farebbero in un pomeriggio. A Ivrea, invece, sembrano richiedere un tavolo tecnico, un comitato di esperti e magari un consiglio straordinario in tre sedute.
Nel frattempo, l’assurdo regna sovrano al cimitero: i morti riposano in pace, i vivi litigano sui cani, e i cartelli parlano da soli, come quei film muti che facevano ridere più di mille parole. Solo che qui, purtroppo, c’è poco da ridere...
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