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17 Settembre 2025 - 14:30
Ospedale di Ivrea: un disastro annunciato: pazienti senza letti e carrozzine introvabili
Ospedale di Ivrea, caos di ordinaria malagestione sanitaria. Nessuna finzione scenica: tutto vero, tutto reale, tutto terribilmente quotidiano. Dal 15 settembre è entrata in vigore una nuova disposizione interna che ha spostato i posti letto di oculistica dall’ortopedia all’area chirurgica. Sulla carta, l’ennesimo tentativo di “razionalizzare” gli spazi. Nella realtà, l’ennesimo disastro.
Il problema è tanto semplice quanto devastante. Toh guarda, i posti letto non ci sono. Punto. Nessuno si è chiesto come organizzare davvero la transizione, nessuno ha fatto i conti con i numeri, nessuno ha comunicato per tempo a chi ogni giorno si trova a lavorare nei reparti. E nessuno ha previsto le conseguenze. Così, stamattina, la fotografia era impietosa: i pazienti erano più numerosi dei letti disponibili. La domanda, amara, sorge spontanea: dove li hanno messi? La risposta è grottesca. Sulle sedie.
“Sti poveracci sono lì, stanchi e doloranti, abbandonati senza alcuna dignità” racconta un familiare di un paziente, mostrando una foto che dovrebbe finire direttamente sulla scrivania dell’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi. Anziani e malati costretti a rimanere seduti per ore, come se il diritto a un letto fosse diventato un privilegio riservato a pochi eletti.
E non è finita qui. Perché nella tragicommedia all’italiana che si è consumata nei corridoi di Ivrea questa mattina mancavano anche le carrozzine. Pazienti che avrebbero dovuto essere trasportati in sicurezza si sono ritrovati a dover arrancare come potevano, sorretti dai familiari o aiutati da infermieri già allo stremo. Come se nessuno avesse immaginato che, in un ospedale, potesse servire qualcosa di banale come una carrozzina. Un’umiliazione nell’umiliazione, aggravata dall’impotenza di un personale sanitario costretto a fronteggiare l’impossibile con mezzi sempre più scarsi e con decisioni calate dall’alto senza logica né buon senso.
Come se non bastasse, il quadro è stato reso ancora più sconfortante dalla totale promiscuità: uomini e donne ammassati insieme, costretti persino a spogliarsi in sala operatoria senza alcuna distinzione di reparto o di condizione clinica. Una promiscuità che non si vede nemmeno in situazioni di emergenza straordinaria, e che qui invece diventa normalità. Una gestione che calpesta ogni principio di rispetto, di privacy, di umanità.
Insomma, l’ennesima pagina nera per un’Asl, la To4, che da anni naviga a vista, sospesa tra tagli lineari, riorganizzazioni mal concepite e promesse istituzionali puntualmente disattese. Si parla di piani di rilancio, di un ospedale nuovo, di innovazioni tecnologiche. Ma la quotidianità resta questa: sedie al posto dei letti, carrozzine introvabili, corridoi e stanze trasformate in sale d’attesa improvvisate.
Le vittime restano sempre le stesse: i pazienti. Persone fragili, che varcano la soglia dell’ospedale con la speranza di ricevere cure e che invece si ritrovano catapultate in un limbo disumano. Senza un letto, senza carrozzina, senza nemmeno la garanzia di una dignità minima. Non è il caso a determinare tutto questo, ma una gestione incapace di programmare e di comunicare, e una politica che continua a giocare con la sanità.
E intanto i pazienti stanno lì, con lo sguardo perso nel vuoto. Il vuoto della politica, il vuoto dell’organizzazione, il vuoto della dignità.
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