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17 Settembre 2025 - 09:32
Ivrea si mobilita contro le armi nucleari: manifestazione e monumenti illuminati
Il prossimo venerdì 26 settembre 2025, dalle ore 17.30 alle 19, Ivrea sarà protagonista di una manifestazione pubblica dedicata alla Giornata Internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari, sul Lungo Dora di corso Cavour. L’iniziativa è organizzata dall’Amministrazione comunale e dal Presidio per la Pace, con il sostegno dell’Ivrea Canoa Club, e coinvolgerà associazioni, cittadini e rappresentanti istituzionali del territorio canavesano.
Questa ricorrenza è stata istituita dall’ONU per ricordare il gesto di Stanislav Petrov, ufficiale sovietico che nella notte tra il 25 e il 26 settembre 1983 si trovò di fronte a un allarme lanciato dai sistemi di difesa che indicava l’avvio di un attacco nucleare da parte degli Stati Uniti. Secondo i protocolli militari avrebbe dovuto autorizzare la risposta atomica. Petrov, invece, decise di non dare seguito all’ordine, intuendo che si trattava di un errore tecnico. La sua decisione evitò una guerra nucleare in piena Guerra fredda e il suo nome è da allora associato a un atto che ha letteralmente impedito la catastrofe.
La giornata del 26 settembre si inserisce inoltre al termine della “Settimana di azione globale contro le spese per le armi nucleari”, iniziata il 21 settembre in concomitanza con la Giornata Internazionale della Pace. L’obiettivo è comune: promuovere una cultura di pace, ridurre le tensioni internazionali e riportare il dibattito pubblico sulla necessità di arrivare all’abolizione degli ordigni atomici.
Il programma di Ivrea prevede vari momenti di partecipazione. Le organizzazioni per la pace e le associazioni locali proporranno letture, interventi e canzoni dedicate al tema. In contemporanea, nel tratto della Dora Baltea che costeggia corso Cavour, giovani canoisti sfileranno con le bandiere della pace sulle loro imbarcazioni. L’immagine sarà completata da striscioni e messaggi rivolti al Governo italiano, affinché il Paese aderisca formalmente al Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari. L’Italia, come noto, non ha ancora compiuto questo passo, nonostante le pressioni arrivate negli anni da associazioni e reti civiche.
Un altro aspetto dell’iniziativa riguarda i luoghi simbolici della città. Accogliendo la richiesta di ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e Croce Rossa Italiana, il Castello di Ivrea, la piazza Ottinetti e la fontana dedicata a Camillo Olivetti saranno illuminati di rosso. Un gesto semplice ma visibile.
Il contesto internazionale in cui cade questa edizione rende l’appuntamento ancora più significativo. In Ucraina la guerra continua da oltre tre anni, la Striscia di Gaza e la Palestina restano al centro di un conflitto che produce vittime civili quotidiane, e la minaccia dell’uso di armi di distruzione di massa rimane uno scenario che diversi analisti non escludono. A ricordarlo sono anche gli anniversari storici: sono passati 80 anni dai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, le uniche due città colpite da ordigni atomici, ma l’eco di quella tragedia resta un monito.
Ivrea non parte da zero in questo percorso. La città aderisce da tempo alla rete internazionale “Mayors for Peace”, che raccoglie oltre 8.000 municipalità in tutto il mondo e che è presieduta dal sindaco di Hiroshima. L’adesione, negli anni, ha permesso di collegare le iniziative locali a una dimensione globale e di portare anche nelle piazze del Canavese riflessioni che altrimenti rischierebbero di rimanere patrimonio solo di specialisti e diplomatici.
L’invito è rivolto a tutte le cittadine e i cittadini di Ivrea e dei Comuni vicini. La partecipazione è estesa anche ai rappresentanti istituzionali: sindaci, consiglieri e amministratori che vorranno essere presenti al fianco della società civile in un’iniziativa che intende ribadire, con chiarezza e senza retorica, un principio preciso: la pace globale non è compatibile con l’esistenza delle armi nucleari.
Il riferimento costante nelle iniziative come quella di Ivrea è il Trattato delle Nazioni Unite per la proibizione delle armi nucleari (TPNW), adottato dall’Assemblea generale dell’ONU il 7 luglio 2017 ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021. Si tratta del primo strumento giuridicamente vincolante che mette al bando in modo totale le armi atomiche, stabilendo il divieto di svilupparle, testarle, produrle, possederle, utilizzarle o minacciarne l’uso.
Ad oggi più di 90 Paesi hanno firmato il trattato e oltre 65 lo hanno ratificato, soprattutto Stati dell’America Latina, dell’Africa e del Sud-Est asiatico. Tuttavia, le principali potenze nucleari – Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito – non hanno aderito, così come gli altri Paesi membri della NATO, Italia compresa.
La posizione italiana è particolarmente discussa. Il nostro Paese, pur non possedendo ordigni nucleari, ospita sul proprio territorio bombe statunitensi nelle basi di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone), nell’ambito della condivisione nucleare prevista dalla NATO. Questa circostanza viene spesso citata dal Governo come motivo di incompatibilità con la sottoscrizione del trattato. Le associazioni pacifiste, invece, sostengono che l’adesione rappresenterebbe un atto politico forte, capace di spingere altri Paesi europei verso il disarmo.
L’Italia ha comunque votato a favore di diverse risoluzioni ONU che invitano a proseguire il percorso verso l’eliminazione delle armi nucleari, ma finora non ha mai partecipato agli incontri degli Stati firmatari del TPNW. Una distanza che viene regolarmente contestata da reti come ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons), Premio Nobel per la Pace nel 2017, e dalle amministrazioni locali aderenti al movimento dei “Mayors for Peace”.
La contraddizione rimane evidente: da un lato l’Italia si richiama ai principi del disarmo e della pace, dall’altro continua a rimanere sotto l’ombrello nucleare della NATO senza dare segnali di apertura verso una ratifica. È proprio su questo punto che le manifestazioni locali insistono, chiedendo con forza che il Parlamento e il Governo aprano un dibattito concreto sull’adesione.
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