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18 Settembre 2025 - 08:22
Rachele Santin
Guidato da un vento di sorprese, il Rione Frêta si conferma ancora una volta come il più imprevedibile di Caluso. Uno spirito dinamico che non è solo un tratto distintivo, ma il filo invisibile che tiene insieme rioni e frazioni del borgo, affondando le radici nella storia stessa della comunità. Nato al di fuori delle antiche mura medievali, il Frêta ha da sempre il compito – e forse il destino – di rompere confini, abbattere barriere, ridefinire l’identità di Caluso. Oggi il rione si estende dall’ex municipio di Via Sant’Andrea fino a un reticolo di strade – da Via San Clemente a Via Belvedere, da Via Guala a Via Mattirolo – che ne segnano il cuore pulsante.
I suoi colori, il giallo e il nero, raccontano molto più di un semplice abbinamento cromatico: rappresentano il leone, simbolo di forza e coraggio, emblema del rione fin dagli anni ’70. Prima raffigurato in forme generiche, negli anni ’90 il leone si è trasformato in un rampante nero, più fiero e battagliero, a incarnare l’anima grintosa e orgogliosa del quartiere.
Ma il Frêta non è soltanto territorio: è comunità, è festa, è passione condivisa. «All’interno del rione, giovani e meno giovani si dedicano con entusiasmo alla creazione del carro allegorico per la Festa dell’Uva», racconta Carola Borgia, Ninfa del Frêta per tre anni consecutivi, dal 2019 al 2021, in un periodo segnato dalle incertezze della pandemia. Una figura che, insieme allo zio Carlo Borgia, presidente del rione, incarna la memoria e la continuità delle tradizioni. «Da una parte i più giovani sfilano e partecipano al palio – spiega Carola – mentre i veterani si occupano della piola enogastronomica e organizzano la Festa di San Clemente, che chiude l’anno di celebrazioni calusiesi».
La devozione a San Clemente affonda le radici nel tempo. Papa e martire, il suo culto si lega a Caluso dal 1748, quando il conte Amedeo di Masino donò alla comunità una reliquia preziosa, ancora oggi custodita con orgoglio. Ogni anno, nella terza settimana di novembre, il Frêta rinnova questa tradizione con la Festa di San Clemente: il falò in Piazza Santa Marta non è soltanto un rito, ma il simbolo della conclusione di un anno intero di vita comunitaria.
Tra le invenzioni più recenti c’è invece Il Boccio, nato nel 2013. Più che un torneo, un gioco corale che mescola abilità, ironia e fantasia: dal calcetto alla pallavolo, palla colpita, bocce e wine-pong. Una formula che cambia ogni anno per restare imprevedibile, ma che mantiene intatto l’obiettivo: far incontrare rioni e frazioni, rafforzare legami, trasformare la competizione in occasione di unione.
Il rione con il presidente Carlo Borgia al centro
L'essenza del rione
Lo stand del rione alla Festa dell'Uva
La festa del rione durante la Festa dell'Uva
Quest’anno i riflettori si accendono su Rachele Santin, ventiquattrenne scelta come Miss del Frêta alla Festa dell’Uva. «Sono nata e cresciuta qui e sono orgogliosa di rappresentare il mio rione» ha dichiarato, con l’emozione di chi non ama stare al centro dell’attenzione ma riconosce il valore di un incarico così speciale. «Credo molto nel valore delle tradizioni e nell’importanza di tramandarle ai più giovani», ha aggiunto, ringraziando Comune, Pro Loco e associazioni per l’impegno costante.
Il Frêta, con il suo nome che richiama la rottura e la sorpresa, continua così a farsi custode di tradizioni e innovatore di legami sociali. È da qui che sono nate figure simbolo come Carola Borgia, la Ninfa dei tre anni, ed eventi come Il Boccio, che ha trasformato un’idea in un patrimonio collettivo. Ed è da qui che, ancora una volta, partirà l’energia contagiosa che darà vita alla Festa dell’Uva.
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