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15 Settembre 2025 - 23:21
Settimo Torinese, 15 settembre – Due settimane di festa, eventi e giostre. La città ha ballato, mangiato, bevuto, applaudito e ballato. Soprattutto balletto. Ma come da tradizione, tutto si chiude con lui: il Falò del Gambero, il rito più amato e discusso della patronale. Ed eccoci al verdetto, arrivato pochi minuti fa: il crostaceo, messo lì in cima all’asta, ha fatto la sua solita fine, gettandosi dalla parte “sbagliata”, quella che guarda Torino.
Secondo la superstizione, non è certo una buona notizia. Anzi, è un cattivo presagio: ci aspetta un anno in salita, difficile, fatto di ostacoli. Ma diciamocelo, a Settimo non serve il responso di un gambero bruciacchiato per sapere che le difficoltà sono dietro l’angolo. Qui ogni anno è in salita. O meglio: non si è mai smesso di arrampicare.
Il falò, organizzato come sempre da Pro Loco, Centro di Studi Settimesi e Famija Setimeisa, richiama ogni volta centinaia di cittadini al piazzale del Freidano. È il momento clou, quello che chiude la lunga parentesi patronale. Tra le fiamme che divorano il fantoccio e gli applausi della folla, scatta l’interpretazione: se cade verso Chivasso, l’anno sarà buono; se cade verso Torino, saranno dolori. E ormai, da qualche anno, la direzione è sempre la stessa. Quasi una condanna.
C’è chi ride, c’è chi commenta amaro, e c’è persino chi prova a scherzare tirando in ballo i cambiamenti climatici: forse è il vento che non è più quello di una volta, meglio aggiornare il manuale delle superstizioni. In effetti, chiamarlo “rito propiziatorio” comincia a sembrare ottimistico: più che portare fortuna, il nostro gambero sembra uno di quegli amici pessimisti che rovinano la serata.
Ma la verità è che questo piccolo spettacolo racconta bene l’anima di Settimo. Una città dove le difficoltà sono all’ordine del giorno e dove il segno “sfavorevole” del falò suona quasi come una presa in giro. Tanto qui, tra degrado urbano, problemi mai risolti e promesse che evaporano come il fumo del falò, il futuro non è mai stato in discesa.
Ed è inevitabile, a guardare le fiamme, pensare che questo è il teatro perfetto della città di Elena Piastra. Un anno in salita? Ma quando mai ne abbiamo avuto uno in discesa? Anzi, forse il gambero non cade “male”: cade esattamente dalla parte giusta per descrivere Settimo, quella di un eterno presente faticoso, condito dalle solite giustificazioni e dalle solite narrazioni rassicuranti.
Alla fine, il Falò del Gambero resta quello che è: folklore, ironia, un modo per ridere (o piangere) insieme. Ma dietro alla leggerezza, la sensazione è chiara: qui la salita non finisce mai. E se anche il gambero, anno dopo anno, continua a confermarlo, non è solo superstizione. È la realtà quotidiana di una città che, tra un falò e l’altro, deve fare i conti con problemi molto più concreti.
Nella tradizione popolare il falo’, ovvero il fuoco, ha il compito di bruciare il vecchio per fare spazio al nuovo, simboleggia pertanto la purificazione, la protezione dal male e la rinascita.
Questa tradizione ha origini pagane e precristiane, si perde quindi nella notte dei tempi.
La tradizione settimese del falò del gambero è invece una tradizione molto recente, pressochè contemporanea.
Partendo dal dato storico e comprovato in alcuni documenti dell’archivio comunale dell’esistenza dei gamberi nei corsi d’acqua della nostra Città, negli anni Settanta dello scorso secolo, il Centro Studi Settimesi diede vita alla consorteria dei gamberai, un’allegra compagnia di bontempomi che con tricorno e mantello rossi, colore ispirato al gambero cotto (eggià perché il gambero di fiume quand’è vivo è di color grigio!), si diedero il compito di creare una tradizione folklorica settimese. Successivamente, fine anni Ottanta/ inizio anni Novanta, il Centro Studi Settimesi, emulando il falò della vicina Torino, decise di creare un momento dedicato all’abbruciamento della sagoma del gambero per avere indicazioni presagiche dal versante in cui sarebbe caduto il nostro crostaceo.
Per il presagio venne in aiuto un detto contadino locale che in sostanza dice che se i venti arrivano da Chivasso il tempo sarà buono, se invece arrivano da Torino è meglio non avventurarsi in attività all’aperto. Ecco pronto il gioco del falò del gambero: se il nostro animaletto arrostito (sempre per gioco, naturalmente) cadrà verso est, cioe Chivasso, si preannunciano tempi positivi, diversamente se cadrà verso Ovest, cioè Torino non ci sarà da attendersi nulla di buono.
E così da qualche decina di anni, all’epilogo dei festeggiamenti patronali dei Corpi Santi si procede a questo rito con il fuoco per conoscere le sorti future della nostra comunità settimese. E’ un rito giovane e divertente, e come tale va vissuto e interpretato.
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