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15 Settembre 2025 - 16:58
Futuro incerto del riso italiano: da Vercelli un appello urgente all’Europa per una strategia condivisa (immagine di repertorio)
La risicoltura italiana si trova a un bivio critico: se non si interviene subito con scelte politiche mirate e una strategia europea condivisa, il rischio è che un settore storico e strategico del Paese venga progressivamente marginalizzato. Il convegno "La filiera del riso tra cambiamento climatico e commerciale", organizzato da Cia Agricoltori Italiani sabato 13 settembre nella Cripta della Basilica di Sant’Andrea a Vercelli, ha messo in luce questa emergenza, richiamando produttori, distributori e istituzioni per un confronto ad alto livello su mercati, normative e prospettive future.
Cristiano Fini, presidente nazionale di Cia, ha sottolineato che «il riso non è solo una coltura, ma un presidio economico, culturale e ambientale del nostro Paese, che oggi rischia di essere sacrificato sull’altare di scelte politiche miopi e accordi internazionali squilibrati». Fini ha proposto una roadmap in quattro punti per salvaguardare la filiera: aggiornamento dei dazi, introduzione di una clausola di salvaguardia automatica, applicazione del principio di reciprocità negli scambi internazionali e una PAC riformata, con investimenti in innovazione e tecnologie avanzate.
«La clausola di salvaguardia attuale è lenta e inefficace. Serve un meccanismo rapido e automatico per un prodotto sensibile come il riso. I nostri agricoltori non possono più subire una concorrenza sleale da chi produce con regole diverse e spesso inaccettabili. Non chiediamo protezionismo, ma equità e buon senso», ha ribadito Fini, lanciando un appello all’Europa: «Dall’Italia deve partire una strategia europea condivisa per il riso. Non possiamo più aspettare».
Gabriele Carenini, presidente di Cia Piemonte e Valle d’Aosta, ha evidenziato la centralità del territorio: «Oggi, da Vercelli, capitale europea del riso, parte un confronto concreto, con relatori che rappresentano tutta la filiera, dalla produzione alla grande distribuzione. Un’occasione per leggere con chiarezza l’andamento dei mercati, l’evoluzione dei consumi e il pericolo delle importazioni senza regole».
Paolo Bongioanni, assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, ha puntato su innovazione e ricerca come strumenti fondamentali per affrontare i cambiamenti climatici e le fitopatie: «Senza questi due pilastri, le nostre aziende non riusciranno a competere nei mercati e a fronteggiare le emergenze climatiche. Lo abbiamo già visto con la Tonda Gentile, che ha subito un tracollo perché non abbiamo saputo rinnovare e prevenire». Bongioanni ha annunciato la firma imminente di un protocollo di ricerca congiunto con la Lombardia, la riforma del sistema di gestione irrigua entro novembre e l’apertura nel 2026 di una nuova sede della fondazione Agrion a Vercelli dedicata alla ricerca sul riso. Sul fronte dei pagamenti agricoli, ha promesso un’accelerazione grazie alla collaborazione tra Arpea e Agea.
Roberto Magnaghi, direttore generale dell’Ente nazionale Risi, ha tracciato uno scenario preoccupante: dal 2010, l’UE ha perso 80.000 ettari coltivati e 350.000 tonnellate di produzione, mentre i consumi sono cresciuti di 400.000 tonnellate e le importazioni di 750.000 tonnellate. «Il mercato c’è, ma manca una politica commerciale che tuteli davvero la produzione europea», ha spiegato, denunciando le distorsioni provocate dalle importazioni da Paesi come il Myanmar, dove si utilizzano fitofarmaci vietati e pratiche agricole non sostenibili, abbattendo i prezzi e mettendo a rischio la competitività nazionale.
La tavola rotonda ha confermato la complessità della situazione, con la partecipazione del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, del sottosegretario all’Agricoltura, Patrizio Giacomo La Pietra, e dei rappresentanti della filiera, tra cui Natalia Bobba (Ente Risi), Mario Francese (Associazione Industrie Risiere Italiane), Alessandro Neri (Coop Italia) e Giovanni Daghetta (Cia). Durante il dibattito sono stati affrontati temi chiave come la gestione del deflusso ecologico, la normativa sul fotovoltaico in agricoltura, l’organizzazione dell’offerta produttiva e la comunicazione del valore del riso italiano ai consumatori.
Il convegno si è concluso con un messaggio chiaro e condiviso: la risicoltura italiana ed europea necessita di un patto tra politica, istituzioni e filiera per garantire regole eque, investimenti in ricerca e rispetto dell’ambiente. Come ha ricordato Fini, il settore «non chiede protezioni, ma regole giuste, investimenti in ricerca e rispetto per chi produce qualità nel rispetto dell’ambiente». La sfida per il riso italiano, tra emergenze climatiche, mercati internazionali e normative europee, è appena iniziata, e da Vercelli parte un monito forte: senza una strategia condivisa, il rischio di perdere uno dei pilastri storici dell’agricoltura nazionale diventa sempre più concreto.
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