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Un team manager settimese nell’oro mondiale dell’Italia. E' Marcello Capucchio

Marcello Capucchio, team manager di Settimo: dal Lilliput alla nazionale, l'uomo che organizza l'Italia campione del mondo

Un team manager settimese nell’oro mondiale dell’Italia

Marcello Capucchio con la Coppa del Mondo di Pallavolo Femminile

La squadra azzurra femminile di pallavolo, vincitrice dei Mondiali assoluti, ha un team manager che abita a Settimo. Marcello Capucchio, 52 anni, ha un forte legame con questa città. E' arrivato al Lilliput alla fine degli anni Novanta, ingaggiato dal “Pres” Ermes Salmaso per ottimizzare la gestione una società in rapida crescita. E’ stato il team manager della società settimese prima di approdare alle rappresentative regionali e, infine, alla nazionale. Fino a raggiungere il top, traguardi mai immaginati fin da quando aveva cominciato nella dirigenza del Cafasse, prima di arrivare a Settimo. 

Quest’anno, la nazionale azzurra ha infranto ogni record, diventando leggendaria per la sua imbattibilità che dura da quasi 40 partite. Nell’ultimo anno, l’Italia guidata da Julio Velasco, uomo simbolo di questi successi, ha vinto l’oro alle Olimpiadi di Parigi 2024, l’oro ai Mondiali e oro nel torneo Volley Nations League. Prima di queste medaglie preziose, l’Italia aveva conquistato tanti piazzamenti di prestigio, sfiorando più volte il successo. E dietro a questo cammino iridato, Marcello Capucchio c’è: ogni viaggio, ogni spostamento, ogni allenamento viene programmato grazie alla sua opera. A certi livelli è fondamentale essere organizzati anche quando le luci del palazzetto sono ancora spente: in sintesi, se tutto fila liscio, senza intoppi o tensioni in vista delle competizioni, la squadra dà il meglio in campo. 

E in Thailandia, la pallavolo è entrata definitivamente nel cuore degli italiani: oltre 4 milioni di telespettatori hanno seguito la finalissima dei Mondiali con la Turchia, terminata con il punteggio di 3 a 2 in favore delle nostre, e quasi altrettanti sono rimasti incollati alla TV per la semifinale contro uno strepitoso Brasile, arginato sempre al quinto set dopo una partita eroica. Ormai, le giocatrici sono diventate star e le bambine appassionate di pallavolo in tutto il mondo vogliono diventare come le splendide azzurre Egonu, Sylla, Orro, Antropova, Fahr, Giovannini, Danesi, De Gennaro, Sartori, Fersino, Omoruyi, Nervini, Cambi, Akrari. A proposito: anche quest’ultima, la Akrari, ha giocato per la Lilliput Settimo. 

La squadra è rientrata in Italia lunedì 8 settembre: Marcello era nello staff azzurro all’aeroporto di Malpensa: ad attendere il dream team di Velasco c’era una folla trepidante. “E’ stato bellissimo, ormai le emozioni non si contano più - dice Marcello Capucchio - . Anche se preferisco sempre lavorare nell’ombra, l’impatto con il pubblico che ci ha seguito fa sempre piacere”. 

Ma di cosa si occupa un team manager della nazionale?

Il mio è un ruolo a 360 gradi. La mia opera consente al team di performare al meglio. Mi occupo di trovare i luoghi per gli allenamenti, le attrezzature necessarie. Mi occupo di organizzare i viaggi, gestisco i rapporti con le compagnie aeree, faccio i sopralluoghi nelle palestre e nei palazzetti prima degli impegni agonistici internazionali. 

Un lavoro oscuro, ma importante…

Mi preoccupo di tutto lo staff, non soltanto delle 14 giocatrici che scendono in campo. Inoltre, da un paio di anni, mi hanno affidato anche la parte amministrativa della squadra e questo mi fa piacere: significa fiducia. Il mio compito è quello di organizzare le attività della nazionale e superare eventuali problematiche.

Ma la medaglia d’oro spetta quindi anche al team manager?

Certo. La medaglia spetta alle 14 giocatrici e allo staff composto da 6 persone, tra cui il team manager. Una curiosità: negli elenchi ufficiali, il nome del team manager, quindi il mio, compare sempre prima di quello dell’allenatore. Con Velasco ci scherziamo spesso su. 

Cosa porti con te in questo successo?

Tutta la mia storia. Quando sono tornato dalla Thailandia sono andato subito a trovare Ermes Salmaso (il patron storico del Lilliput ndr) che è il mio secondo papà. Devo molto al Lilliput e a quell’esperienza che mi ha insegnato tanto, praticamente tutto. Non avrei mai potuto accedere alla Nazionale senza Lilliput, in cui ho trascorso ben 20 anni. Non sono pochi. 

E dopo aver vinto tutte queste medaglie d’oro cosa si può ancora fare di più?

Provare a far meglio, per quanto sembri impossibile. Però devo dire che mi sento un ragazzo molto fortunato: ho vinto tutto e non posso chiedere altro. Faccio parte di una nazionale che ha infranto ogni record. Soltanto altre due nazionali avevano vinto Olimpiadi e Mondiali consecutivamente: quella di calcio di Vittorio Pozzo, negli anni Trenta, e quella di pallanuoto di Rudic, negli anni Novanta. 

E ora c’è Velasco…

E’ un personaggione. Ha dato alla nazionale un grande equilibrio e tanta visibilità a livello mediatico. Le sue parole vengono spesso citate anche in altri ambiti, quando si vuole far squadra in maniera virtuosa. In un contesto in cui ci si gioca un mondiale mettendo a terra il pallone decisivo, quello che dà la svolta alla partita, è importante avere un allenatore così. Brasile, Turchia e Giappone sono squadre gigantesche. E le abbiamo battute proprio gestendo al meglio punto per punto. 

Ora vacanze oppure sei già al lavoro?

Dovrei essere in vacanza, ma in realtà sono già all’opera per preparare l’incontro della nazionale al Quirinale con il presidente Mattarella. 

E ora abiti a Settimo…

Sono settimese a causa di mia moglie Silvia. E’ una maestra che insegna a Torino e anche lei è una dirigente del Lilliput. Però ci siamo conosciuti ad Alessandria, quando lei arbitrava. Io ero il team manager della rappresentativa piemontese e così.. eccoci qua.

Due cuori nella pallavolo. 

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