AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
06 Settembre 2025 - 16:22
Tredici mesi nelle camere mortuarie, sepolta senza un nome: mistero sulla donna di 45 anni morta a Chivasso. Chi è?
Possibile svolta nelle indagini per identificare la donna senza nome deceduta lo scorso luglio all'ospedale di Chivasso (Torino). Dopo che la procura di Ivrea nei giorni scorsi ha autorizzato la diffusione delle immagini della donna, alcuni telespettatori di Chi l'ha visto? l'avrebbero riconosciuta. Si tratterebbe di un'italiana di 47 anni. La redazione del programma di Rai Tre ha fornito ai carabinieri le informazioni ricevute e ora sono in corso accertamenti da parte degli inquirenti. La donna, priva di documenti, aveva detto in ospedale, dove poi è deceduta, di chiamarsi Evelina Valle, generalità che si sono poi rivelate fittizie.
La sua vicenda ha suscitato clamore non solo a Chivasso, ma in tutto il Canavese, perché il suo corpo è rimasto per ben tredici mesi nelle celle frigorifere della camera mortuaria, senza che nessuno è mai riuscito a darle un nome.
Una salma sospesa in un limbo gelido, che nessun familiare ha reclamato, che nessun documento ha potuto identificare, che nessuna comunità ha riconosciuto come parte di sé. Una “donna senza identità”, una sconosciuta che per oltre un anno ha pesato sulle casse del Comune, costretto a stanziare quasi ventimila euro per custodirne le spoglie e infine provvedere a un funerale d’ufficio. Nell’agosto di quest’anno, dopo interminabili rinvii e ricerche senza esito, la salma è stata tumulata al cimitero di via Favorita, sotto una lapide che recita con crudele freddezza: “Persona sconosciuta, sesso femminile?”.
Ora però qualcosa si muove. Le immagini autorizzate dalla procura e mandate in onda hanno rotto il silenzio, facendo riaffiorare volti e ricordi nella mente di chi seguiva la trasmissione.
Alcuni spettatori hanno segnalato che quella donna potrebbe essere una connazionale di 47 anni, una persona di cui si erano perse le tracce. Un indizio che, se confermato, cambierebbe radicalmente la storia: non più una sconosciuta relegata nell’anonimato, ma una donna con un nome, una famiglia, un passato.
I carabinieri della Compagnia di Chivasso, coordinati dal capitano Urbano Marrese, hanno raccolto queste segnalazioni e stanno compiendo le verifiche necessarie. Non è la prima volta che il lavoro dei militari si scontra con una trama intricata: nelle indagini è emerso che la donna ha usato negli anni diversi alias, spacciandosi di volta in volta per Giovanna, Margherita, Elena, dichiarando nascita in Italia, in Francia, persino in Svizzera, e fornendo date diverse che oscillavano tra il 1978 e il 1981.
Nel reparto di pronto soccorso di Chivasso, il giorno del ricovero, la donna aveva pronunciato un nome, Evelina Valle, che si è poi rivelato l’ennesima bugia. Le sue condizioni erano apparse subito gravi, e in breve tempo era deceduta. Da lì è cominciato il calvario burocratico e investigativo. Nessun documento. Nessuna impronta riconducibile a registri noti. Nessuna segnalazione che combaciasse. Un muro invalicabile. Soltanto con l’autorizzazione a diffondere le immagini si è aperto uno spiraglio, e quel volto emaciato, trasmesso sugli schermi, ha parlato più di mille relazioni ufficiali.
Non c’è ancora la certezza, ma l’eco suscitata da Chi l’ha visto? rappresenta la prima vera pista concreta. Le autorità sono caute: ogni dettaglio va verificato, ogni segnalazione deve essere passata al vaglio con accertamenti scientifici. Fotografie da confrontare, schede anagrafiche da rispolverare, impronte digitali e forse esami del DNA da comparare. Ma l’impressione, stavolta, è che il mistero stia vacillando. E con esso anche quella scritta impersonale, che potrebbe finalmente lasciare spazio a un nome e a un cognome, a una data di nascita, a un’identità restituita.
Il paradosso resta: per oltre un anno investigatori, sanitari, amministratori e persino la comunità si sono interrogati invano su chi fosse quella donna, e la risposta rischia di arrivare da uno dei programmi televisivi più seguiti dedicati alle persone scomparse. Un riflettore mediatico che riesce dove non sono bastati database e archivi. In tanti a Chivasso sperano che questa sia la volta buona, che la donna senza nome possa uscire dall’oblio e tornare ad essere riconosciuta come figlia, sorella, amica di qualcuno. Perché dietro l’anonimato non c’è soltanto una pratica burocratica irrisolta, ma la dignità stessa di un essere umano che merita memoria e verità.
Se le verifiche confermeranno le segnalazioni, i familiari verranno informati e potranno finalmente riabbracciare, almeno simbolicamente, chi avevano perduto. E a Chivasso, nel cimitero di via Favorita, quella tomba anonima potrà smettere di essere il simbolo di un mistero senza volto per diventare il luogo del ricordo di una donna in carne e ossa, con la sua storia, i suoi dolori, le sue fragilità. Un epilogo che non cancella i tredici mesi di solitudine e silenzio, ma che almeno restituisce ciò che la morte e la burocrazia avevano negato: un nome.
Edicola digitale
I più letti
Ultimi Video
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.