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12 Settembre 2025 - 16:33
La coordinatrice Valeria Orso Manzonetta
Solo ieri davamo notizia di una sentenza del TAR di Torino che confermava la revoca della parità scolastica all’istituto Santissima Annunziata di Rivarolo. Oggi abbiamo la sentenza in mano e, nero su bianco, quel che si legge è davvero sconcertante.
Quel che si sapeva è che giudici del Tribunale Amministrativo Regionale per il Piemonte – Sezione Seconda, riunitisi in camera di consiglio il 9 settembre 2025, relatore Martina Arduino, presidente Gianluca Bellucci e referendario Lorenzo Maria Lico, avevano respinto la domanda cautelare della cooperativa La Risposta Scs e che da quest’anno scolastico la Santissima Annunziata non è più una scuola paritaria. Fine della corsa, fine dei fondi pubblici, fine delle convenzioni con Comune e Diocesi.
Oggi si aggiungono le motivazioni.
La frase che chiarisce tutto è questa: «quanto alle irregolarità accertate, la qualificazione di parte di esse come non sanabili non impediva all’Istituto, nell’ambito del contraddittorio procedimentale occorso, di dimostrarne l’iniziativa rimediale».
In altre parole: sapevi, sei stato avvertito, e non hai fatto nulla per rimediare. Non un passo, non un gesto, nemmeno per finta.
Per la cronaca la scuola aveva avuto un preavviso di revoca già il 13 maggio 2025, con 30 giorni di tempo per regolarizzare la propria posizione e presentare la documentazione. E infatti una nota di controdeduzioni era arrivata il 12 giugno, ma – scrivono i giudici – il contenuto era ammissivo delle criticità contestate e privo di iniziative concrete per risolverle.
Una memoria che, in sostanza, equivaleva a un’autodenuncia.
Gli ispettori avevano rilevato tutto ciò che in una scuola dovrebbe essere inaccettabile: assenza del coordinatore didattico, docenti privi dei titoli di studio, contratti incongruenti con ore e classi. È proprio da qui che emerge il cortocircuito più clamoroso. La sentenza parla infatti di un anno intero senza coordinatore didattico.
In quel ruolo, pur senza averne i titoli, si era presentata Valeria Orso Manzonetta, avvocato, vicepresidente della cooperativa e braccio destro del presidente Gabriele Cibrario. Una recita improvvisata che tutto poteva fare tranne passare inosservata agli ispettori.
L'ex presidente Gabriele Cibrario Rossi
In parole povere il TAR ha ritenuto prevalente l’interesse pubblico alla corretta erogazione del servizio scolastico rispetto all’interesse economico e organizzativo dell’istituto, respingendo la richiesta di sospensiva e confermando la revoca e la sostanza non cambia: dal 1° settembre 2025 la Santissima Annunziata non è più una scuola paritaria.
La decisione ha l’effetto di una bomba perché travolge nello stesso istante anche il comodato con la Diocesi di Ivrea, legato a doppio filo all’esistenza della parità. Senza parità, non c’è scuola. Un tracollo totale, che qualcuno dentro e fuori dall’istituto definisce senza giri di parole un disastro. Non a caso un terzo degli studenti – circa settanta ragazzi – aveva già abbandonato la nave nelle scorse settimane, scegliendo le scuole pubbliche. Una fuga che oggi appare come un atto di pura lungimiranza. Solo un anno fa i numeri raccontavano ben altro: circa trecento iscritti, dall’infanzia ai licei.
Resta ora l’incognita della cordata di imprenditori – Alessandro Anedda, Laura Felician, Stefano Freilone, Igino e Silvana Giudici, Maria Grazia Radicci – che aveva annunciato di voler salvare la scuola. Ma con la revoca definitiva e senza fondi pubblici, quale futuro può davvero garantire?
Che sarebbe finita così lo si sapeva da mesi. Il preavviso del 13 maggio era un cartellino giallo, con ammonizione chiarissima: regolarizzatevi o perderete la parità. Nessuno ha mosso un dito. Quando a luglio la revoca è diventata ufficiale, la reazione è stata quella di sempre: attaccare i giornalisti, accusare La Voce di scrivere fandonie e creare falsi allarmismi. Persino una lettera rassicurante alle famiglie il 15 luglio per ribadire la “piena regolarità”. Oggi, dopo la sentenza, quella lettera è "cabaret".
Non era la prima volta. Già nel 2023 una nostra inchiesta aveva messo a nudo la presenza di personale non abilitato. Allora il presidente Gabriele Cibrario Rossi parlò di “qualche eccezione”, una toppa fragile presto smentita. Qualche mese dopo arrivarono persino i carabinieri ad acquisire documenti, ma la difesa fu la stessa: parlare di accanimento mediatico e vantare la fiducia delle trecento famiglie. Dietro la facciata, la sostanza non è mai cambiata.
Oggi la verità si impone con la forza dei fatti. Nessuna scorciatoia, nessuna querela annunciata, nessuna lettera rassicurante. Solo la fine di una storia che, questa volta, non lascia più spazio a interpretazioni.
C’è una frase della sentenza che pesa come un macigno e che può essere tradotta così: «sapevi, sei stato avvertito, e non hai fatto nulla». Non riguarda solo l’Annunziata, riguarda tutti noi. Perché quando un’istituzione scolastica ignora gli avvisi, calpesta le regole e si trincera dietro silenzi e lettere rassicuranti, non tradisce solo lo Stato: tradisce i ragazzi, le famiglie, un’intera comunità.
L’Annunziata non è crollata in un giorno. È crollata lentamente, pezzo dopo pezzo, tra minimizzazioni, promesse e accuse di “accanimento mediatico” rivolte a chi osava sollevare dubbi. È crollata perché qualcuno ha pensato che si potesse tirare a campare con insegnanti senza titoli, con figure improvvisate nei ruoli chiave, con contratti che non corrispondevano alla realtà. È crollata perché, di fronte a un preavviso ufficiale, si è risposto con una memoria che ammetteva le colpe senza offrire rimedi.
Il TAR ha solo certificato ciò che era sotto gli occhi di tutti. Ma la vera domanda è: come è stato possibile che questo sistema sia andato avanti così a lungo? Dove erano i controlli? E dov'era la politica, pronta, in allora, a difendere e benedire una scuola che oggi si rivela fragile e vuota nelle fondamenta?
Non è questione di “scuola privata” o “scuola pubblica”. È questione di legalità, di responsabilità, di rispetto. Una scuola che forma i cittadini di domani non può permettersi scorciatoie né recite improvvisate. Chi ha tollerato, giustificato o difeso l’indifendibile porta sulle spalle un pezzo di questo disastro.
Oggi la Santissima Annunziata non esiste più come paritaria. E va bene così. Perché se davvero crediamo nell’educazione come diritto e non come privilegio, allora non possiamo accettare istituti che si reggono sulla finzione.
La sentenza del TAR non è solo la fine di una vicenda: è un monito. Perché l’educazione non è un affare privato di qualche cooperativa, è un bene comune. E non basta chiamarla “santissima” per salvarla dal profano peccato di aver tradito i suoi studenti.
Ma c’è di più. Tra i tanti problemi di cui nessuno parla ma che pendono sull’istituto come una spada di Damocle, c’è anche un controllo del servizio di igiene e sanità pubblica dell'Asl To4 risalente al novembre del 2024: aveva riscontrato enormi problemi ai serramenti. E poi muri scrostati, muffa, mancanza di servizi igienici. Un intervento mai fatto, un’altra prova del divario abissale tra le rassicurazioni date e la realtà vissuta tra quelle mura.
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