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Dove vivere spendendo poco: dai pasti a 5 euro agli affitti sotto i 400

Il barometro Numbeo del costo della vita a settembre 2025 traccia una geografia economica spaccata: est low cost, centro in equilibrio precario, ovest sempre più inaccessibile

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Dove vivere spendendo poco: dai pasti a 5 euro agli affitti sotto i 400

Il nuovo aggiornamento di Numbeo, pubblicato a settembre 2025, offre un’immagine nitida ma impietosa dell’Europa urbana. Se fino a pochi anni fa l’Est era percepito come terra di transizione economica, oggi si presenta come nuovo polo del risparmio: vivere bene spendendo poco è possibile soprattutto nei Balcani, dove affitti e servizi quotidiani restano abbordabili. All’opposto, le capitali dell’Europa occidentale registrano rincari costanti, spinti dal turismo di massa e dall’onda lunga del lavoro da remoto, che hanno gonfiato i prezzi di case e ristoranti.

La mappa tracciata da Numbeo parla chiaro: Pristina, Chisinau e Skopje guidano la classifica delle città più economiche. Nella capitale del Kosovo un pranzo completo al ristorante costa appena 5 euro, l’affitto in centro è fermo sui 300 euro mensili e il trasporto pubblico si paga con 50 centesimi a corsa. A Chisinau, in Moldavia, con meno di 600 euro si affitta un appartamento centrale, la birra si ordina a 1,55 euro e un biglietto dei mezzi pubblici non supera i 30 centesimi. Skopje, capitale della Macedonia del Nord, resta accessibile con un pasto a 6,50 euro, un affitto intorno ai 370 euro e biglietti bus a 65 centesimi. A completare la top five ci sono Podgorica e Sarajevo, entrambe con costi contenuti su cibo e alloggi.

Il vantaggio competitivo di queste città non si limita alle voci principali del bilancio familiare. Nei Balcani anche i servizi di base mantengono tariffe basse: dalla telefonia ai trasporti, dai generi alimentari alle spese ricreative, l’indice rimane a livelli che rendono la regione un polo attrattivo non solo per i residenti ma anche per nomadi digitali, studenti e pensionati in cerca di un buon rapporto qualità-prezzo. Non è un caso che Tirana, pur con affitti che si avvicinano ai 710 euro, resti considerata conveniente grazie al costo contenuto di pasti e trasporti.

Muovendosi verso il centro Europa, lo scenario cambia. Bratislava e Praga si posizionano come zone di equilibrio: la capitale slovacca richiede circa 835 euro per un appartamento centrale, quella ceca resta sotto i 1.020 euro. Qui i pasti sono ancora accessibili, intorno ai 9 euro, e la qualità dei servizi pubblici resta elevata. Tuttavia, i segnali di tensione non mancano. La crescente attrattività turistica e il ruolo di hub economico regionale spingono i prezzi verso l’alto, rendendo più fragile il vantaggio competitivo.

Allontanandosi ancora, la bussola dei costi punta a scenari più onerosi. In Lisbona l’affitto medio sfiora i 1.400 euro, mentre un pasto semplice supera i 14 euro. Madrid, con i suoi 1.335 euro al mese per un appartamento in centro, non è più la città accessibile di un tempo, e i rincari si registrano anche su birra e trasporti. La dinamica è comune a molte metropoli dell’Europa occidentale: la pressione del turismo e dei lavoratori da remoto ha innalzato la domanda immobiliare, trasformando quartieri centrali in spazi appetibili più per stranieri con alto potere d’acquisto che per residenti.

In questo quadro si inserisce il dato simbolico: Roma resta appena fuori dalla top 20, al ventunesimo posto, alle spalle di Madrid. La Capitale paga l’ennesimo scarto tra redditi stagnanti e costi in crescita. Affitti in media oltre i mille euro, pasti sopra i 13 euro, spese di trasporto in aumento: per molti romani il bilancio mensile è sempre più difficile da sostenere. Se un tempo il confronto con città come Berlino o Barcellona poteva apparire incoraggiante, oggi Roma si colloca in una zona grigia, dove la qualità della vita è frenata dalla forbice tra salari medi e costi reali.

Questi numeri non fotografano solo una graduatoria, ma delineano un trend strutturale. L’Est europeo si consolida come frontiera del risparmio urbano grazie a mercati immobiliari meno saturi, salari più bassi e politiche fiscali meno gravose. L’Europa centrale si regge su un equilibrio precario, sospesa tra attrattività e rischio di rincari. L’Ovest, al contrario, è travolto da dinamiche speculative legate a turismo e smart working, che gonfiano i prezzi e riducono l’accessibilità per la popolazione locale.

C’è poi un tema più ampio: il crescente interesse per la mobilità internazionale. Con l’aumento dei nomadi digitali, dei giovani professionisti disposti a trasferirsi per periodi limitati e dei pensionati attratti da città economiche, queste classifiche influenzano davvero le scelte di vita. Vivere a Pristina o Chisinau, oggi, significa spendere meno della metà che a Lisbona o Madrid, con un livello di servizi accettabile e la possibilità di spostarsi agevolmente verso altre capitali. Per chi lavora online o riceve una pensione dall’estero, il risparmio si traduce in qualità di vita superiore.

D’altro canto, gli effetti sul tessuto sociale non sono neutri. Le città balcaniche, spinte dall’arrivo di stranieri attratti dai prezzi bassi, rischiano a loro volta un incremento graduale degli affitti. Il modello è già visibile a Tirana, dove gli immobili nel centro hanno visto un’impennata negli ultimi cinque anni. L’equilibrio tra convenienza e gentrificazione è fragile, e le amministrazioni locali si trovano spesso impreparate a gestire un fenomeno in accelerazione.

Per l’Europa occidentale, invece, la questione assume toni politici. In Italia come in Spagna e Portogallo, la crescita dei costi si traduce in tensioni sociali. A Roma, gli studenti universitari denunciano da mesi l’impossibilità di trovare alloggi a prezzi sostenibili, mentre a Lisbona i movimenti contro l’“effetto Airbnb” sono diventati un caso nazionale. Il lavoro da remoto, che aveva promesso nuove opportunità, ha anche alimentato un mercato immobiliare sempre più selettivo, penalizzando chi vive di redditi locali.

La fotografia di Numbeo non va letta solo come bussola per i viaggiatori, ma come cartina di tornasole di un’Europa che si muove a due velocità. Da un lato capitali dove con 600 euro si può ancora vivere dignitosamente, dall’altro metropoli dove lo stesso importo basta appena per coprire l’affitto. In mezzo, città che oscillano tra due modelli, con il rischio di perdere il loro vantaggio competitivo se non sapranno contenere i prezzi.

In definitiva, il messaggio è chiaro: chi pianifica trasferimenti, periodi di smart working all’estero o viaggi di lunga durata deve guardare ai Balcani come riferimento. Per studenti, freelance e pensionati, il costo della vita rimane il fattore decisivo. E oggi, con i dati alla mano, la bussola del risparmio continua a puntare senza esitazione verso est.

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