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I giudici dicono "no" alla parità scolastica. Un disastro "Annunziato"

Il TAR del Piemonte conferma la revoca decisa dal Ministero dell’Istruzione. Cade il comodato con la Diocesi, crollano le iscrizioni e il futuro dell’istituto resta appeso a un filo.

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Gabriele Cibrario Rossi

La notizia è di quelle che fanno rumore, e non poco: il TAR del Piemonte, riunitosi il 9 settembre, ha messo il sigillo definitivo sulla vicenda più tormentata della scuola rivarolese. La Santissima Annunziata perde la parità scolastica, così come già deciso dal Ministero dell’Istruzione. Una decisione che non lascia margini di interpretazione e che travolge, nello stesso istante, anche il comodato con la Diocesi di Ivrea, legato a doppio filo all’esistenza stessa della parità. Senza parità, non c’è scuola. Un tracollo totale, quello che qualcuno dentro e fuori dall’istituto definisce senza giri di parole un “disastro”.

Eppure, un disastro “annunziato”. Qualcuno è fuggito in tempo. Un terzo degli studenti – circa settanta ragazzi – nelle scorse settimane hanno abbandonato la nave, scegliendo di iscriversi alle scuole pubbliche. Una fuga che oggi appare come un atto di lungimiranza. Per la cronaca, solo un anno fa i numeri raccontavano ben altro: circa 300 iscritti, distribuiti dall’infanzia alle medie fino ai licei di Scienze umane ed Economia sociale.

La vera incognita ora riguarda la cordata di imprenditori che si è presentata come il nuovo pilastro su cui ricostruire l’istituto: Alessandro Anedda, Laura Felician, Stefano Freilone, Igino e Silvana Giudici, Maria Grazia Radicci. Una squadra chiamata a subentrare alla Cooperativa La Risposta, che fino a luglio ha gestito personale e costi. Oggi, con il verdetto del TAR, la domanda è inevitabile: quale futuro possono garantire senza il riconoscimento ministeriale e senza contributi pubblici?

Che la vicenda sarebbe finita così, in realtà, lo si sapeva da mesi. Già il 13 maggio 2025 l’Ufficio Scolastico Regionale aveva notificato all’istituto un preavviso di revoca (prot. U.0008811.13-05-2025)  che equivaleva a un cartellino giallo con tanto di ammonizione chiara: se non avessero sanato le irregolarità, la parità sarebbe saltata. Eppure, all’Annunziata nessuno mosse un dito.

Quando a metà luglio il provvedimento è diventato di dominio pubblico, la dirigenza ha scelto la linea più vecchia del mondo: attaccare chi aveva sollevato i dubbi. Giornalisti nel mirino, e in particolare La Voce, accusata di scrivere “fandonie” e creare “falsi allarmismi”. Ed è del 15 luglio una lettera rassicurante alle famiglie, per ribadire la “piena regolarità”.

Ma conviene tornare ancora più indietro. Perché tutto è cominciato nel 2022, con una nostra inchiesta che aveva acceso i riflettori sul personale non abilitato. Un fatto negato, minimizzato, giustificato. Il presidente della Cooperativa Gabriele Cibrario Rossi parlò di “qualche eccezione”, giustificata dalla difficoltà di reperire docenti qualificati. Una toppa fragile che, col tempo, ha mostrato tutte le sue crepe.

Gabriele Cibrario Rossi

Gabriele Cibrario Rossi

Le richieste di trasparenza arrivarono anche dal gruppo consiliare Riparolium con Fabrizio Bertot, ma l’istituto non disse beh, solo silenzi e privacy usata come scudo. Persino l’allora assessora Conta Canova, che insegnava all’interno dell’Annunziata, difese l’istituto dichiarando che tutto era in regola. Peccato che nessuna prova scritta fosse mai stata prodotta.

Nel 2023 la vicenda finì persino sotto la lente dei carabinieri, che acquisirono documenti in Comune. Anche allora, la replica fu la stessa: parlare di “accanimento mediatico” e vantare la fiducia delle “300 famiglie”. Dietro la facciata, però, la sostanza restava immutata: personale senza titoli, convenzioni pubbliche appese a un filo e fondi erogati senza garanzie.

Ora non ci sono più alibi. Dal 1° settembre, la Santissima Annunziata non è più scuola paritaria. Niente fondi statali, regionali o comunali.

Dopo anni di rassicurazioni di cartapesta, lettere agli utenti e accuse alla stampa, la realtà si impone in modo brutale: il TAR conferma che la revoca è fondata, e che non c’è motivo di bloccarla. Resta in piedi una sola domanda, la stessa che La Voce ha posto instancabilmente negli ultimi tre anni: quanti sono o erano, davvero, i docenti non abilitati che hanno insegnato e insegnano all’Annunziata? Una domanda semplice, alla quale nessuno ha mai voluto rispondere.

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