Cerca

Cronaca

Lessolo, il dramma dei gattini gettati tra i rifiuti: l’ultimo è morto venerdì notte

Chiusi in una busta di plastica come spazzatura, i cuccioli sono stati trovati da un giovane che ha lottato invano per salvarli. Il racconto di Stefania Monge di EporediAnimali: «Una crudeltà disumana, bastava portarli da noi».

Lessolo, il dramma dei gattini gettati tra i rifiuti: l’ultimo è morto venerdì notte

I gattini

Cinque gattini appena nati, minuscoli, con ancora il cordone ombelicale attaccato, gettati come spazzatura dentro una busta di plastica e infilata nella campana del vetro in pieno centro a Lessolo. Una scena che sembra uscita da un incubo, e che invece è realtà. A raccontarla con un groppo in gola è Stefania Monge, volontaria di EporediAnimali di Ivrea, che da anni si occupa di cuccioli e adozioni.

A scoprire quell’orrore è stato un giovane, sceso per buttare alcune bottiglie. Ha sentito un lamento, un suono flebile che veniva dall’interno della campana. All’inizio pensava a un errore, a un rumore qualsiasi. Invece no. Si è chinato, ha ascoltato meglio e ha capito: dentro c’era vita. Con dei bastoni si è ingegnato per tirare fuori quella busta maledetta. Dentro, stretti e sofferenti, cinque gattini di appena un giorno. Quattro bianchi e uno rosso, ognuno di appena 80-90 grammi, troppo piccoli per sopravvivere da soli.

i gattini

la foto

Il ragazzo li ha raccolti, li ha stretti al petto per dar loro calore, li ha portati a casa. Con la sua famiglia e con il supporto dei volontari di EporediAnimali ha fatto di tutto. Li hanno scaldati, nutriti, seguiti insieme a una veterinaria. Per ore e giorni hanno lottato contro il tempo, sperando che almeno uno di quei cuccioli riuscisse a farcela. Ma era una battaglia già segnata.

«La percentuale di sopravvivenza dei gattini tolti alla mamma è del 5 per cento – spiega Monge –. Senza colostro nelle prime ore, senza calore, non ce la fanno». Il colostro è il primo latte materno che la mamma produce subito dopo il parto: un liquido ricco di anticorpi, proteine e sostanze nutritive indispensabili per attivare le difese immunitarie dei piccoli e garantire loro energia e calore nei primissimi giorni di vita. Senza questa protezione naturale i cuccioli diventano estremamente vulnerabili alle infezioni e non riescono a sopravvivere.

«E senza il calore della mamma – aggiunge – muoiono di ipotermia. Non hanno scampo».

E così è stato. Uno dopo l’altro, i piccoli si sono spenti. L’ultimo, nella notte di venerdì. Un epilogo che lascia l’amaro in bocca, perché fino alla fine si era accesa una flebile speranza. «Pensavo almeno di salvarne uno – racconta Monge –. Ma non ce l’abbiamo fatta».

Resta l’orrore di un gesto disumano. «Una schifezza, davvero. Devi essere cattivo dentro per fare una cosa del genere – afferma la volontaria –. Bastava portare la mamma e i cuccioli da noi, avremmo trovato una soluzione. Invece preferiscono abbandonarli così, per non metterci la faccia. È una delle cose più crudeli che si possano fare. Una morte brutta, crudele, incredibile».

E c’è anche una gatta che adesso, da qualche parte, sta soffrendo. Una mamma privata improvvisamente della sua cucciolata, con il rischio concreto di sviluppare la mastite, una grave infezione. Un’altra vittima silenziosa di questa vicenda.

Il giovane, oltre a tentare fino all’ultimo di salvarli, ha sporto denuncia ai carabinieri. Un atto necessario perché questa storia non venga sepolta nell’indifferenza.

Cinque piccole vite spezzate e un paese scosso. Perché non si può e non si deve restare indifferenti davanti a tanta crudeltà. A Lessolo resta la rabbia, insieme a una sola domanda che brucia sulle labbra di tutti: come si può arrivare a tanto?

C'è da vergognarsi della razza umana

Ci sono gesti che fanno vergognare di appartenere alla stessa specie di chi li compie. Cinque gattini appena nati, gettati come rifiuti in una busta di plastica e buttati nella campana del vetro. Non è follia, non è miseria. È crudeltà. Semplice, gelida, deliberata crudeltà.

Perché per fare una cosa simile non servono soldi né intelligenza: serve solo una cattiveria innata, la stessa che trasforma chi la esercita in un vigliacco. Perché è questo che è chi li ha abbandonati: un vigliacco senza dignità. Uno che non ha avuto nemmeno il coraggio di bussare a una porta o alzare il telefono per chiedere aiuto. No: meglio disfarsi di cinque creature indifese come di bottiglie vuote, infilandole tra i rifiuti e condannandole a una morte lenta e crudele.

Cinque piccole vite spente. Una madre lasciata sola, malata, disperata. E tutto perché qualcuno non ha avuto la decenza di affrontare le proprie responsabilità. Non c’è attenuante, non c’è scusa, non c’è alibi che tenga. Questo è un atto di pura barbarie.

Si può restare in silenzio? No. Si può girare la faccia dall’altra parte? Ancora meno. Chi maltratta un animale, chi uccide cuccioli appena nati, mostra la stessa radice di violenza che prima o poi colpisce anche gli esseri umani. È la stessa mano, lo stesso gelo nel cuore.

Chi ha compiuto questo gesto non merita indulgenza, non merita compassione. Merita soltanto di essere additato per quello che è: un mostro che si aggira nella normalità della vita quotidiana, con il volto coperto dall’indifferenza.

Non se la prenda Lessolo, non se la prenda nessuna comunità: il problema non è un paese, il problema è l’umanità malata che ancora partorisce simili abomini.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori