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Italia campione del mondo di pallavolo

A Bangkok le azzurre di Julio Velasco battono la Turchia 3-2 al tie-break e conquistano il secondo titolo mondiale della loro storia, dopo 23 anni di attesa. Un trionfo che completa una stagione perfetta, tra oro olimpico, Nations League e una striscia record di 36 vittorie consecutive

Italia campione del mondo di pallavolo

Italia campione del mondo di pallavolo (foto profilo Facebook Nazionale di Pallavolo)

L’Italia torna sul tetto del mondo. Una frase che suona come una musica dolce, attesa per oltre ventitré anni, da quando nel 2002 le azzurre guidate da Bonitta conquistarono il primo Mondiale della storia. Oggi, a Bangkok, in un palazzetto che sembrava vibrare al ritmo del cuore dei tifosi, la nazionale femminile di pallavolo ha riscritto la storia battendo la Turchia per 3-2. Un match infinito, un’altalena di emozioni, di speranze che si accendevano e si spegnevano, fino all’ultimo punto del tie-break vinto 15-8.

È stata la finale perfetta per un sogno: dura, sofferta, combattuta. L’Italia ha mostrato la sua anima: la forza della squadra, il talento individuale, la resilienza di chi non vuole più restare a guardare le altre alzare la coppa. Julio Velasco, il maestro tornato in panchina a 73 anni, ha guidato le azzurre con lo sguardo fermo e l’esperienza di chi conosce le montagne russe dello sport. Sul taraflex di Bangkok si è consumato un pezzo di storia che resterà per sempre.

I parziali raccontano una battaglia: 25-23, 13-25, 26-24, 19-25 e infine 15-8. Sembrava un duello senza fine, con la Turchia di Daniele Santarelli sempre pronta a rispondere colpo su colpo. Ma nel set decisivo le azzurre hanno messo in campo il cuore: difese disperate trasformate in attacchi vincenti, esultanze che scuotevano l’aria, la convinzione che questa volta la storia fosse davvero dalla nostra parte.

Questo Mondiale non è solo un trofeo: è il coronamento di un anno che nessuno dimenticherà. Prima il trionfo nella Nations League, poi l’oro alle Olimpiadi di Parigi 2024, ora il titolo più ambito. Una collezione di imprese che nessun’altra nazionale, in questo momento, può vantare. E quel numero che impressiona: 36 vittorie consecutive, una macchina perfetta che ha travolto ogni ostacolo sul proprio cammino.

La semifinale con il Brasile era stata già una partita epica, paragonata da molti alla finale dei Mondiali di calcio del 1982. Cinque set di pura tensione, l’Italia in ginocchio e poi di nuovo in piedi, fino al successo che ha spalancato le porte dell’ultima sfida. Da lì, una marcia trionfale che si è completata ieri, con la palla che cade sul taraflex thailandese e l’urlo liberatorio che rimbalza fino a casa nostra.

Ventitré anni di attesa non sono un dettaglio: sono una ferita che si riapre ogni volta che si guardava indietro, ogni volta che la nazionale sfiorava la gloria senza afferrarla. Questa vittoria è balsamo e orgoglio, è la dimostrazione che lo sport sa restituire sogni interrotti, che la pazienza e la passione possono trasformarsi in un urlo collettivo che scuote un Paese intero.

In quella coppa alzata al cielo ci sono le lacrime delle giocatrici, la voce roca di Velasco, l’abbraccio di un gruppo che ha dimostrato che si vince solo insieme. Ci sono le notti di allenamenti, le sconfitte brucianti trasformate in benzina, il senso di appartenenza che fa diventare una squadra la rappresentazione migliore di una nazione.

E allora sì, l’Italia è di nuovo campione del mondo. Una frase che non ci stancheremo di ripetere. Una frase che ci restituisce orgoglio, fierezza, emozione pura. Perché quando le azzurre hanno chiuso quel tie-break 15-8, non hanno solo vinto una partita: hanno restituito a tutti noi il gusto irripetibile della vittoria.

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