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06 Settembre 2025 - 14:04
easyJet
Con il taglio di 17 collegamenti, di cui sette toccano direttamente l’Italia, easyJet compie una mossa che manda un segnale chiaro al mercato: meno dispersione, più concentrazione sulle rotte che rendono davvero. È la logica del nuovo realismo del trasporto aereo, dove gli scali secondari e le destinazioni marcatamente stagionali lasciano spazio a frequenze più alte e mercati redditizi.
Le cancellazioni sono già visibili dal sistema di vendita. Restano fuori soprattutto collegamenti leisure, operati su scali non primari o con domanda fortemente estiva: Amsterdam–Evenes, Berlino–Dubrovnik, Berlino–Zara, Lione–Zara, Nantes–Larnaca, Nizza–Cefalonia, Parigi Charles de Gaulle–Bastia, Parigi Charles de Gaulle–Minorca, Tolosa–Rodi e Tolosa–Zara.
Sul fronte italiano l’impatto è più pesante di quanto atteso. I collegamenti che spariscono sono Barcellona–Pisa, Milano Malpensa–Zara, Nizza–Catania, Tolosa–Olbia, Venezia–Corfù, Venezia–Cefalonia e Venezia–Ibiza. Venezia paga il prezzo più alto: lo scalo lagunare perde tre collegamenti diretti verso mete balneari del Mediterraneo, un colpo per un bacino che intercettava molto traffico turistico estivo.
Sebbene la compagnia non abbia diffuso motivazioni ufficiali, la decisione si inserisce in una strategia industriale già vista tra le low cost: privilegiare la sostenibilità economica delle rotte rispetto all’ampiezza dell’offerta. In un contesto di costi operativi elevati e concorrenza serrata, l’allocazione della capacità diventa più selettiva. Gli analisti leggono i tagli come un riequilibrio in vista della stagione estiva, con un probabile rafforzamento delle rotte core ad alta occupazione e margine, riducendo al contempo le linee marginali o troppo stagionali.
Per i passeggeri italiani il perimetro delle scelte si restringe. Alcune destinazioni turistiche molto richieste non saranno più raggiungibili con easyJet e le alternative si sposteranno su vettori concorrenti, su itinerari con scalo — sacrificando tempo e spesso prezzo — o su aeroporti alternativi, soprattutto dove i bacini urbani sono serviti da più scali. Nel breve periodo la riduzione dell’offerta potrebbe comprimere la disponibilità sulle nicchie leisure e spingere in alto i prezzi nei periodi di picco. Nel medio, se la capacità sarà reindirizzata sulle rotte più robuste, il risultato potrebbe tradursi in maggiore affidabilità operativa e stabilità tariffaria sui mercati chiave.
Si tratta, in altre parole, di una riassegnazione di aerei e crew su rotte ad alto rendimento, con possibili incrementi di frequenze sulle linee core europee, risposte competitive dei rivali sugli scali lasciati scoperti ed eventuali riaperture selettive in base all’andamento della stagione. La traiettoria appare chiara: meno dispersione, più efficienza. Per gli aeroporti secondari e le mete stagionali la sfida sarà attrarre capacità con modelli più resilienti, mentre per i viaggiatori sarà sempre più importante pianificare con anticipo e valutare alternative per non pagare il prezzo di una rete che cambia volto.
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