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Arte

La poesia di Anna Actis Caporale da Mazzè al Festival di Venezia, con una mostra tra arte e parola

All’Hotel Venice un percorso immersivo curato da Salvo Nugnes che unisce scrittura e sensibilità pittorica

La poesia di Anna Actis Caporale

Non solo cinema, nella città lagunare in questi giorni. Accanto ai red carpet e alle prime internazionali, a brillare è stata anche la poesia, grazie alla mostra che l’Hotel Venice ha dedicato alle opere di Anna Actis Caporale, artista e poetessa ormai consolidata nel panorama culturale italiano e internazionale. Un’iniziativa che ha dato respiro diverso al Festival, offrendo uno spazio di silenzio e riflessione tra le luci e i clamori del Lido.

La rassegna, curata da Salvo Nugnes, scrittore e reporter che da anni promuove eventi legati all’arte e alla letteratura, ha trasformato le sale dell’albergo in un vero percorso letterario. I testi poetici, scelti con attenzione, sono stati disposti in modo da guidare i visitatori stanza dopo stanza, creando un itinerario di lettura che non chiedeva solo di osservare, ma soprattutto di fermarsi, meditare, lasciarsi attraversare dalle parole.

L’esperienza, intima e immersiva, ha permesso al pubblico di riscoprire la poesia come luogo vivo e non relegato alla pagina stampata. Le parole di Actis Caporale, delicate ma incisive, hanno accompagnato gli ospiti in un viaggio che univa emozione, estetica e spiritualità, mettendo al centro la forza evocativa della scrittura.

La poetessa piemontese non è nuova a contaminazioni artistiche: la sua attività si muove infatti tra pittura e parola, due linguaggi che considera complementari e che utilizza per esprimere le stesse urgenze interiori. Nel tempo ha esposto in Italia e all’estero, raccogliendo premi e riconoscimenti che ne hanno consolidato la reputazione come voce autentica e originale della scena contemporanea. Ogni sua opera, sia pittorica sia poetica, si caratterizza per una tensione verso l’essenziale, un invito a guardare dentro sé stessi per riconoscersi nell’altro.

Questa mostra veneziana, inserita nel contesto del Festival del Cinema, ha assunto il valore di un contrappunto culturale. In un contesto dominato dalle immagini in movimento, la poesia ha ricordato il potere della parola scritta e la sua capacità di fermare il tempo, di suggerire pause di bellezza e introspezione.

Il progetto all’Hotel Venice non è stato soltanto un’esposizione, ma un messaggio: la poesia, oggi, può e deve abitare luoghi diversi, raggiungere pubblici nuovi, dialogare con le arti senza perdere la sua identità. E il Festival del Cinema, con il suo respiro internazionale, ha rappresentato un’occasione ideale per dare visibilità a una ricerca che nasce dal locale ma che parla un linguaggio universale.

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