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Gassino Torinese
31 Agosto 2025 - 05:20
Gassino riscopre il suo tesoro di pietra: scatta la candidatura a Geosito regionale (foto di repertorio)
Basilica di Superga, Palazzo Carignano, Santa Cristina: dietro ogni facciata, la stessa firma invisibile. È quella del Marmo di Gassino, il calcare che ha fatto la storia dell’architettura sabauda e che oggi punta al riconoscimento di Geosito regionale. Una battaglia culturale e politica per dare finalmente un nome a ciò che Torino calpesta ogni giorno.
Il 29 agosto 2025, il Comune di Gassino Torinese ha formalizzato in Regione Piemonte la manifestazione di interesse per il riconoscimento del Geosito “Calcare Eocenico di Gassino”. Non un atto burocratico, ma un gesto carico di significato: restituire al territorio un’identità geologica antica, segnata da milioni di anni eppure ancora così presente nell’architettura barocca piemontese.
La pietra in questione – chiamata anche Marmo di Gassino – è un calcare fossilifero di fine Eocene, estratto storicamente nella valle di Bardassano. Dal suo cromatismo grigio-biancastro emergono fossili marini, segni indelebili del mare che un tempo copriva queste colline. Le cave locali, un tempo ben undici, non producono più da decenni, ma il loro lascito si vede ancora intatto nei monumenti torinesi.
Questa pietra è stata la materia prima scelta dai grandi maestri del Barocco sabaudo. Filippo Juvarra, ad esempio, progettò la Real Basilica di Superga con colonne in calcare di Gassino, sfruttando la sua eleganza, lavorabilità e resistenza. Lo stesso marmo caratterizza il colonnato del Palazzo dei Marchesi di Barolo, il porticato dell’Università di Torino, la facciata del Palazzo Madama e l’altare maggiore della Chiesa di Santa Teresa. Anche la chiesa dello Spirito Santo a Gassino, attribuita alla scuola juvarriana, ne conserva tracce vive.
La candidatura non è il frutto di un’operazione isolata, ma la sintesi di anni di lavoro collettivo. In campo: l’associazione CaCO₃+Ga – Amici del Calcare di Gassino, la Pro Loco, la famiglia Chiesa, l’Università di Torino, il Politecnico, il CNR e ARPA Piemonte. Insieme, hanno costruito dossier, mappato fossili, organizzato iniziative e riportato l’attenzione sul valore scientifico e culturale del calcare gassinese.
Già nell’ottobre 2024, Gassino era tappa della Settimana del Pianeta Terra, con un geoitinerario tra cave e contrade in cui si potevano osservare fossili da 23 milioni di anni fa. E nell’aprile 2025, il FAI ha guidato visitatori tra vicoli, chiese e cave, proponendo la pietra gassinese non solo come materiale, ma come chiave di lettura identitaria della città.
Il riconoscimento come Geosito è previsto dalla Legge Regionale 23/2023, che promuove la tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio geologico piemontese. In Italia, l’ISPRA monitora i Geositi tramite l’Inventario Nazionale, strumento chiave per la conservazione e la pianificazione territoriale.
Se approvata, la candidatura darà avvio a un percorso concreto di valorizzazione turistica ed educativa, oltre a porsi come base per la nascita di un ecomuseo del calcare, un laboratorio culturale di storia, geologia e turismo. L’intento è fare del calcare di Gassino non solo memoria, ma motore di sviluppo locale.
Questa iniziativa è un atto politico e culturale. È un modo per dire: "la nostra pietra, le nostre radici, contano". Mentre la Regione valuta, Gassino può già rivendicare un risultato: aver dato valore a ciò che molti ignorano, avere trasformato in visibile ciò che l’architettura nasconde, avere scritto una pagina nuova di identità condivisa.
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