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27 Agosto 2025 - 21:19
Il sindaco di Borgofranco Fausto Francisca
La notizia è arrivata pochi minuti fa dalla Città Metropolitana di Torino: l’autostrada A5 Torino-Aosta è chiusa nel tratto di Quincinetto. Il motivo? L’allerta gialla diramata per il maltempo che sta investendo il Piemonte e che, come da protocollo, fa scattare la serrata preventiva della carreggiata. Non è solo pioggia: qui si parla della frana che incombe da anni sulla montagna, pronta a crollare a valle e a travolgere tutto.
Il quadro meteorologico è chiaro e drammatico: tra oggi e domani in Piemonte si prevedono temporali diffusi, rischio idrogeologico e frane. Le previsioni parlano di un peggioramento marcato, con allerta arancione in diverse zone già da oggi e persino di una allerta rossa per piogge estreme nella giornata di giovedì.
In questo contesto, la chiusura dell’A5 a Quincinetto diventa la regola: ogni volta che scatta l’allerta gialla o arancione, il tratto autostradale viene sbarrato.
Ed è qui che entra in scena il cosiddetto Piano speditivo, il documento concordato da Regione Piemonte, Città Metropolitana, Prefettura di Torino e Protezione Civile per fronteggiare l’emergenza frana. Una sorta di manuale d’istruzioni che stabilisce passo per passo cosa accade quando la montagna inizia a muoversi o quando il meteo diventa pericoloso.
Il piano prevede tre livelli di allerta: il primo di semplice monitoraggio, il secondo che comporta la chiusura delle corsie di sorpasso e la riduzione del traffico, e il terzo che scatta quando la situazione diventa critica. È questo il livello che porta inevitabilmente alla chiusura totale dell’autostrada.
Il Piano speditivo descrive anche le deviazioni obbligatorie: uscita a Ivrea per chi è diretto in Valle d’Aosta e obbligo di percorrere la Statale 26 o le provinciali della Dora Baltea, strade strette e fragili che non sono mai state progettate per sopportare un simile flusso di traffico pesante. A questo si aggiunge la disposizione dei presidi della Protezione Civile, delle pattuglie della Polizia stradale e dei volontari per regolare incroci e rotatorie. Sulla carta, un meccanismo ordinato. Nella realtà, il caos più totale.
E mentre Città Metropolitana alza il livello di guardia, i territori sono lasciati soli a gestire l’onda d’urto.
A Borgofranco il sindaco Fausto Francisca è furioso. “E' agosto... Non abbiamo uomini, non abbiamo mezzi, eppure ci chiedono di governare un esodo automobilistico che travolge le nostre strade e la nostra gente” sbotta, denunciando un paese trasformato in snodo autostradale improvvisato. E rincara la dose: “Vogliono costruire un ponte sullo Stretto e poi non siamo capaci a risolvere un problema che da anni ci tiene in ostaggio. Qui non servono megaprogetti, serve solo la volontà di mettere in sicurezza la montagna, prima che succeda l’irreparabile.”
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’uscita forzata a Ivrea riversa centinaia di auto e camion sulle provinciali, trasformando la viabilità ordinaria in un incubo. I residenti restano intrappolati nel traffico, le ambulanze rischiano di restare bloccate e le attività economiche subiscono danni enormi. Il maltempo, previsto tra oggi e domani su tutto il Piemonte, diventa così il detonatore di un disastro annunciato: ogni goccia di pioggia fa tremare non solo la montagna, ma anche la pazienza dei cittadini.
La frana di Quincinetto, intanto, resta lì. Annunci di comitati scientifici, valloni protettivi e barriere si rincorrono da anni, ma intanto la quotidianità è fatta di allerta, chiusure e disagi. Il tanto atteso vallo paramassi, lungo 350 metri e alto 10, verrà consegnato – si promette – a metà ottobre. Basterà? Forse no, perché mezzo milione di metri cubi di roccia non si fermano con una barriera, ma con interventi strutturali e costosi che nessuno sembra voler finanziare.
Così la frana non è più solo un dossier geologico: è l’ennesimo specchio di un Paese che preferisce rincorrere grandi opere faraoniche mentre lascia irrisolte le emergenze che ogni giorno distruggono la vita delle comunità locali. Un macigno sospeso che pesa non solo sull’A5, ma sulla credibilità di chi governa e promette soluzioni che non arrivano mai.
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