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23 Agosto 2025 - 18:35
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Mondiale già finito ad agosto? Domanda scomoda, certo. Ma il sabato del 23 agosto 2025 al Balaton Park ha avuto il sapore di un fischio finale anticipato. Marc Marquez ha fatto tredici — e non è solo una metafora da schedina nostalgica — firmando un’altra giornata da assoluto dominatore. Pista nuova per tutti in Ungheria, ma il madrileno ha trattato l’inedito come il salotto di casa: tappeto rosso al mattino per la pole, passerella al pomeriggio nella sprint. Game, set, match? Se non è già scritto, poco ci manca.
Prime volte che non fanno paura: Balaton Park si presenta al circus e il primo a incidere il proprio nome nella storia del circuito magiaro è Marc Marquez. Pole al mattino, come a voler marcare il territorio. E poi, sulla Desmosedici, uno start fulmineo nella sprint e una gestione da caposquadra, fino al traguardo. Davanti a tutti, come un centravanti che sente l’odore del gol e non perdona. Dietro, a guardare da vicino, due Ducati del team VR46: Fabio Di Giannantonio e Franco Morbidelli, lì a incorniciare una giornata tutta colorata di rosso. Le copertine se le prende Marquez, i riflettori accesi però premiano anche la scuderia di Tavullia, precisa come una linea difensiva che sale al momento giusto e mette in fuorigioco gli avversari.
E Pecco Bagnaia? Altra giornata da incubo. Partenza dalla quinta fila, quindicesimo in griglia, e rimonta mai davvero innescata. Tredicesimo al traguardo, con oltre 14 secondi di distacco, finendo nell’anonimato di chi non trova il bandolo della matassa. Nei box non cercano alibi, ma risposte: “abbiamo sempre detto che la frenata era uno dei suoi punti di forza – ammette il team manager Davide Tardozzi – ma ora c’è qualcosa che non va, la moto si muove e saltella”. Sono parole pesanti come macigni, perché se ti salta la frenata — il tuo marchio di fabbrica — il resto diventa un inseguimento a fari spenti. Un campione sa soffrire, sì, ma intanto il calendario corre, e con lui corre il feeling di un Mondiale che sembra scappare via.
Dietro al numero uno di giornata, ecco la VR46 fare la voce grossa: Fabio Di Giannantonio e Franco Morbidellisono stati solidi, puliti, produttivi. Niente fronzoli, tanta sostanza. È il podio che non ti aspetti? Forse no, perché i segnali di crescita c’erano. Ma farlo nel giorno in cui Marc mette il tappo al campionato, e su un tracciato nuovo per tutti, pesa. E c’è gloria anche per la Honda: Luca Marini chiude quarto, una cartolina sorridente in una stagione piena di saliscendi. Non un fuoco di paglia, ma un piazzamento che profuma di ossigeno.
La voglia di emergere di Enea Bastianini s’è spenta subito, complice la Yamaha di Fabio Quartararo: contatto e fine dei giochi per il numero 23. La cronaca è secca: Bastianini steso e addio alla sprint ungherese. La dinamica? Chi guarda la gara sa che certi episodi sono sliding doors che cambiano umore e bilanci. Qui l’unica certezza è che Enea voleva esserci, eccome, e invece resta il rammarico di un’occasione persa sul nascere.
A completare il quadro familiare, Alex Marquez: undicesimo in partenza e mai davvero nel vivo, lontano dai fuochi d’artificio del fratello. In Moto2, intanto, Celestino Vietti Ramus ha davanti a sé una domenica in salita: scatterà 23°. Non è condanna, ma la mappa dice “rimonta obbligatoria”. Quando si parte così dietro, devi giocare di seconda palla, sporcarti i guanti e mettere il casco dove gli altri non osano.
Se i conti della MotoGP si faranno sul serio solo a fine stagione, la sensazione è chiara: questo 23 agosto 2025 ha dato una stretta fortissima al Mondiale, fino a raffreddarlo. “In ghiaccio”, dicono nei paddock, e la metafora sta in piedi. Gli ultimi tre mesi? Se le coordinate restano queste, rischiano di assomigliare a un lungo garbage time. Ma nello sport, lo sappiamo, la palla — o la moto — è rotonda, e ogni tanto rimbalza dove non te l’aspetti. Marquez, però, oggi sembra aver ritrovato quel superpotere che mette tutti sull’attenti: pista nuova, stesso verbo. Comanda lui.
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Riavvolgiamo il film. Luogo: Ungheria, Balaton Park. Scenario: debutto del circuito, grip da scoprire, linee da inventare. Protagonista: Marc Marquez, padrone delle traiettorie sin dal mattino con la pole e cannibale al pomeriggio con la sprint. Coprotagonisti: Fabio Di Giannantonio e Franco Morbidelli, portabandiera di un team VR46 che incassa con maturità. Antagonista atteso ma in difficoltà: Pecco Bagnaia, travolto da una moto che “si muove e saltella”, come ammette senza giri di parole Davide Tardozzi. Comparse di lusso? No, comprimari pesanti: Luca Marini quarto con la Honda, Alex Marquez lontano, Enea Bastianini out al via per il contatto con la Yamaha di Fabio Quartararo. E una postilla che vale: Celestino Vietti Ramus, 23° in Moto2, con tanta strada da fare. La sensazione, mentre si spengono i motori ungheresi, è quella di una leadership senza fronzoli, figlia di lucidità e ferocia agonistica. Marquez ha imparato a vincere anche nelle giornate in cui poteva “limitare”: invece spinge, fa il vuoto e taglia. Altro che gestione: questo è pressing alto con recupero palla e gol a porta vuota. Bagnaia deve ricucire il campo, ritrovare il primo controllo, ridare fiducia alla frenata. Perché quando la tua Ducati saltella, il cronometro non perdona e il Mondiale non aspetta.
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