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21 Agosto 2025 - 10:49
Gabriele Cibrario Rossi
La vicenda della scuola Santissima Annunziata di Rivarolo Canavese si arricchisce di un nuovo, decisivo capitolo. Con un decreto depositato il 5 agosto 2025, il Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte ha respinto la richiesta di sospensiva presentata dalla cooperativa La Risposta, che gestisce l’istituto.
Il presidente Raffaele Prosperi, dopo aver valutato gli atti, ha stabilito che non ci sono i presupposti per accogliere la domanda cautelare monocratica: il provvedimento del Ministero – che revoca la parità scolastica – entrerà in vigore regolarmente dal 1° settembre 2025, all’inizio del nuovo anno scolastico.
Il TAR è stato chiaro: non si ravvisano “danni gravi e irreparabili” tali da giustificare una sospensione immediata, anche perché la questione potrà essere affrontata collegialmente a breve, nella camera di consiglio fissata per il 9 settembre. La cooperativa sperava di guadagnare tempo, invocando la necessità di garantire continuità a studenti e famiglie, ma i giudici amministrativi hanno ricordato che la revoca è stata decisa per “gravi irregolarità di funzionamento”, in violazione della Legge 62/2000, della Legge 107/2015 e del DM 267/2007.
E qui emerge un dettaglio cruciale, troppo spesso omesso nei comunicati dell’istituto: il Ministero non è piombato all’improvviso con una decisione punitiva.
Già il 13 maggio 2025, infatti, l’Ufficio Scolastico Regionale aveva notificato all’istituto un preavviso di revoca (prot. U.0008811.13-05-2025), lasciando intendere con chiarezza che la perdita della parità era imminente.
In altre parole, la Santissima Annunziata era stata avvertita con largo anticipo, ma nonostante ciò non aveva fornito risposte sostanziali né intrapreso azioni concrete per sanare le contestazioni.
Quando poi, a metà luglio, il provvedimento è diventato ufficiale, la direzione dell’istituto non ha esitato a scagliarsi contro i giornalisti e contro La Voce in particolare, definendo “fandonie” le notizie pubblicate, accusandoci di creare “falsi allarmismi” e promettendo addirittura querele. Era il 15 luglio: ai genitori arrivò una lettera dai toni rassicuranti, che negava l’evidenza e ribadiva la piena regolarità della scuola. Oggi, a distanza di poche settimane, non solo il Ministero, ma anche il TAR certificano l’esatto contrario.
Vale la pena ricordare che tutto era iniziato già nel 2022, quando la nostra inchiesta mise in luce la presenza, all’interno della Santissima Annunziata, di insegnanti privi dei titoli abilitanti. Una denuncia accolta con sufficienza dalla Cooperativa, il cui presidente Gabriele Cibrario Rossi ammise appena “qualche eccezione”, giustificandola con la difficoltà a reperire docenti qualificati nel settore privato. Una spiegazione che poteva forse avere senso all’inizio, ma che non regge alla prova del tempo: da allora, infatti, nulla è cambiato. Anzi, l’opacità è aumentata.
Alle richieste di trasparenza, avanzate quell'anno anche dal gruppo consiliare Riparolium con Fabrizio Bertot, l’istituto risponde con silenzi e reticenze. E quando il Comune chiede chiarimenti sui titoli del personale, la risposta è evasiva e trincerata dietro la privacy. Una linea difensiva ribadita anche dall’allora assessora Conta Canova, che oltre ad amministratrice era (oggi non lo è più) insegnante all’interno della scuola: secondo lei, tutti i docenti erano in regola, ma nessuna lista fu mai prodotta. Una formula burocratica per evitare di mettere nero su bianco la realtà.
Intanto, nel 2023, la vicenda attira anche l’attenzione dei carabinieri, che acquisiscono documenti in Comune. La cooperativa reagisce parlando di “accanimento mediatico”, sottolineando la fiducia delle “300 famiglie” che ancora frequentavano l’istituto, ma al di là delle dichiarazioni, la sostanza restava sempre la stessa: personale non abilitato, convenzione col Comune in bilico, fondi pubblici assegnati a fronte di requisiti non rispettati.
Oggi la situazione è nuda e cruda: dal 1° settembre, la Santissima Annunziata non sarà più una scuola paritaria. Ciò significa la perdita dei fondi pubblici statali, regionali e comunali, oltre che di quel prestigio che ha accompagnato l’istituto per decenni. Anche la convenzione col Comune di Rivarolo, da circa 21 mila euro, rimane congelata: come dichiarato dal sindaco Martino Zucco Chinà, “non possiamo riconoscere risorse pubbliche a un soggetto che ha perso i requisiti. La convenzione stabilisce che il personale debba essere qualificato. Se non lo è, non possiamo fare finta di niente”.
Insomma, dopo anni di accuse reciproche, lettere rassicuranti e attacchi alla stampa, la verità emerge in modo inequivocabile. Il TAR conferma che la revoca è fondata e che non vi sono motivi per bloccarla. Resta sospesa, più che mai, la domanda che La Voce pone da tre anni: quanti sono i docenti non abilitati che hanno insegnato e insegnano alla Santissima Annunziata?
La risposta, finora, non è mai arrivata. E mentre la cooperativa prepara la sua difesa per la camera di consiglio del 9 settembre, il futuro della storica scuola rivarolese appare sempre più compromesso.
L’Istituto prende il nome dalle Suore Orsoline della Santissima Annunziata di Rivarolo, piccola Congregazione religiosa locale, fondata dalla rivarolese Madre Maria di Gesù, al secolo Anna Maria Borgaratti e riconosciuta dal Vescovo di Ivrea, monsignor Colombano Chiaverotti, con decreto del 26 gennaio 1818. Sempre per interessamento di monsignor Chiaverotti, il 27 settembre 1821 le Orsoline, che abitavano in un edificio fatiscente nel centro di Rivarolo, ebbero in dono da Re Carlo Felice la Chiesa e il Convento di San Francesco, incamerati dal Regio Demanio dopo la soppressione napoleonica del Convento francescano. Infine, il 28 novembre 1824, il nuovo Vescovo di Ivrea, monsignor Luigi Pochettini, impose loro la perfetta clausura.
Intorno al 1845 il Vescovo monsignor Luigi Moreno attenuò la clausura e fece aprire il Monastero alle scuole femminili istituendo un educandato, con annessa scuola e convitto, per bambine e ragazze; secondo una radicata tradizione inoltre, avrebbe anche fatto aprire una Scuola di Metodo, cioè corsi di formazione per le maestre, sul modello di quelle aperte dall’abate Aporti a Torino, su mandato del Governo. Nel Monastero, oltre alla scuola elementare, le ragazze potevano frequentare un triennio di scuola detta “Commerciale” che comprendeva corsi di economia e contabilità, seguito da un ulteriore biennio di specializzazione dal quale uscivano con una licenza di “computista-contabile”. L’attività educativa a favore delle ragazze, attestata dal Bertolotti e da diversi documenti del Comune, fu uno dei motivi che concorsero a sottrarre le Orsoline dagli effetti della Legge di soppressione di conventi e monasteri del 7 luglio 1866: infatti, su richiesta del Comune di Rivarolo, che lo voleva per sistemarci le proprie scuole, l'intero complesso venne incamerato dall'Amministrazione delle Finanze dello Stato. Le Orsoline ricorsero al Tribunale Civile di Torino che, il 23 dicembre 1867, diede loro ragione e confermò loro la proprietà del Monastero e dei suoi beni, mobili ed immobili, proprio in ragione delle loro attività educative. Sui corsi della Scuola di Metodo per la formazione delle maestre, le notizie sono piuttosto frammentarie, erano corsi annuali e, probabilmente, si svolsero con notevole discontinuità. È certo invece che ai primi del Novecento era operante, nel Monastero, il corso quadriennale della Scuola Normale per la formazione delle maestre (diventato poi Istituto Magistrale), una scuola con annesso convitto per cui era frequentata da ragazze provenienti da paesi anche lontani e che preparò le maestre per tante scuole del Canavese.
Negli anni Trenta del Novecento don Amedeo Sicco, Vicario del Monastero cioè il sacerdote che, su mandato del Vescovo di Ivrea, amministrava la Congregazione delle Orsoline, diede ulteriore impulso all’Istituto, sia ottenendo il Riconoscimento legale per tutti i tipi di scuole, dalle elementari all’Istituto Magistrale, sia ampliando l’edificio di via San Francesco in modo da aprire la scuola anche ai ragazzi. Nella seconda metà degli anni Trenta esistevano, per elementari e “commerciali”, classi maschili e femminili mentre le superiori erano miste, anche i ragazzi che venivano da altri paesi potevano essere accolti in un piccolo convitto vicino al Monastero e alcuni di loro si diplomarono maestri. Don Sicco era un sacerdote molto colto, capace, un educatore valente e non era proprio allineato con le idee imperanti in quel periodo per cui si fece molti nemici, che, nel 1941, riuscirono a farlo trasferire. Con la sua partenza, il convitto maschile fu subito chiuso e successivamente la scuola tornò ad essere esclusivamente femminile. La Congregazione delle Orsoline, rimasta sempre sotto la giurisdizione del Vescovo di Ivrea, fu soppressa dalla Santa Sede nel 1950, a seguito di una lunga ispezione che mise in luce diverse problematiche e criticità, anche economiche e gestionali. Le religiose confluirono nella Congregazione delle Suore di San Giuseppe di Torino che diventarono proprietarie anche degli immobili.
L’Istituto Magistrale Santissima Annunziata fu affidato alle cure di una giovane religiosa, suor Maria Carla de Sarno, romana, laureata in Lettere e Filosofia presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, membro della FUCI, collaboratrice dell’allora presidente Aldo Moro e dell’Assistente Ecclesiastico monsignor Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI. Suor Carla, nel 1947 fece la Professione religiosa nella Congregazione delle Suore di San Giuseppe di Torino e nel 1950 giunse a Rivarolo, all’Istituto SS. Annunziata. Come Preside e insegnante seppe dare nuova vitalità all’antica istituzione che conobbe uno straordinario sviluppo e formò generazioni di maestre. Nel 1963, in seguito alla soppressione delle scuole di avviamento e delle scuole tecniche con la nascita della Scuola Media Unica, suor Carla diede l’avvio all’Istituto Tecnico Commerciale (la “Ragioneria”), ottenendone il pieno riconoscimento legale nel 1968. Nel 1990 fu l’ispiratrice e la guida del lungo iter che portò al progetto di sperimentazione per la trasformazione dell’Istituto Magistrale prima nel quinquennio Pedagogico e poi nel Liceo della Comunicazione. Suor Carla si spense a Rivarolo nel giugno 1997, in quello stesso anno le Suore Giuseppine si ritirarono dalla gestione della scuola e, pochi anni dopo, misero in vendita l’intera proprietà. Nel 2011, per volere del Vescovo monsignor Arrigo Miglio, tutto il complesso del Convento di San Francesco, compresi gli edifici scolastici, fu acquistato dalla Diocesi di Ivrea.
Oggi la scuola è gestita dalla Cooperativa di insegnanti “La Risposta”, nata appunto nel 1997, nel 1998 è stata riaperta la Scuola Primaria e nello stesso anno è stato chiuso il ramo tecnico – commerciale, nel 2010 il Liceo della Comunicazione è diventato Liceo delle Scienze Umane.
di Riccardo Poletto
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