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La Via di Annibale: quando la montagna si fa leggenda

Neve d'agosto sulle Alpi piemontesi e una tormenta oltre i 3000 metri non fermano l'ottava Via di Annibale: su 52, 42 e 24 km con dislivelli estremi, tra volontari in primo piano e storia che si fa mito, la corsa incorona i suoi campioni

La Via di Annibale: quando la montagna si fa leggenda

Primo classificato 42 km

Nelle prime ore di sabato 2 agosto 2025, le Alpi piemontesi hanno regalato uno spettacolo che sembrava uscito da un racconto epico. Rocciamelone e Costan, le due cime simbolo, si sono svegliate imbiancate da una spruzzata di neve fresca, come a ricordare a tutti che qui la natura non ammette compromessi. In quel silenzio rarefatto, alle 5:30, i volontari che avevano vegliato in vetta hanno inviato il segnale: nonostante il freddo pungente e il vento gelido, la sfida poteva cominciare. Così, alle 6:00, ha preso il via l’ottava edizione della Via di Annibale, una corsa che non è solo sport, ma memoria, resistenza e mito.

La gara ricalca l’antica rotta del condottiero cartaginese che osò varcare le Alpi per sfidare Roma. Un percorso che intreccia storia e natura, riportato anche nel trattato Annibale ed i Celti alpini, e che oggi diventa terreno di battaglia per corridori pronti a misurarsi con se stessi più ancora che con gli avversari. Tre le distanze: 52, 42 e 24 chilometri, con dislivelli da vertigine. Dalla Half Marathon con i suoi 1.150 metri fino alla temutissima Ultra Sky Marathon, che tocca i 4.250 metri di dislivello ed è classificata “F” nella scala escursionistica: il grado che segna il confine tra la follia e l’eroismo.

classificati

s

Primi classificati, uomini e donne, 24 km

2°

2° classificato 42 km

52

52

Primi classificati, uomini e donne 52 km

La montagna, però, non ha fatto sconti. Dopo un’illusoria tregua alle 8 del mattino, oltre i 3000 metri una tormenta di vento e gelo ha avvolto i corridori, costringendoli a stringersi nei gusci tecnici e a resistere. Il Rifugio Tazzetti, cancello orario delle 12:00, è stato il luogo dove molti hanno visto infrangersi i propri sogni: chi non riusciva a passare in tempo doveva fermarsi, perché da lì in poi si entra nel regno del ghiacciaio del Rocciamelone, dove “non si scherza”.

La salita verso la vetta, 3538 metri di fatica pura, è stata la prova suprema. Nevischio, scarsa visibilità, fiato corto e gambe pesanti come piombo. Ma non erano soli: centinaia di volontari, veri eroi silenziosi, hanno guidato e confortato i corridori, offrendo sorrisi e calore umano contro la morsa del freddo. Con loro il Soccorso Alpino e un’organizzazione impeccabile, che hanno trasformato la sofferenza in sicurezza e la fatica in conquista.

Al traguardo, la commozione ha preso il sopravvento. Qualcuno ha definito l’esperienza “terribile e magnifica”, qualcun altro ha parlato di “trasformazione interiore”. C’è stato chi, dopo aver superato ogni record personale sulla 42 km, ha sorriso incredulo, e chi, arrivando, ha pianto non per la fatica, ma “per la bellezza”. La Via di Annibale non lascia indifferenti: è un rito iniziatico, una porta che si attraversa una sola volta e che cambia per sempre.

Il successo dell’edizione 2025 porta i nomi dei vincitori, ma anche quello di chi ha avuto il coraggio di mettersi in cammino. Nella 52 km, Lorenzo Rostagno ha chiuso in 7:06:23, davanti al francese Nicolas Lemoine (7:18:57) e a Giulio Vettori (7:55:59). Tra le donne, trionfo francese con Hèloise Blanchard (9:21:20), seguita da Sara Tacconi(11:22:51) e Gladys Jaussard (11:32:26). Nella 42 km il successo è andato ad Andrea Negro (5:35:23), seguito dal neerlandese Kevin Stroek (5:51:48) e da Alex Cibrario Pioch (6:45:26). Tra le donne spiccano i nomi di Martina Zaccagnino (5:50:16), Shang Xueer dalla Cina (7:26:49) e Giulia Gabrielli (9:04:00). Nella 24 km, invece, il più veloce è stato Enrico Mensio (2:17:11), davanti a Ivan Garnier (2:29:35) e Andrea Tabbia (2:29:35). Tra le donne ha primeggiato Giuliana Appendino (3:07:29), seguita dalla tedesca Nele Kisser (3:15:46) e da Ferewoyni Argaw(3:16:26).

A rendere possibile tutto ciò, oltre agli sponsor come ENEL, Iteritalia, Fantolino e Motorstor, ci sono stati i Comuni, le istituzioni e gli albergatori delle Valli di Lanzo e Susa. Ma soprattutto, ancora una volta, i volontari. Il cuore pulsante della Via di Annibale.

Perché alla fine, più dei tempi e delle classifiche, resta il senso profondo di un’impresa che celebra la resistenza umana, il legame con la natura e la capacità di trasformare una corsa in leggenda. Chi c’era lo sa: la Via di Annibale non è solo una gara. È una prova che si conquista con il cuore, e chi l’ha vissuta, quest’anno, si è guadagnato davvero un posto nella storia.

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