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19 Agosto 2025 - 12:41
Bollette Tari alle stelle e utili record di Seta: sindaci del Canavese muti, cittadini spremuti fino all’ultimo centesimo
Le bollette Tari recapitate nelle ultime settimane nelle case dei cittadini di Lauriano e Brusasco hanno acceso una miccia che rischia di diventare un incendio politico. Da un lato le famiglie e le attività locali che si trovano a pagare aumenti fino al 7% rispetto al 2023, in un contesto economico già difficile. Dall’altro, i numeri da record di Seta Spa, la società che gestisce il servizio rifiuti sul territorio, che nel 2024 ha registrato 2 milioni e 550 mila euro di utile netto, con una crescita del 690% rispetto all’anno precedente. E mentre l’azienda si appresta a distribuire circa un milione di euro in dividendi ai soci, i cittadini stringono i denti e pagano.
A denunciare quella che definiscono una “contraddizione inaccettabile” sono i gruppi di minoranza dei due Comuni, guidati da Anna Marolo a Brusasco (con Carlo Giacometto e Daniele Testore) e Renato Dutto a Lauriano (con Graziano Bronzin e Sabino Fusco), che hanno presentato interrogazioni congiunte per chiedere conto ai rispettivi sindaci, Giulio Bosso e Mara Bacolla, delle scelte compiute (o non compiute) in assemblea dei soci Seta.
Le opposizioni parlano chiaro: i sindaci avrebbero avuto margini per chiedere una revisione del Piano Economico Finanziario e contenere l’aumento della Tari, anche alla luce dell’articolo 118 ter del Decreto Rilancio che consente ai Comuni di applicare sconti fino al 20% a favore dei contribuenti che scelgono il pagamento tramite addebito diretto. Una misura concreta, prevista dalla legge, che avrebbe permesso di alleggerire le bollette almeno per una parte delle famiglie.
Non solo. Le interrogazioni mettono in fila numeri che lasciano poco spazio all’interpretazione: Ebitda raddoppiato, ricavi superiori alle attese, costi più bassi del previsto, contributi Pnrr incassati per oltre 700 mila euro che hanno ridotto l’impatto sugli investimenti. In altre parole, una gestione “molto favorevole” che avrebbe potuto – e dovuto – tradursi in un beneficio diretto per i cittadini.
Invece, mentre i vertici di Seta decidono di premiare i soci con la distribuzione di dividendi, alle famiglie e alle attività produttive non resta che fare i conti con bollette sempre più pesanti.
Il malcontento cresce soprattutto se si considera che i Comuni dell’area vantano percentuali sempre più alte di raccolta differenziata, raggiunte grazie all’impegno costante dei cittadini e al lavoro dell’Ecocentro e del centro per il riuso di Cavagnolo. “Nonostante i sacrifici dei contribuenti – scrivono le minoranze – i rincari continuano ad arrivare come se fossero un destino ineluttabile”.
E qui la domanda diventa politica: i sindaci hanno davvero fatto tutto il possibile per difendere i loro concittadini in sede di assemblea dei soci Seta? Oppure hanno preferito non sollevare questioni per non disturbare gli equilibri con l’azienda e con gli altri Comuni soci?

Un altro punto contestato è la mancanza di un meccanismo di compensazione: possibile che a fronte di utili record non sia stato previsto nemmeno un minimo ristoro per le famiglie? Non si tratta, sottolineano le opposizioni, di chiedere la luna, ma di riconoscere che un’azienda pubblica (perché tale è, visto che il 51% delle quote è in mano a enti locali) non può limitarsi a ragionare come una qualsiasi Spa privata.
Un Comune che partecipa al capitale di una società come Seta non è solo un socio che incassa dividendi: è, prima di tutto, il rappresentante di una comunità che subisce il peso delle tariffe. Ed è a questa comunità che dovrebbe rendere conto.
Marolo e Dutto non usano mezzi termini: chiedono ai sindaci di Brusasco e Lauriano di spiegare “per quale motivo non abbiano proposto una revisione della Tari 2025 alla luce dei risultati economici di Seta” e “se ritengano coerente che i cittadini paghino di più mentre la società distribuisce utili milionari”.
Domande che vanno dritte al punto e che, come riconoscono gli stessi consiglieri di minoranza, potrebbero essere rivolte non solo a Bosso e Bacolla ma a tutti i sindaci del territorio. Perché il problema riguarda l’intera area servita da Seta e non può essere derubricato a una questione locale.
Il tono polemico delle interrogazioni fotografa bene lo scontro che si sta aprendo. Da una parte c’è chi rivendica la necessità di “fare impresa” anche nel settore dei rifiuti, mantenendo i bilanci solidi e premiando gli investitori. Dall’altra c’è chi ricorda che quei bilanci si reggono sulle tasche dei cittadini, che non sono azionisti da remunerare ma contribuenti da tutelare.
È qui che si misura la differenza tra una gestione puramente economicistica e una visione che mette al centro la comunità. Ed è qui che i sindaci saranno chiamati a rispondere, in Consiglio comunale e nelle piazze, delle loro scelte.
E ora?
Le minoranze chiedono di rivedere il Pefa già dal 2025 e, per il futuro, di adottare in via diretta la facoltà di applicare lo sconto fino al 20% previsto dal Decreto Rilancio. Una strada percorribile, sostengono, se c’è la volontà politica.
La palla ora passa alle amministrazioni. Ma intanto resta una verità difficilmente contestabile: mentre Seta festeggia utili milionari, le famiglie e le attività di Lauriano, Brusasco e di tutta la collina pagano bollette più care. E questo, in tempi di crisi, suona come una beffa che rischia di minare la fiducia dei cittadini non solo nei confronti dell’azienda, ma anche delle istituzioni che avrebbero dovuto difenderli.
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