Cerca

Gialli italiani

Franco Scarsella, il delitto del bosco di Pratoregio. Ventitré anni di silenzi e verità parziali

Ucciso il 5 agosto 2002 con il calcio di una pistola giocattolo. Tra incontri clandestini, cassette porno amatoriali e un pentito serbo che ritrattò tutto...

Franco Scarsella, il delitto del bosco di Pratoregio. Ventitré anni di silenzi e verità parziali

Franco Scarsella

Sono passati esattamente 23 anni dalla sera in cui Franco Scarsella, 48 anni, parrucchiere stimato di Verolengo, è uscito di casa per non farvi più ritorno. Il suo corpo, seviziato e abbandonato tra i rovi di un boschetto a Pratoregio, frazione di Chivasso, venne ritrovato un mese dopo, il 3 settembre 2002, da un contadino. Era nascosto tra le gaggie, con la testa fracassata da un oggetto contundente.

Quel lunedì 5 agosto era un giorno di riposo per Franco Scarsella. La mattina la trascorre con il suo amico più caro, Luigi Borasio, medico di Verolengo. Vanno insieme in banca per chiedere un finanziamento: avevano un progetto comune, un'attività da avviare insieme. Poi passano da un geometra. Si vedono più volte, chiacchierano, si raccontano i programmi. Alle 15.30 sono ancora insieme. Borasio gli propone di andare a fare la spesa insieme, ma Franco declina: ha un appuntamento alle 18.30 con un amico, per progettare una vacanza, e un altro incontro, meno esplicitato, fissato tramite un annuncio economico pubblicato su un giornale. Franco ne metteva spesso, cercava lavoranti, amici, forse altro. Forse quell'appuntamento era proprio con Ulian Laurentiu, clandestino romeno di 22 anni.

Cronaca

ucci

film

film

borsino

film

Alle 15.57 i tabulati telefonici segnano una chiamata: Scarsella e Ulian sono a poche centinaia di metri dalla stazione di Chivasso. Poi, il silenzio. Franco sparisce. La sua Fiat Punto blu elettrico, targata AC 414 HB, sparisce con lui. I familiari si allarmano: è un uomo metodico, abitudinario. Ogni giorno chiama il fratello, racconta tutto. Ma quel 5 agosto non torna. Non chiama. Non c'è. La sua casa è in ordine, ma ci sono segnali inquietanti: occhiali da vista sul tavolo, telefono cellulare e catenina nascosti. Chi esce senza occhiali, se non ci vede? Chi nasconde gli oggetti più preziosi se non teme qualcosa? E perché andarci lo stesso, sapendo che c'era un rischio?

Il cadavere verrà ritrovato 30 giorni dopo, il 3 settembre. È un contadino a notare un corpo nel campo vicino alla cava. Chiama i carabinieri. Arrivano il capitano Michele Tamponi, il maggiore Mauro Masic, il medico legale Roberto Testi, i rilievi vengono affidati ai tecnici della Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo Operativo di Torino. Il corpo è sfigurato, la testa fracassata. Accanto al cadavere, un preservativo usato con tracce biologiche, un caricatore compatibile con una Beretta calibro 22, che si rivelerà parte di una pistola giocattolo, usata come arma impropria per colpire a morte. Gli inquirenti sospettano un incontro a sfondo sessuale finito in tragedia.

Le indagini conducono a Ulian Laurentiu, identificato attraverso il numero telefonico chiamato da Franco.

Ulian aveva risposto a un annuncio pubblicato da Scarsella. Viene arrestato a fine ottobre, a seguito di complesse intercettazioni ambientali. Il ragazzo nega tutto. Poi, a processo, ammette solo l'incontro, non l'omicidio. Il suo difensore, Alberto Gandini, sottolinea che Ulian non sapeva guidare, eppure la Punto viene trovata a Novara, chiusa a chiave, con impronte compatibili. I tabulati mostrano che alle 17.03 del 5 agosto Ulian si trovava già a Torino, in corso Inghilterra. Il tempo per commettere il delitto, raggiungere la stazione e prendere il treno per Torino è ridotto al minimo. Il sospetto è che avesse almeno un complice. In seguito, vengono indagati altri tre romeni, tra cui Vitalius Zuda, cognato di Ulian, per favoreggiamento e ricettazione.

Il GUP Antonio De Marchi lo condanna a 30 anni con rito abbreviato. Decisivi i tabulati, le impronte nella macchina, i testimoni. Ma i dubbi restano. Il movente? Rapina, forse. Ma la macchina è stata abbandonata, la refurtiva irrisoria: solo pochi contanti e un ciondolo d'oro. La ferocia dell'aggressione è spropositata.

Qualcuno ipotizza una vendetta, o un'aggressione legata a video pornografici amatoriali ritrovati in casa della vittima: decine di cassette, alcune girate a Verolengo, con volti riconoscibili, altri incappucciati. Si sospetta che qualcuno non volesse essere ripreso, o temesse la diffusione di quei filmati.

Nel 2007, Aleksander Ilic, un pentito serbo, scrive al PM Gilberto Casari dal carcere: "Ulian è innocente, l'omicidio è stato compiuto da un minorenne italiano, figlio di un boss, per un rito di iniziazione."

Conosce i dettagli, descrive bene il luogo, l'arma, la dinamica. Ma nel 2012 ritratterà tutto. Verrà condannato per calunnia a 2 anni e 8 mesi dalla Corte di Cassazione. La pista torna a essere unica: Laurentiu Ulian, colpevole e solo.

Ai funerali, celebrati nella chiesa di San Giovanni Battista a Verolengo, c'è tutta la comunità. Più di 500 persone accompagnano il feretro. Gli amici, le clienti, l'ex fidanzata, i compagni della palestra, i vicini, le suore Clarisse. Il parroco don Giuseppe Boero celebra una messa breve, sobria. Il salone dove lavorava, decorato con arazzi e tappeti, diventa camera ardente. Si piange un uomo amato, stimato. Un benefattore, un volontario, un cittadino rispettato. Donava denaro al Tibet, aiutava il parroco, sosteneva progetti per i bambini.

Oggi, 5 agosto 2025, a distanza di 23 anni, Franco Scarsella riposa nel piccolo cimitero di Verolengo. La sua storia, per molti, è ancora un enigma. Laurentiu Ulian è in carcere: giustizia è stata fatta. Ma tra le pieghe di questa vicenda ci sono silenzi, complicità mancate, indizi ignorati, vite distrutte. Resta una sola certezza: qualcuno ha deciso che dovesse morire. La domanda che resta, oggi come allora, è perché.

Per altri gialli clicca qui

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori