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Pont Canavese, l’ex ospedale verso la vendita: esplode la polemica

Intanto sabato 2 agosto è iniziata la raccolta firme

La casa di riposo di Pont Canavese

La casa di riposo di Pont Canavese

L’immobile di Pont costruito come “Ospedale degli Infermi Poveri”, diventato in seguito Residenza per Anziani e chiuso da quasi quattro anni, potrà essere venduto. Nulla di inaspettato: l’inserimento fra i Beni Alienabili del Comune, nel corso del consiglio del 30 luglio, è stata solo la formalizzazione dell’intenzione di cederlo.

Il gruppo di minoranza di Bonatto e Costa si oppone (anche questo era già emerso chiaramente dal penultimo consiglio) ed avvia una raccolta firme tra i cittadini. Nella seduta di mercoledì scorso si è discusso a lungo. Il gruppo di <Noi per Pont> sostiene che l’edificio non dev’essere ceduto perché costruito con i soldi dei pontesi e che di alternative alla vendita ce ne sarebbero: è questione di volontà politica. Contesta il valore attribuito al complesso (poco più di 500.000 euro) e soprattutto le modalità con cui si è cercato un gestore.

“Come avevo già detto quando avevate preannunciato la perizia asseverativa – ha dichiarato il capogruppo Bonatto – chi fa stimare un bene lo vuole vendere (o magari regalare)” mentre Raffaele Costa ha posto una domanda: “Se voi tutti doveste cedere un fabbricato che vi appartiene vi basereste su un’unica valutazione?”.

L’attenzione del gruppo di minoranza si è però concentrata soprattutto sull’Avviso Esplorativo per verificare l’esistenza di ditte interessate a rimettere in piedi l’attività. “Trenta giorni di tempo per presentare la Manifestazione d’Interesse sono pochi – ha sostenuto Costa – vista l’entità dell’investimento richiesto. Inoltre, se un’amministrazione pubblica vuol dare risalto ad un bando non si limita a pubblicarlo sul sito ma lo pubblicizza in vari modi”.

Il sindaco ha replicato che, date le condizioni dell’immobile, nessuna impresa privata vuole sobbarcarsi i pesanti oneri per rimetterlo a norma salvo diventare proprietaria della struttura. La strada della concessione è quindi impraticabile e non c’è alternativa alla vendita, sia per salvare l’edificio da un deterioramento irrimediabile sia per riaprire la RSA. “La riapertura – ha detto il sindaco Coppo – resta uno dei principali obiettivi e si stanno percorrendo tutte le strade possibili ma il Comune non ha le risorse e tanto meno le capacità per gestire direttamente una struttura del genere. Affidare un incarico professionale per la perizia asseverativa era comunque necessario, per qualsiasi tipo di bando”.

Ciò che più sorprende, rispetto all’Avviso Esplorativo pubblicato il 29 maggio e scaduto il 30 giugno, è il fatto che, essendo stata presentata una sola proposta, la commissione giudicatrice avesse stabilito che non poteva essere valutata perché mancava un termine di paragone. Decisione che potrebbe dar luogo ad una lunga controversia: da un lato Costa parla del rischio di annullamento dell’atto perché una proposta era stata comunque avanzata; dall’altra il segretario comunale replica che la decisione era lecita perché la possibilità di non procedere all’assegnazione era stata prevista nel bando. Le ditte che avevano effettuato il sopralluogo – ha spiegato Bonatto“erano state nove. Perché non estendere la scadenza? Saremmo stati tutti più sereni e magari avremmo visto le società diventare 15 o 16… Alcune avevano chiesto un’integrazione della documentazione”.

Non solo: “In realtà erano due le ditte ad aver presentato la manifestazione d’interesse. Una di esse – un’impresa del luogo – aveva ritirato l’offerta… dopo 4 giorni perché <non più conveniente>. Quella rimasta era invece una grossa impresa del settore, che gestisce varie strutture in Piemonte (fra cui quella di San Giorgio Canavese) ed in Valle d’Aosta ed aveva presentato un piano interessante: riattivazione entro 12 mesi con 40 letti convenzionati, per poi proseguire con gli altri 20 posti autorizzati dall’ASL e con tutta una serie di servizi utili per la collettività. In paese manca il lavoro e in questo modo se ne sarebbe creato”.

L’idea di <Noi per Pont> è che, in mancanza di alternative, si sarebbe potuto dare in gestione gratuita l’edificio per 30 o più anni ed anche provvedere in proprio ai lavori di ristrutturazione. “Siamo sempre fermamente convinti – ha sottolineato Bonatto – che convenga tenerci l’immobile. Se possiamo spendere 2 milioni e 200 mila euro per un asilo (in presenza di un calo demografico come quello che ci affligge) lo potremmo fare anche per la RSA!”. Diversa la valutazione del sindaco: “I soldi per l’asilo – che peraltro non abbiamo ancora ottenuto – verrebbero erogati nell’ambito dei finanziamenti per le opere giudicate essenziali: le scuole rientrano nella categoria, le RSA no. Vi abbiamo coinvolti da subito e con assoluta trasparenza ma per un anno avete taciuto, vi siete disinteressati della questione. Invece di limitarvi a presentare un’interrogazione avreste potuto avanzare una proposta: non lo avete fatto”.

Costa e Bonatto, oltre a dichiarare di non essersi affatto disinteressati al problema (“Ce ne siamo occupati senza sbandierare ciò che stavamo facendo”) hanno replicato di aver potuto prendere parte ad uno dei sopralluoghi solo perché lo avevano saputo da altre fonti mentre i componenti dell’altro gruppo di minoranza, quello di <Per un Paese Vivo> costituito da Moreno Riva e Giovanni Costanzo, non ne era stato messo al corrente. Rispetto alla vendita, Riva ha dichiarato: “A questo punto dobbiamo guardare all’aspetto economico. Più passa il tempo e più l’edificio si deteriora: già ora piove dentro. Nel frattempo gli si potrebbe dare una sistemata”.

Pronta e disarmante la risposta del sindaco: “L’Ufficio Tecnico ha fatto una stima dei costi: sarebbero necessari 190.000 euro”.

Al termine della lunga discussione, Bonatto ha annunciato di voler intraprendere una raccolta firme fra i pontesi contro la vendita dell’edificio. “Chiediamo di voler mettere un ufficio a disposizione per la raccolta negli orari e giorni che riterrete opportuni, così che possiamo far circolare la notizia”.

Di fronte all’insolita richiesta, il sindaco ha risposto: “Non so, valuteremo. Gli uffici sono oberati di lavoro e questo rappresenterebbe un impegno non indifferente. Siete pubblici ufficiali, potete occuparvene voi direttamente”.

Il manifesto pubblicato dalla minoranza

Sabato 2 agosto è iniziata la raccolta firme

È iniziata sabato 2 agosto la raccolta firme preannunciata dai consiglieri di <Noi per Pont> contro la vendita dell’ex-ospedale. In un incontro svoltosi in mattinata nell’Ufficio del Sindaco, Gian Piero Bonatto e Raffaele Costa hanno incontrato Coppo, i suoi assessori e gli altri componenti della maggioranza per comunicare la propria intenzione di dare avvio all’iniziativa.

“In attesa che l’amministrazione ci comunichi data e orari in cui si potrà sottoscrivere presso gli uffici comunali – recita il comunicato – da oggi sarà possibile esprimere il dissenso rispetto a tale vendita firmando presso le associazioni e gli esercizi commerciali che acconsentiranno alla nostra richiesta”.

Oggi, lunedì 4 agosto, Bonatto e Costa hanno incontrato i propri concittadini al mercato con risultati che definiscono incoraggianti. “La prossima settimana dovremmo poter installare un banchetto in piazza per raccogliere le firme direttamente – dicono – Abbiamo presentato la relativa richiesta per tutti i lunedì di agosto e settembre dalle 9 alle 11”.

Sempre in giornata è comparso un manifesto di <controinformazione> della maggioranza che invita i pontesi, prima di firmare, “ad informarsi presso gli Amministratori Comunali o meglio ancora presso l’UFFICIO TECNICO per conoscere e valutare il percorso e le motivazioni che porterebbero alla scelta di un possibile bando per vendita”.

È interessante questo confronto a distanza, probabilmente abbastanza inedito, su un tema che appassiona molti pontesi. Non c’è dubbio che il manifesto sia ben congegnato, tanto che si arriva a metà pagina prima di capire che non è stato scritto dai promotori della raccolta firme bensì dalla parte avversa.

Tanta premura induce a chiedersi se Coppo e la sua maggioranza, che perseguono l’obiettivo di vendere, siano così sicuri di interpretare la volontà dei propri elettori… Più che altro si rischia l’intasamento dell’Ufficio Tecnico se tutti seguiranno il consiglio di recarvisi per chiedere ragguagli sulla materia. Eppure era proprio per paura di caricare di troppe incombenze gli uffici che il sindaco si era mostrato dubbioso di fronte alla richiesta di raccogliere le firme nei locali del municipio!

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