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03 Agosto 2025 - 11:46
Lago Sirio
Il Piemonte alza l’asticella. E lo fa con numeri che non lasciano spazio a dubbi: il primo semestre del 2025 segna l’ennesimo passo in avanti per una regione che, in silenzio ma con metodo, sta diventando una delle mete turistiche più solide e desiderate d’Italia. Da gennaio a giugno, secondo l’elaborazione dell’Osservatorio Turistico della Regione Piemonte su base dati Piemonte Dati Turismo, gli arrivi sono cresciuti del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2024, raggiungendo quota 2 milioni e 900mila, mentre le presenze hanno superato i 7 milioni e 700mila, in aumento del 5,3%. A fare la differenza non è solo il numero crescente di viaggiatori, ma soprattutto il fatto che questi scelgono di fermarsi più a lungo: la permanenza media passa infatti da 2,6 a 2,7 notti. Un decimo di punto che, in un settore come quello turistico, fa la differenza. Più notti, più spesa, più valore sul territorio.
Il Governatore del Piemonte Alberto Cirio e l'assessore Paolo Bongiovanni
A trainare la crescita è sia il mercato nazionale che quello internazionale. Sul fronte interno, i turisti italiani aumentano del 2,1% negli arrivi e del 6,2% nei pernottamenti. Ma il dato forse più interessante arriva dall’estero: gli arrivi internazionali crescono del 2,4%, le presenze del 4,4%, consolidando una quota straniera ormai ben oltre il 50%. A dimostrazione di una vocazione internazionale che non è più aspirazione, ma realtà consolidata. E se è vero che la Germania continua a rappresentare il primo mercato estero sia per arrivi che per pernottamenti, mantenendosi stabile nei numeri assoluti, è altrettanto vero che le sorprese arrivano da altre aree geografiche: gli Stati Uniti d’America registrano un clamoroso +20% di presenze, segno di un interesse sempre maggiore da parte del turismo d’oltreoceano, forse attratto dal binomio fra eccellenze enogastronomiche e paesaggi intatti. Ottime anche le performance della Spagna, che cresce del 9,5% negli arrivi e dell’8% nei pernottamenti, e della Scandinavia, con un +4,3% e +6,2% rispettivamente.
A livello nazionale, il Piemonte si conferma meta prediletta per i turisti lombardi, che fanno segnare un +5,6% negli arrivi e un +7,7% nelle presenze. A seguire, come provenienza, troviamo il Lazio, il Veneto e l’Emilia-Romagna, a testimonianza di un gradimento ampio e trasversale, capace di unire nord e centro Italia.
Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, non nasconde la soddisfazione: «Questi numeri confermano la nostra strategia di promozione turistica, sempre più aperta ai mercati internazionali. La crescita dei pernottamenti dimostra che i turisti allungano la loro permanenza sul nostro territorio grazie alla ricchezza e alla qualità della nostra offerta. Anche grazie ai grandi eventi, il Piemonte è sempre più protagonista degli itinerari di viaggio con livelli di soddisfazione che si confermano più alti della media nazionale». Una soddisfazione condivisa anche da Paolo Bongioanni, assessore regionale con deleghe al Turismo, Commercio, Agricoltura, Sport e Parchi, che sottolinea: «Sono dati che incoraggiano il cambio di marcia che il Piemonte turistico sta costruendo. Una promozione più incisiva, una maggiore sinergia fra i diversi attori del territorio, e soprattutto un’unione organica fra turismo, sport e valorizzazione delle nostre eccellenze agroalimentari. Stiamo anche investendo sull’ampliamento dell’offerta ricettiva, grazie alla riattivazione della Legge 18/99 dopo quindici anni: 16 milioni di euro a disposizione di alberghi, agriturismi, B&B, campeggi e rifugi».
Ma dove vanno i turisti in Piemonte? I dati disegnano una distribuzione sorprendentemente equilibrata. Il 20% sceglie la montagna, che registra un incremento del 14% nelle presenze. Un balzo in avanti che va letto anche alla luce di un turismo invernale in forte ripresa e di un’estate fresca e attiva, capace di attrarre famiglie e sportivi. In crescita anche i flussi verso le colline, con un +3,7% di arrivi e un +6,6% di presenze, confermando l’appeal delle aree UNESCO di Langhe, Roero e Monferrato. Positivi i segnali anche dai laghi piemontesi (+1,6% arrivi e +2,5% presenze), mentre Torino e la sua prima cintura si confermano polo turistico fortissimo, con il 37% degli arrivi totali e un incremento delle presenze del 3,3%.
Silvio Carletto, presidente del CdA di Visit Piemonte, mette l’accento sul lavoro di squadra: «Il trend positivo riguarda tutte le aree-prodotto e conferma l’efficacia delle strategie di promozione e comunicazione messe in campo dalla Regione e da Visit Piemonte insieme a tutti i consorzi e le ATL. Anche le recensioni online riflettono la soddisfazione del cliente, con un punteggio medio di 86,7 su 100 che supera la media nazionale».
E poi c’è il dato economico, che racconta come il turismo stia diventando sempre più un motore di sviluppo per il Piemonte. Le transazioni con carte di credito estere (monitorate dal circuito VISA) rivelano che nei primi sei mesi del 2025 la spesa dei turisti stranieri è aumentata del 4,2%, per un volume complessivo di oltre 400 milioni di euro, solo per la parte monitorata. E cresce anche il numero delle carte utilizzate (+16%), a testimonianza di un maggior afflusso ma anche di un aumento nel potere di spesa. La collina guida la classifica della spesa, con il 30,6% del totale, seguita da Torino e cintura (30,2%). Ma è la montagna a impressionare per dinamismo: rispetto al primo semestre 2024 la spesa è cresciuta del 14,7%.
Analizzando la spesa media per singolo visitatore, emergono dati ancora più interessanti. A gennaio e febbraio, nelle colline, si superano i 200 euro a persona, a conferma di un turismo altospendente, raffinato, legato alla qualità dell’accoglienza e alla forza della proposta enogastronomica. A giugno, i laghi toccano il picco con oltre 170 euro, mentre la montagna registra il massimo in febbraio (oltre 180 euro) e Torino a gennaio (poco più di 170 euro).
In sintesi, il Piemonte convince. Non solo per i numeri, che parlano da soli, ma per una strategia chiara, organica e in costante evoluzione, che sta trasformando il turismo da voce accessoria del bilancio regionale a risorsa strutturale, capace di generare valore, occupazione e identità. L’ambizione, ora, è quella di consolidare il trend, crescere ancora, ma senza snaturare il tessuto territoriale. Puntando su qualità, accoglienza, sostenibilità e bellezza diffusa. E se questi primi sei mesi del 2025 sono un’indicazione, il futuro del turismo piemontese sembra scritto a caratteri cubitali.
C’è un Piemonte che cresce nei numeri, ma anche nei racconti. Che non si limita a esporre dati e percentuali, ma sa farsi memoria viva, paesaggio, esperienza. È il Piemonte dei territori che stanno ritrovando una nuova centralità, fuori dai grandi circuiti ma proprio per questo capaci di sorprendere. E tra questi territori, Ivrea e il Canavese stanno vivendo un momento di autentico rilancio, in cui la bellezza dei luoghi si intreccia a un'identità forte e riconoscibile, sospesa tra natura, storia e utopia.
In questa parte nord-occidentale della regione, dove le Alpi iniziano a disegnare i primi contrafforti e il verde è sempre protagonista, il turismo non è mai esploso in maniera invadente. Ma è proprio la sua crescita silenziosa e costante a rappresentare oggi una risorsa preziosa. I visitatori arrivano in cerca di qualcosa di autentico. E trovano un paesaggio fatto di colline dolci e specchi d’acqua, castelli medioevali e borghi intatti, antiche strade romane e un’eredità industriale unica al mondo.
Il castello di Montalto Dora
Il castello di Ivrea è aperto al pubblico anche a Ferragosto
Al Castello di Pavone trova spazio un rinomato ristorante
Il castello di Mazzè
Il sistema dei cinque laghi morenici – Sirio, San Michele, Pistono, Nero e Campagna – è una gemma naturalistica incastonata tra le colline di Ivrea e il Parco della Serra. Un circuito lacustre che affascina escursionisti, cicloturisti e famiglie alla ricerca di quiete, passeggiate, balneazione e panorami mozzafiato. Attorno a questi specchi d’acqua si snodano sentieri ben segnalati, punti panoramici, aree protette e piccoli borghi agricoli che raccontano ancora la vita rurale di un tempo.
Ma è Ivrea, capoluogo del Canavese, a rappresentare oggi uno dei poli più interessanti per il turismo culturale in Piemonte. La città è entrata ufficialmente nel 2018 nel patrimonio dell’umanità dell’UNESCO grazie al suo straordinario patrimonio architettonico legato all’esperienza olivettiana. La "Ivrea, città industriale del XX secolo", come l’ha definita l’UNESCO, è il risultato di un progetto culturale, economico e sociale che ha cercato di unire lavoro e dignità, produzione e bellezza. Qui Adriano Olivetti non costruì solo fabbriche, ma una visione: edifici disegnati dai migliori architetti del Novecento, spazi pubblici pensati per il benessere dei lavoratori, una rete urbana a misura d’uomo che oggi affascina studiosi e turisti da tutto il mondo.
Passeggiare per il centro di Ivrea significa immergersi in secoli di storia: le torri medievali, il castello dalle possenti mura rosse, le vie acciottolate, il ponte romano sul Dora, le librerie indipendenti, le piazze intime che al tramonto si riempiono di tavolini e voci. Ogni scorcio racconta qualcosa: del Carnevale con la sua spettacolare Battaglia delle Arance, della Resistenza, del passaggio di poeti e intellettuali. Ivrea è insieme città d’acqua, città d’ingegno, città di confine.
Ma c’è anche un altro turismo che cresce, e che nel Canavese trova una delle sue mete privilegiate: è il turismo lento, fatto di scarponi, zaini e silenzi. La Via Francigena, storico cammino dei pellegrini che dal nord Europa si dirigevano verso Roma, attraversa queste terre e ogni anno attira migliaia di camminatori italiani e stranieri. Provenienti dalla Valle d’Aosta, passano per Carema, Settimo Vittone, Borgofranco, Montalto Dora, per poi entrare a Ivrea, sostare, ripartire. Qui il viandante trova accoglienza semplice ma autentica, strutture dedicate, e soprattutto un paesaggio che sa essere spirituale senza bisogno di parole.
Sempre più spesso, i viaggiatori lungo la Francigena decidono di fermarsi qualche giorno in più. Scoprono che il Canavese è molto più di una tappa: è un intreccio di cammini, di sapori locali, di vini sinceri come l’Erbaluce, di panorami che abbracciano le Alpi e i boschi della Dora Baltea. Scoprono un Piemonte diverso, lontano dai riflettori, ma proprio per questo capace di lasciare un segno profondo.
Ivrea e il Canavese non stanno cercando una notorietà effimera. Stanno costruendo con pazienza una nuova identità turistica, fondata su ciò che hanno sempre avuto: autenticità, bellezza discreta, profondità. E oggi, grazie a strategie regionali più coordinate, all’attenzione per i cammini, alla valorizzazione dell’eredità olivettiana e al crescente apprezzamento per i paesaggi lacustri, questo angolo di Piemonte si prende finalmente la scena, senza rumore, ma con voce chiara.
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