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Chivasso
31 Luglio 2025 - 16:46
Al via la demolizione dell'ex Consorzio Agrario a Chivasso (VIDEO)
La scena è polverosa, cruda, irreversibile. Il 30 luglio le ruspe hanno alzato la voce, graffiando cemento e memoria. Con un morso metallico, hanno iniziato a divorare l’ex Consorzio Agrario con affaccio su via Po, lasciando cadere pezzi di storia tra cumuli di macerie e silenzi rotti solo dal clangore dei mezzi. La polvere si solleva lenta, quasi volesse trattenere l’anima del luogo prima di svanire.
Secondo la relazione tecnica, lì sorgeranno due nuovi fabbricati commerciali: un Burger King con drive-through e, accanto, un edificio che ospiterà Tigotà e Kik. Tutto già visto, tutto già sentito: l’ennesima fotocopia di un consumo bulimico, che replica sé stesso senza più interrogarsi sul bisogno.
Chivasso è già stracolma, di insegne, di offerte, di centri tutti uguali. Dall’area Bennet alla Coop del Borgo Sud Est, passando per Carrefour e l’iper di via Caluso. Un esercito di centri commerciali che avanza, mentre le vie storiche si svuotano come polmoni in affanno. Via Torino, via Roma, via del Collegio: i piccoli negozi resistono a fatica, come barche ancorate in una tempesta di promozioni.
E allora la domanda s’impone come una lama: a chi serve davvero tutto questo? A chi investe, certo. Ma non a chi sogna una città che respiri, che protegga i suoi centri vivi, che non si inginocchi all’ennesimo tempio della fretta.
Sì, l’area era degradata, i fabbricati erano in rovina, infestati dai topi, ma anche la memoria, se ignorata, diventa maceria. E ciò che oggi si demolisce in nome del decoro, domani potrebbe pesare come un’occasione perduta.
Il sindaco Claudio Castello difende il progetto a colpi di like e commenti sui social, dividendo la cittadinanza tra chi lo applaude e chi osa domandare. Ma un primo cittadino non dovrebbe costruire consenso come si costruisce un fast food: in fretta, in serie, senza identità.
Anni fa, su quell’area, si sognava altro. Il PRGC (Piano Regolatore Generale Comunale) parlava di edilizia residenziale, 70 alloggi che avrebbero potuto ospitare famiglie, creare vicinato, generare vita. Poi il mercato si è ritirato, gli investitori si sono eclissati e la città ha smesso di sognare. Ha scelto la via più semplice, quella asfaltata dal profitto e illuminata da luci al neon.
In cambio? Non soldi, ma asfaltature, marciapiedi, una mano di vernice sul vuoto. Un attraversamento pedonale rialzato, la sistemazione del cortile della scuola Cosola. Un contentino urbanistico che nasconde l’assenza di una vera visione. E il centro storico? Ringrazia con le saracinesche abbassate.
Il cantiere è ormai realtà, le fideiussioni sono pronte, il dirigente responsabile – ing. Fabio Mascara – ha firmato, la società Argin Immobiliare è operativa e la città si è risvegliata ieri tra il rombo dei mezzi e il pianto sommesso della pietra che cade. La polvere del passato danza nell’aria, mentre il futuro bussa alla porta con l’odore fritto del consumo.
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