Cerca

Attualità

KUKA licenzia 30 lavoratori: macchine al sicuro, persone da buttare

A Grugliasco la multinazionale della robotica taglia un quarto del personale nonostante un fatturato da 54 milioni. I sindacati sul piede di guerra: “Colpiti i reparti chiave, un insulto al territorio”.

KUKA licenzia 30 lavoratori: macchine al sicuro, persone da buttare

KUKA licenzia 30 lavoratori: macchine al sicuro, persone da buttare

La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno, anche se le nubi si addensavano da tempo sopra il polo italiano di KUKA Roboter. La sede di Grugliasco, fiore all’occhiello dell’automazione industriale in Piemonte, ha annunciato un piano di 30 licenziamenti. Trenta nomi, trenta vite, trenta famiglie coinvolte in una decisione che rischia di impoverire non solo una comunità lavorativa ma anche un intero comparto produttivo già messo a dura prova. Il colosso della robotica, di proprietà del gruppo cinese Midea, ha deciso di tagliare in modo drastico proprio in uno dei suoi presìdi storici: l’Italia.

L’incontro ufficiale con i sindacati è previsto per il 1° agosto presso l’Unione Industriali di Torino, ma la tensione è già alle stelle. I dipendenti sono stati informati della volontà dell’azienda di ridurre significativamente l’organico, con particolare impatto su settori nevralgici come il comparto commerciale e l’assistenza tecnica. Settori che, è bene ricordarlo, costituiscono la spina dorsale del servizio al cliente e il presidio sul campo dell’eccellenza tecnologica KUKA. Ridimensionare proprio lì significa colpire al cuore la capacità operativa dell’azienda sul territorio nazionale.

kuka

La sede di Grugliasco non è una succursale qualsiasi. Inaugurata nel 2018, rappresenta il simbolo della robotica italiana che guarda al futuro. Un centro modernissimo dotato di showroom, KUKA College per la formazione, un Competence Center ArcLas dedicato alla saldatura robotica per l’area EMEA, una sala conferenze da 140 posti e perfino un giardino d’inverno. Una piccola cittadella dell’innovazione nel cuore del Piemonte industriale. Ed è proprio questo che rende ancora più amara la notizia: a essere colpito è uno dei luoghi dove si è scommesso sul futuro, sulla ricerca, sull’alta formazione.

Le motivazioni ufficiali addotte dall’azienda fanno riferimento alla crisi del settore automotive e al crollo delle esportazioni tedesche, che nel 2024 ha segnato un -6%, con un’ulteriore flessione del -9% prevista per il 2025. In pratica, il mercato europeo della robotica si contrae, e a farne le spese – ancora una volta – sono i lavoratori. L’Italia, nonostante la storica vocazione manifatturiera e una clientela fidelizzata, viene trattata come un ramo da potare, anziché da rafforzare. E questo mentre proprio l’automazione e la robotica vengono celebrati da ogni lato come i pilastri dell’industria 4.0.

A rendere ancor più contraddittoria la vicenda è il fatto che la sede di Grugliasco, secondo i dati pubblici, non è in perdita grave: il fatturato 2024 ha toccato i 54,6 milioni di euro, a fronte di una perdita contenuta di 528mila euro, più che spiegabile in un contesto inflattivo e post-pandemico. L’organico, attualmente di 116 dipendenti, verrebbe così ridotto di oltre un quarto. È una cesura netta, un ridimensionamento che va ben oltre il fisiologico, e che spinge i sindacati a parlare apertamente di un’operazione ingiustificata.

Secondo le prime reazioni, le sigle sindacali non sono intenzionate ad accettare passivamente il piano di tagli. Si profila un’estate calda, con assemblee, proteste e richieste di alternative: utilizzo degli ammortizzatori sociali, contratti di solidarietà, riduzione dell’orario di lavoro, piani di riqualificazione interna. Tutto, pur di evitare che trenta professionisti – molti dei quali con un know-how difficilmente replicabile – vengano estromessi da un’azienda che solo pochi anni fa si presentava come modello di innovazione e sviluppo.

Ma il caso KUKA non è isolato. Si inserisce in un contesto regionale e nazionale che vede l’industria manifatturiera in profonda sofferenza. Il Piemonte, e l’area metropolitana torinese in particolare, stanno pagando un prezzo altissimo alla transizione tecnologica e alla riconversione industriale mal governata. La crisi di Stellantis, la fuga di competenze, le delocalizzazioni, i tagli lineari: l’ecosistema produttivo scricchiola, e a rimetterci sono spesso le realtà più qualificate.

La domanda che molti si pongono è semplice e insieme drammatica: come può un’azienda leader nel settore dell’automazione licenziare proprio mentre tutti parlano di innovazione e di rilancio? Il sospetto – fondato – è che a contare siano sempre meno le competenze locali e sempre più le logiche di bilancio dei grandi gruppi globalizzati. Così, anche una realtà d’eccellenza come KUKA Grugliasco finisce in lista per i tagli.

Ora la palla passa alle istituzioni. Il Comune di Grugliasco, la Regione Piemonte, il Ministero del Lavoro: tutti sono chiamati a fare la propria parte. A tutela dei lavoratori, ma anche del tessuto produttivo locale. Perché non si tratta solo di evitare 30 licenziamenti, ma di difendere un modello di impresa radicato sul territorio, con professionalità, relazioni e prospettive. Se KUKA chiude una porta, sarà poi difficile riaprirla. E stavolta non basteranno i robot a rimettere insieme i pezzi.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori