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Chivasso

Quando cala il sole, si accende la città: a Chivasso nasce l’idea del Sindaco della Notte

Marco Riva Cambrino, attivista socialista, rilancia la proposta del Sindaco della Notte, una figura capace di mediare, ascoltare e valorizzare la vita notturna tra cultura, giovani e sicurezza

C’è una città che cambia volto quando il sole tramonta. Una città che non dorme, ma cerca voce. Chivasso, crocevia di giovani energie, bar affollati, musica che echeggia tra le vie e silenzi che chiedono rispetto, vive ogni notte un fragile equilibrio tra desiderio di libertà e necessità di regole. Ed è proprio in questa zona grigia che si inserisce un’idea nuova, visionaria quanto concreta: istituire un Sindaco della Notte. A rilanciarla, con passione e pragmatismo, è Marco Riva Cambrino, attivista chivassese e socialista, da sempre impegnato nella difesa dei diritti umani. Per lui, la notte non è un’appendice marginale della vita urbana, ma un tempo vivo, carico di possibilità e, come ogni tempo, ha bisogno di una guida, non per essere contenuto, ma per essere valorizzato.

Abbiamo voluto ascoltare direttamente la sua voce per capire l’origine di questa proposta.

Marco, che cosa si intende esattamente per Sindaco della Notte?

“Per me, il Sindaco della Notte è una figura istituzionale o para-istituzionale che svolge un ruolo di mediazione tra istituzioni, cittadini, esercenti e frequentatori della città nelle ore serali e notturne. Il suo compito è quello di armonizzare le esigenze della vivibilità urbana, della sicurezza, della cultura e dell’economia notturna. Non si tratta solo di gestire l’ordine pubblico, ma di considerare la notte come uno spazio-tempo di cittadinanza attiva, di relazioni, di espressione e di opportunità”.

Quali sono i poteri e le competenze previste per questa figura?

“A mio avviso, non dovrebbe avere poteri amministrativi diretti, ma dovrebbe operare come facilitatore e coordinatore. Le sue competenze includerebbero l’ascolto delle istanze dei cittadini, dei commercianti e degli artisti attivi di notte; la mediazione dei conflitti, ad esempio tra residenti e locali; la promozione di politiche urbane che garantiscano il diritto al riposo ma anche quello alla città; il supporto a eventi e progetti culturali; e più in generale, la valorizzazione di una visione della notte come parte integrante della vita urbana”.

Da dove nasce questa proposta? Ci sono modelli di riferimento in altre città italiane?

“Nasce, originariamente, ad Amsterdam nel 2003, con l’introduzione del cosiddetto 'Night Mayor'. Da lì si è diffusa in molte altre città europee e internazionali come Berlino, Londra, New York, Parigi. In Italia esistono modelli interessanti a Milano, Bologna, Roma e Torino. A Milano, ad esempio, il Comune ha nominato una Delegata alla Promozione della Città che Vive di Notte. A Bologna, invece, la proposta è arrivata dal basso, attraverso un percorso partecipativo. Sono esperienze che trovo particolarmente coerenti con una visione della città inclusiva, partecipata e culturalmente viva anche nelle ore serali e notturne”.

Perché, proprio a Chivasso, vi è la necessità di un Sindaco della Notte?

“Credo che a Chivasso una figura del genere risponderebbe a quattro bisogni concreti: migliorare il rapporto tra giovani, vita notturna e spazi urbani, oggi segnato da conflitti e misure emergenziali poco lungimiranti; dare risposta ai residenti che lamentano disturbi notturni, ma senza cadere nella logica della sola repressione; attivare le tante energie culturali, associative e giovanili presenti in città, che spesso non trovano canali o spazi adeguati; colmare un evidente vuoto di governance della notte, oggi lasciata a scelte disorganiche o a regolamenti impersonali e poco contestualizzati”.

Quali problematiche o opportunità legate alla vita notturna sono state riscontrate negli ultimi anni in città?

“Negli ultimi anni, a Chivasso ho riscontrato diverse criticità legate alla vita notturna: rumori molesti, tensioni tra locali e residenti, un controllo del territorio notturno affidato solo alle forze dell’ordine, senza una regia preventiva o partecipata. A questo si aggiunge la scarsità di spazi culturali e ricreativi accessibili nelle ore serali, soprattutto per i giovani, che finiscono spesso per spostarsi altrove o per utilizzare in modo informale e talvolta problematico gli spazi pubblici. Allo stesso tempo, vedo grandi opportunità: la posizione strategica della città, la ricchezza del tessuto associativo e creativo, e la domanda di socialità e partecipazione espressa soprattutto da giovani e famiglie”.

Secondo te, come si potrebbe eventualmente selezionare questa figura? Sarà eletta, nominata o scelta tra chi?

“A mio parere, la selezione dovrebbe avvenire attraverso un percorso partecipativo e trasparente. Si potrebbe partire da assemblee pubbliche o forum civici per definire insieme il profilo e i criteri di selezione. Poi, si potrebbe aprire una manifestazione d’interesse pubblica, con una valutazione da parte di un comitato misto formato da rappresentanti del Comune, delle associazioni, degli esercenti e magari anche di studenti e artisti. Alla fine, la nomina potrebbe essere formalizzata dal Sindaco, ma su base pubblica e partecipata. L’obiettivo dev’essere quello di individuare una figura riconosciuta, competente, indipendente e capace di rappresentare trasversalmente chi vive la città di notte”.

Quali saranno i suoi interlocutori principali?

“I principali interlocutori del Sindaco della Notte dovrebbero essere: ovviamente il Comune e i suoi assessorati (cultura, commercio, sicurezza, politiche giovanili); le forze dell’ordine e la polizia locale. Ma anche le associazioni culturali, musicali, sociali e giovanili. Non possono mancare gli operatori economici del settore notturno (bar, ristoranti, locali); i comitati di quartiere e i cittadini, in particolare nelle aree più coinvolte da dinamiche notturne. Le scuole superiori e i gruppi giovanili devono essere anche loro coinvolti. Il ruolo di questa figura sarà quello di mettere in connessione tutti questi soggetti, favorendo la costruzione di una governance condivisa della notte”.

In che modo il sindaco della notte potrebbe contribuire al rilancio culturale, turistico o commerciale di Chivasso?

“Ti faccio alcuni esempi. Potrebbe coordinare una programmazione culturale notturna diffusa nei quartieri; favorire la nascita di eventi serali come concerti, cinema, incontri, rassegne in spazi pubblici o commerciali e, cosa non da poco, animare anche le periferie con proposte serali, superando la centralizzazione degli eventi nel solo centro. Inoltre, potrebbe valorizzare le risorse locali in chiave turistica, con iniziative legate all’enogastronomia, alla storia e al paesaggio urbano. In questo modo si creeranno sinergie tra cultura e commercio per prolungare l’apertura serale dei negozi, con eventi integrati. Tutto ciò potrà senz’altro contribuire ad offrire opportunità concrete ai giovani talenti locali e alle associazioni per esprimersi e organizzare attività autogestite. Si renderà necessario ripensare lo spazio urbano serale in chiave inclusiva: arredi temporanei, pedonalizzazioni, percorsi sicuri”.

Perché, secondo te, la mozione sul Sindaco della Notte non è stata accolta dal sindaco Castello nell'ottobre 2022?

“Personalmente, ritengo che la bocciatura da parte del sindaco Claudio Castello e della sua maggioranza sia dipesa da una somma di fattori politici e culturali. A mio avviso, hanno mostrato spesso diffidenza verso proposte innovative, soprattutto se provengono da voci esterne alla giunta o da consiglieri non allineati. La figura del Sindaco della Notte, pur essendo già realtà consolidata in città come Milano o Bologna, è stata percepita come una proposta folkloristica o “da grande città”, e non come uno strumento utile e adattabile anche al nostro contesto. Io credo invece che lo sia. Ho avuto spesso l’impressione che la maggioranza adotti un approccio frammentato e autoreferenziale nella gestione della città, senza un progetto unitario né una reale apertura al confronto. La mozione richiedeva un cambio di paradigma, un modo nuovo di intendere la notte non solo come problema di ordine pubblico, ma come spazio di vita, cultura, relazione e cittadinanza. Questo, evidentemente, ha messo a disagio chi preferisce logiche verticali e decisioni dall’alto. Inoltre, penso anche che ci sia stata una chiara volontà politica di non legittimare una proposta proveniente da un’esponente dell’opposizione. Approvare la mozione avrebbe significato riconoscerne la serietà e la coerenza, oltre che l’aderenza ai bisogni reali della città. Si è preferito respingerla, probabilmente per non creare un precedente che aprisse a un confronto più aperto e democratico all’interno del Consiglio. Infine, sono convinto che sia stata sottovalutata la domanda reale che arriva da giovani, esercenti, operatori culturali e da una parte della cittadinanza che vive o vorrebbe vivere la città anche di sera. Invece di cogliere l’opportunità per strutturare una governance partecipata della notte, si è preferito archiviare il problema e continuare con misure emergenziali o divieti. Una scelta miope e difensiva che non risponde né ai bisogni della città né alla sua evoluzione”.

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