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27 Luglio 2025 - 17:52
FOTO DI ANDREA CERUTTI
A Favria la vera febbre del sabato sera non si prende in discoteca, ma sotto le luci calde del salone polivalente del Centro Anziani, dove ogni settimana decine di persone si danno appuntamento per ballare, ascoltare musica e, soprattutto, stare insieme. Nessun dress code, nessun ingresso selezionato, nessuna playlist da influencer: qui contano le strette di mano, gli sguardi riconoscenti e quella voglia concreta di uscire di casa, anche solo per un valzer o un cha cha cha.
Dalle 21 in poi, il ritmo comincia a cambiare. Gli organizzatori sistemano le sedie lungo le pareti, qualcuno controlla l’impianto audio, altri si assicurano che ci siano acqua e bicchieri per tutti. Poi arriva la musica. Non quella elettronica da festival estivo, ma quella che accompagna i ricordi: balli da sala, mazurke, tanghi, polke e lenti che fanno da colonna sonora a una generazione che ha ancora tanto da raccontare. Ma anche qualche incursione più moderna, giusto per dimostrare che non esistono limiti quando si parla di voglia di vivere.
Il salone si riempie in fretta. C’è chi si alza subito per ballare, chi preferisce osservare da seduto, chi si fa avanti solo dopo un paio di brani. Tutti, però, partecipano. Anche solo con un applauso, un cenno del capo o una chiacchierata tra una canzone e l’altra. Perché questa non è solo una serata danzante: è una formula efficace contro la solitudine, un’occasione di socialità che va ben oltre il tempo di una canzone.
E così, mentre altrove si discute di digitalizzazione e metaverso, a Favria la rivoluzione è fatta di persone in carne e ossa che si incontrano, si sorridono e condividono. Una comunità vera, che non ha bisogno di filtri né di notifiche per sapere che il sabato sera si sta meglio insieme.
Il merito di tutto questo è soprattutto del Direttivo del Centro Anziani, una squadra affiatata che lavora con discrezione e determinazione per garantire che ogni serata si svolga nel miglior modo possibile. In particolare va riconosciuto il lavoro di Santo Murano, presidente del Centro, che da anni coordina queste iniziative con pazienza e passione. Nessuna autocelebrazione, nessuna passerella: solo tanto impegno concreto.
Murano e i suoi collaboratori sanno bene quanto conti offrire occasioni reali di incontro, soprattutto in un’epoca in cui molti anziani rischiano di restare invisibili. La danza, in questo senso, è solo lo strumento: il fine è la relazione umana, lo scambio, il sentirsi parte di qualcosa.
E i benefici non sono solo emotivi. Lo dicono gli esperti: il ballo migliora l’equilibrio e la coordinazione, stimola la memoria, aumenta l’autostima, aiuta a combattere l’ansia e la depressione. E poi fa bene al cuore – non solo in senso figurato. Ogni passo è un piccolo gesto di salute, ogni serata un investimento nel proprio benessere. E anche chi non balla, anche chi resta seduto tutta la sera, torna a casa con qualcosa in più.
In un mondo dove tutto sembra correre e molti si chiudono in casa davanti a uno schermo, a Favria si sceglie la lentezza, il contatto umano, il gesto semplice. Si sceglie di uscire, di mettere due gocce di profumo e un vestito decente, di attraversare la piazza e farsi trovare lì, al proprio posto, con la voglia di esserci. Anche se si è stanchi. Anche se il ginocchio scricchiola. Anche se si sa già che domani ci sarà da riposarsi.
E la febbre del sabato sera, quella vera, contagia tutti. Perché non è un’esclusiva dei giovani, né delle notti folli. È quella scintilla che spinge a non mollare, a continuare a vivere la propria età con dignità e allegria. È la gioia di sapere che c’è ancora spazio per la musica, per la socialità, per un abbraccio sincero e senza imbarazzo.
Finché ci saranno luoghi come questo, e persone disposte a farli vivere, Favria continuerà a danzare, ogni settimana, con i suoi tempi e i suoi ritmi. E ogni sabato sera, puntuale come un rituale, quella porta si aprirà. E dentro si troverà esattamente ciò che serve: un po’ di musica, molta umanità e tanta, tantissima voglia di stare insieme.
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