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26 Luglio 2025 - 15:12
Gabriele Casadei campione del mondo: l’oro che illumina Ivrea e il lago di Candia
A volte il destino si riassume in un colpo di pagaia. In una traiettoria che non sbaglia. In una finale dominata da fuoriclasse, in cui il silenzio dell’acqua diventa musica, urlo, trionfo. E allora non servono parole: basta guardare Gabriele Casadei mentre taglia il traguardo e alza le braccia al cielo. È campione del mondo nel C1 Under 23 500 metri. Anzi, doppio campione del mondo: perché dopo l’oro del venerdì 25 luglio, arriva anche quello del sabato 26, nel C1 1.000 metri. Due gare perfette, due capolavori in sequenza che consacrano il talento del canoista canavesano, capace di trasformare ogni pagaiata in un assolo d’autore.
La maglia azzurra brilla sul podio di Montemor-o-Velho, in Portogallo, mentre il ragazzo di Candia Canavese ascolta per due volte l’Inno di Mameli da protagonista. La sua pagaia è partita in testa sin dai primi metri, sia nei 500 che nei 1.000 metri, e non ha mai ceduto il comando. Nel C1 500 ha chiuso in 1’54’’31, davanti allo spagnolo Daniel Crijalba(1’56”31) e al polacco Kacper Sieradzan (1’57’’11). Nel C1 1.000 metri il dominio è stato ancora più netto: 3’54’’89il tempo finale, con Pablo Crespo (Spagna) staccato di oltre tre secondi e il ceco Adam Rudolf terzo con 4’01’’69. Due ori in due giorni. Una due giorni da leggenda.
È una giornata memorabile per la canoa italiana: quattro medaglie, tra cui gli ori firmati Casadei e Lucrezia Zironi, ma è soprattutto l’impresa del canavesano a risplendere più forte. Una progressione micidiale, da manuale. E poi il gesto semplice, umile, pulito: un sorriso appena accennato, quasi incredulo, e lo sguardo al cielo. Come se a vincere fosse stato il ragazzo di sempre, quello che ogni mattina si allena sul lago di Candia, quello che saluta tutti con educazione e si prende cura della sua barca come fosse un’estensione del corpo.
Ma Gabriele Casadei non è più soltanto una promessa. Oggi è realtà. È campione del mondo, dopo essere stato vicecampione olimpico a Parigi, oro agli Europei, oro ai Giochi Europei, pluricampione mondiale Under 23 in coppia con Carlo Tacchini. E ora questo titolo, individuale, personale, profondamente simbolico. Come a dire: “So vincere anche da solo. E lo faccio per me, per la mia gente, per la mia Federazione, per l’Italia.”
Nato il 10 agosto 2002 a Ivrea, cresciuto a Candia Canavese, Gabriele è il classico esempio di talento coltivato con pazienza, lontano dai riflettori, immerso nel silenzio dell’acqua. La sua prima barca la vede da bambino, guardando gli allenamenti sul lago. Il primo allenatore, Misha Vartolomei, lo prende sotto la sua ala. Gli insegna a remare, certo. Ma anche a stare dritto nel mondo. Gli trasmette la disciplina, il rispetto, la fame. E Gabriele cresce. In fretta.
A 14 anni è già competitivo. A 17 entra nelle Fiamme Oro. A 20 domina i mondiali Under 23 nel C2. A 21, insieme a Tacchini, vola all’Olimpiade di Parigi e torna a casa con una medaglia d’argento storica nella canadese doppio 500 metri, riportando l’Italia su quel podio dopo più di sessant’anni. E ora, a 22, completa il suo percorso con una doppietta iridata individuale da capogiro.
E non è finita qui. Prima di quest’anno, Casadei aveva già vinto tre ori mondiali Under 23: nel 2021 a Montemor-O-Velho in coppia con Mykola Vykhodtsev (C2 1.000 metri), nel 2022 a Szeged con Dawid Szela (C2 500 metri), e nel 2023 ad Auronzo di Cadore nel C1 1.000 metri. Ogni stagione un trionfo. Ogni anno un salto in avanti.
Chi lo conosce racconta di un ragazzo semplice, con la testa sulle spalle. Un atleta che studia Scienze Motorie, che si allena ogni giorno due volte, che non salta un colpo. Che non si vanta, che non cerca i riflettori. Ma che brucia di ambizione. Lo si vede negli occhi quando parla del futuro: “Il mio obiettivo è continuare a migliorare. Non sono ancora arrivato. Voglio essere competitivo anche tra i Senior, tra i grandi”, dice. E lo dice con la forza tranquilla di chi sa che ogni bracciata ha un senso, che ogni fatica è un passo avanti.
Caluso lo acclama, Candia lo coccola, Ivrea lo applaude, il Piemonte lo ama. Perché in lui si ritrovano valori che sembrano antichi, ma sono più moderni che mai: l’impegno, la costanza, l’educazione, il rispetto per gli altri. E poi c’è quell’amore viscerale per l’acqua, che si legge nei suoi movimenti, nei suoi respiri. Casadei non forza la canoa. La accompagna. La asseconda. La guida come si guida un’idea, un sogno.
Il prossimo obiettivo? I Mondiali Assoluti di Milano, all’Idroscalo, dal 20 al 24 agosto. Un banco di prova importante, difficile, ma perfetto per testare il salto definitivo tra i big. E Casadei ci arriverà con due medaglie d’oro al collo e la voglia di stupire ancora. Con il sostegno di un movimento che lo guarda come simbolo, con l’ammirazione dei più giovani che vedono in lui un faro. “Ora è già tempo di pensare e di essere estremamente concentrati sul prossimo impegno”, ha detto. E se lo dice lui, possiamo credergli.
La canoa italiana ha trovato il suo campione. Ma soprattutto ha trovato un uomo d’acqua, un esempio, un ragazzo che vince e resta umile. Che rema forte, ma non dimentica mai da dove è partito. Dal lago di Candia. Dall’abbraccio della sua famiglia. Da una pagaia che ha imparato a sollevare come si solleva una speranza.
E oggi quella speranza ha il nome di Gabriele Casadei, campione del mondo. Due volte in due giorni. E domani, chissà. Ma lui, di certo, continuerà a remare. Verso nuovi traguardi. Verso nuovi sogni. Verso l’infinito.
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